Il 21% degli italiani non ha mai cambiato azienda
Roma, 9 gennaio 2007
Il 60% dei lavoratori italiani e' "abbastanza soddisfatto" del proprio lavoro, ma quasi il 30% si dichiara "stressato". Lo rivela la seconda indagine su "La qualità del lavoro in Italia" 2006, realizzata dall'Isfol (Istituto per lo Sviluppo e la Formazione Professionale dei Lavoratori) .
Sono stati presi in esame tutti gli occupati sia dipendenti che autonomi, di ogni settore produttivo, sia pubblico che privato, ogni dimensione di impresa, sia lavoratori standard che atipici.
In aumento i lavoratori sotto pressione rispetto al 2002
I piu' insoddisfatti (oltre il 20%) sono i precari, con riferimento soprattutto ai compiti svolti, ai livelli retributivi e all'attenzione delle imprese per la sicurezza e la salute sul lavoro.
Ma lo stress non si rivela l'unico nemico dei lavoratori: le insoddsfazioni per gli impieghi e la difficoltà di cambiamenti e crescite professionali si aggiungono alla lista dei problemi dell'ambiente lavorativo italiano.
Cambiare lavoro: il sogno impossibile degli italiani
Un lavoratore su cinque si propone di cambiare impiego a causa dell’insoddisfazione per la busta paga e la disillusione per le prospettive di carriera che non soddisfano a pieno i lavoratori, cosi come le attuali retribuzioni. Questi i maggiori motivi di malcontento dei lavoratori italiani, a cui si aggiunge la difficoltà di trovare un'impiego che soddifi le necessità.
Le carriere "ingessate"
Il malcontento lavorativo si accompagna alla preoccupazione per le scarse prospettive di avanzamento e crescita professionale. Altre indagini, nel passato, avevano dimostrato come l'Italia sia uno dei Paesi in cui la mobilità professionale è assai scarsa. Per la maggior parte degli occupati che hanno cambiato almeno una volta mestiere durante la propria vita lavorativa non vi è stato nessun miglioramento in termini di affermazione e carriera professionale, nè miglioramenti nella retribuzione.
''La maggiore flessibilità' del mercato del lavoro - avverte l'Isfol - non sembra dunque aver aumentato le probabilità di crescita professionale''.
Secondo i recenti dati , il 21% degli italiani non ha mai cambiato azienda durante l’arco della propria carriera professionale e il 47% lo ha fatto tra una e 5 volte. Solo il 3% più di sei volte. Il 28% lavora con lo stesso datore di lavoro da più di dieci anni e il 13% da almeno sei anni. Solo il 3% da meno di un anno. E tra chi cambia spesso è perché ci si trova in qualche modo costretti a passare da azienda in azienda più perché costretti che di propria scelta.
La poca mobilità impedisce ai lavoratori la crescita di carriera, e causa, oltre allo stress, il malcontento nell'ambito lavorativo.
"Relativamente all'aumento dello stress - ha dichiarato Sergio Trevisanato, presidente dell'Isfol- occorre dare maggiori garanzie sul mantenimento del posto di lavoro o anche una serie di servizi legati allo sviluppo della famiglia e
dell'attivita' privata. Cosi' le amministrazioni pubbliche potrebbero venire incontro a questi problemi. Superato questo aspetto - ha aggiunto - ovremmo trovare delle risposte piu' complete anche su altri versanti e servizi che possano sopperire a carenze". E per essere chiari cita le "garanzie nel settore bancario, soprattutto nella concessione di prestiti a mutui a giovani".
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