Gli stipendi
Dall'entrata in vigore della nuova moneta i prezzi sono aumentati anche di cinque volte
Lavoro che (non) paga. Un popolo di precari e part-timisti, tempi determinati e apprendisti che in un mese guadagna un quarto del costo medio di un metro quadro, che sudando un'ora è pagato quanto una deprezzata bottiglia di Barbera da 75 centilitri, che un'intera giornata retribuita se la brucia se solo s'azzarda a una pizzata con tre amici. Dal 2002 — l'anno dell'euro —, metri quadri, bottiglie e pizzate sono aumentati di cinque volte: ma i salari di commessi e cassieri di supermercati, di operai e ingegneri della metallurgia, di collaboratori scolastici (i bidelli) e impiegati comunali, ecco, i salari son rimasti gli stessi. Travolgendo nella crisi un impiego che, un tempo — non lontano — era considerato da mamma e papà la cassaforte della vita: un posto in banca. Oggi il neoassunto di un istituto di credito è, lui pure, uno della generazione- mille (euro al mese).
LE BANCHE — Tanto per cominciare: in banca si entra come apprendista commesso. Inutile sognare: il salario è di 1.100-1.200 euro e tale resta per i primi quattro anni. Dopodiché, certo, si può cominciare a far carriera. Comunque, quattro anni: lasso di tempo che obbliga un laureato di 24-25 anni ad arrivare ai trenta con ancora un posto ballerino. In banca, sì. Ma ballerino. Pierpaolo Merlini (Cisl) piange gli anni in cui tutti si scannavano ai concorsi pur di entrare in istituto di credito. «La banca non è più un posto sicuro, che dà garanzie e sicurezza. Che ti sistema». Bisogna scegliere e battere altre strade. D'accordo: ma quali? Non super e ipermercati, settore segnalato dalla Cgil «in difficoltà estrema» e, soprattutto, «foriero di disagi, casi di mobbing e malattie strettamente legate allo stress».
GALASSIA PART-TIME — In iper e supermercati, il 60% delle assunzioni sono part-time. E contemplano, a fronte di 20-25 ore settimanali, una retribuzione di 500 euro mensili. Una situazione «che — dice Giorgio Vanoli (Cgil) — porta cassieri e commessi a cercarsi un secondo, se non un terzo lavoro». Che deve essere incastrato con gli orari della prima occupazione. E non è facile: «Il dipendente di un grande magazzino non ha una turnazione prestabilita — prosegue il sindacalista —. Lavora quando viene chiamato: un mattino se ci sono tanti prodotti da sistemare nel magazzino, una domenica se c'è l'apertura straordinaria del negozio, un venerdì sera se è la vigilia di una festività. Può capitare di lavorare sei ore un giorno e neanche un minuto i due seguenti». Senza contare che, sia un giorno feriale o un dì di festa, la paga non cambia di un'acca. Senza contare che, «nell'ultimo anno sono aumentate le segnalazioni per mobbing. E aumentano esaurimenti nervosi ed episodi di tensione».
TRE EURO (LORDI) — Una tensione che, nei call center, non ha bisogno di salire. È già alta. Per colpa della continua e progressiva discesa dei salari. Un operatore addetto a raccogliere le richieste di prodotti delle televendite oscilla tra i 3,5 e i 5,5 euro l'ora. Euro al lordo, sia chiaro. Ed euro che, al peso netto, si riducono a una manciata risicata di centesimi. È il «brutto, uno dei tanti, del lavoro interinale» lamentano i sindacati. Mario Esposti (Cgil): «Un disastro. Se si riesce a fare il salto di qualità, si riescono a sfiorare i 7,5 euro». All'ora? «Sempre all'ora». Lordi? «Sempre lordi». Eppure quello dei call-center è il nuovo che avanza. È una delle occupazioni che la generazione antecedente alla generazione-mille non ha mai visto e vissuto. Forse, nemmeno immaginato. Ma allora cos'è, bisogna ripiegare sui mestieri antichi o quantomeno tradizionali? Per esempio gli operai?
TUTE BLU — Alla domanda, la Camera del lavoro risponde con la fotografia delle fabbriche: un operaio neoassunto porta a casa 800 euro mensili. Gli stessi soldi che, passando dalle ditte alle case di riposo, percepiscono le assistenti socio-sanitarie. Gli stessi soldi che, con un ritocco di 150 euro in più, guadagna un dipendente dell'amministrazione pubblica. Gli stessi soldi, infine, dei tranvieri dell'Atm e, infatti, ogni tre giorni se ne licenzia uno. Perché la generazione-mille cresce. Si espande e si arrabbia. Si macera. A volte maledice la fatica per prendersi la laurea: nel ramo metallurgico, un ingegnere viene premiato con 1.100-1.200 euro. Come un insegnante delle scuole medie.
di Andrea Galli
1 commento:
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Le due Italia:
"mentre i Laureati Sono disoccupati o precari... c'è chi fa una vita da vero re".
L’Italia è il paese in cui è normale che un numero consistente e crescente di persone si qualifica dicendo “faccio televisione”. Ma che lavoro è fare televisione?!
In Italia la gente che ha sudato per prendersi una laurea in medicina o in ingegneria o in qualsiasi altra cosa, si ritrova (quando va bene) con stipendi da fame che sfiorano il ridicolo e dopo decine di anni, quando lo stipendio inizia a crescere, comunque sarà sempre inferiore a quello di un qualsiasi comico televisivo, di un qualsiasi presentatore, di un qualsiasi buffone della televisione.
Questa è l’Italia a due velocità dove ci sono differenze abissali tra chi lavora nella televisione e chi lavora fuori.
Nella televisione gli stipendi sono altissimi per tutti, il meno bravo prende mediamente 5000 euro al mese, il più bravo arriva anche a 100.000 e più con una serata, ma fuori dalla televisione, nel mondo di chi deve lavorare davvero (anziché fare televisione) gli stipendi sono di un altro tipo.
Si parte da meno di 1000 euro al mese per arrivare a circa 1500 euro dopo tantissimi e tantissimi anni di fatica.
In Italia non importa se salvi la vita alla gente, non importa se costruisci ponti, strade e ferrovie, non importa se mandi avanti una fabbrica, non importa se fai ricerca, non importa se mandi avanti un paese ( vedi pompieri,tassisti, medici, ingegneri, falegnami, contabili, ricercatori, camerieri, commessi, baristi, poliziotti, informatici, operai, elettricisti ecc ) il tuo stipendio sarà sempre ridicolo ..sempre bassissimo rispetto a chi ha scelto di fare televisione!!
E’ cosi perchè in Italia è più importante chi prende a calci un pallone di chi salva la vita alla gente, è più importante chi presenta balletti, di chi porta avanti una fabbrica, è più importante chi fa il comico/buffone di chi fa ricerca, è più importante chi fa “il tronista” di chi lavora sul serio…
Un qualsiasi buffone della TV ( anche una semplice Iena ) guadagna più di un dirigente di fabbrica, più di un medico, più di un pompiere, più di chiunque faccia sul serio un lavoro!
Ormai è di moda dire “faccio televisione”,ma cosa cavolo significa?!
Lo dico io cosa significa: Significa fare il parassita della società, significa guadagnare un sacco di soldi per non fare nulla, per fare salotto in TV, per raccontare barzellette, per insultare qualcuno, per presentare balletti, per raccontare una partita di calcio o per fare il buffone!
Per fare queste cavolate si guadagna veramente tantissimo …e questo è vergognoso!!
E’ vergognoso perché in questo paese gli insegnanti e i ricercatori faticano ad arrivare alla fine del mese!! E’ vergognoso perché “i buffoni della TV”, alla faccia nostra, fanno una vita da Re o da Regina.
Non so voi, ma io sinceramente NON mi sento inferiore a questa gente che “fa televisione” e sono stufo di questa disparità di trattamenti; non li odio e non li invidio, ma so che è per colpa loro che l’Italia va male! Una volta si diceva “lavoriamo tutti lavoriamo meno” e loro non lavorano affatto ..fanno salotto, si divertono, fanno chiacchiere e prendono un sacco di soldi che in realtà dovrebbero finire nelle tasche della povera gente.. quella che lavora sul serio.. perché alla fine la ricchezza della nazione è quella che è e se finisce nelle tasche dei “super uomini e super donne” che fanno televisione, alla gente che lavora veramente cosa gli rimane?! 1000 euro al mese se va bene.
E 1000 euro al mese non bastano mai, ancora di più se devi lavorare almeno 8 ore al giorno e alzarti alle 6 tutte le mattine ..e magari per fare quel lavoro ti sei dovuto laureare, hai dovuto studiare una vita e la ricompensa è stata vedere il “tronista” semianalfabeta girare in Ferrari fuori le discoteche..
forse perché è quello il suo lavoro.. alzarsi tardi, divertirsi, lavorare una volta al mese e godersi la vita con tanti soldi in banca alla faccia di chi quei soldi non li avrà mai, nonostante il sudore, gli studi, la fatica e l’impegno.. semplicemente perché non lavora nella televisione.. e qui parliamo della televisione dove tutto è più facile e dove tutti guadagnano tantissimo con pochissima fatica.
Noi siamo i poveri e i deboli, loro sono i ricchi e i potenti. E’ l’Italia a due velocità.. è l’Italia divisa tra chi è dentro ( la televisione ) e chi è fuori…………
ma se un giorno però noi smettessimo di lavorare tutti assieme, incrociassimo le braccia tutti assieme… chi manderebbe avanti l’Italia?!! Chi lavorerebbe nelle fabbriche?!? Chi lavorerebbe negli ospedali?!?! Chi costruirebbe le strade e le case?!? Non di certo loro “quelli che fanno televisione” … “quelli per cui la vita è solo un salotto in TV” ….
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