Il nodo. Il presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps fa il punto e denuncia il dramma degli atipici
Oltre metà degli iscritti nella gestione separata non ha i requisiti
per avere il vitalizio
■Il presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps Franco Lotito ha annunciato a Epolis i temi cruciali al tavolo di confronto con il governo, a partire dal mese in corso, fino alla primavera. Tra le proposte, anche il progetto di riforma per la stabilizzazione dei contratti di lavoro atipici a firma degli economisti
Tito Boeri e Pietro Garibaldi.
Nonostante le “buone intenzioni” della legge n.335/95, che ha parzialmente esteso le tutele pensionistiche ai lavoratori parasubordinati, e della legge n.30/2003 (legge Biagi), che ha introdotto forme di contratto “flessibili”, secondo i dati dell'Inps, collaboratori a progetto e coordinati e continuativi sono “paranormali” nel diritto del lavoro. Un esercito di 500mila “flessibilizzati”, che, il più delle volte, svolgono di fatto un lavoro subordinato, ma con retribuzioni molto inferiori a quelle dei lavoratori dipendenti e aliquote contributive così basse da non consentire, a oltre metà degli iscritti nella gestione separata, di raggiungere i versamenti minimi per avere i requisiti per la pensione. Sul piano della tutela, sono spesso equiparabili ai lavoratori in nero.
Non è prevista l’integrazione al trattamento minimo delle prestazioni pensionistiche, manca la copertura in caso di licenziamento, non c’è trattamento di fine rapporto, né cassa integrativa, né tredicesima, né ferie pagate. E, se il datore di lavoro "dimentica” di versare contributi e retribuzioni, spetta al parasubordinato l’onere della prova in fase giudiziale, proprio come per il lavoratore in nero. Il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps ha sollevato la questione presentando, il 12 ottobre scorso, una istanza ai ministri del Lavoro Cesare Damiano, del Welfare Paolo Ferrero, dell ’Economia e delle finanze Tommaso Padoa-Schioppa, invitando il governo e il parlamento ad adottare «interventi di miglioramento degli strumenti normativi previdenziali vigenti», per quanto riguarda il sistema di calcolo contributivo, con un aumento delle aliquote, un ripensamento dei criteri di accredito, l’estensione del principio di automaticità nei casi assimilabili a lavoro dipendente, l’integrazione al trattamento minimo e la copertura pensionistica negli intervalli di lavoro,
perché non vi sia discontinuità previdenziale in caso di discontinuità lavorativa. «Occorre – dice Lotito – una riforma che garantisca piena assistenza previdenziale a tutti i lavoratori. C’è una divaricazione troppo alta tra lavoratori dipendenti e parasubordinati. Per questi si prospetta un futuro pensionistico nero».■E . B.
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