Una prospettiva per la "giovane Europa" che in questi anni ha dato vita ai movimenti per la pace e contro la precarietà: un’Europa politicamente forte, di nuovo casa dei diritti e della cittadinanza per tutti gli europei, vecchi e nuovi. Un’Europa aperta, sia online che sul territorio, che garantisca a tutti moderni servizi di welfare state, a partire dal basic income; un’Europa che smantelli i privilegi economici delle élite e delle multinazionali, per rilanciare una nuova stagione dei common e porre termine a quella delle privatizzazioni; un’Europa all’avanguardia nella riconversione equosolidale, nello smantellamento dell’industria bellica e nell’economia creativa, senza leggi poliziesche sul copyright e guerre all’immigrazione.
ACT 4 RADICAL EUROPE (A4RE) è la prima bozza di un manifesto demo-radicale europeo, per rilanciare l’Europa dal basso e uscire dalla stagnazione politica attuale.
Il documento originale, in inglese. si può leggere qui. . Il 17 febbraio a Milano, all’Olinda, l’assemblea costituente del movimento, prima tappa di percorso politico per un’altra Europa.
ACT 4 RADICAL EUROPE (A4RE)
Manifesto per un’associazione politica transnazionale che agisca per la giustizia ecologica e sociale
LA GUERRA INFURIA, LA DISTOPIA SI AVVICINA
L’alba del XXI secolo è buia e barbarica, mentre la guerra, l’ineguaglianza, l’irrazionalità, la xenofobia e il collasso ecologico si diffondono incontrastati nel pianeta cosi’ come nella nostra regione, l’Europa, governata dall’Unione Europea e dagli stati nazione, ma in realtà disarticolata e divisa tra paesi euro e non-euro, nella (dis)Unione fra vecchi e nuovi membri del club.
Il Bushismo e l’Islam politico hanno ridefinito la politica mondiale, la Cina e l’India hanno ridisegnato l’economia globale. L’America Latina ha rotto con la dottrina di Monroe, ma l’Europa politica è allo sbando: il "no" franco-olandese ne ha svuotato l’essenza, mentre il conflitto sociale e la disillusione crescenti ne mettono in dubbio la sua rilevanza come entità politica. Lo spazio europeo è oggi attraversato da massicci flussi di capitale e di immigrazione (i primi lasciati liberi di muoversi all’interno del Mercato Unico, i secondi, al contrario, discriminati e perseguitati da Schengen) e amministrato in termini puramente conservativi da una tecnocrazia neoliberista e da governi nazionali che condividono una debole se non inconsistente legittimità.
Nel XXI secolo il vecchio progetto federalista di orientamento cattolico/socialista, ispirato da Spinelli e avviato da Monnet, è una forza definitivamente spenta. Un nuovo cosmopolitismo europeo, di orientamento democratico-radicale, deve ora prendere il suo posto, mettendo al centro i valori del federalismo orizzontale, dell’azione sociale ed ecologistta, dei diritti GLBTQ (gay/lesbiche/bisex/trans/queer). Se ciò non avverrà, lo stato-nazione rialzerà la sua testa mostruosa: le forze nazionaliste e xenofobe, costituiscono già oggi una minaccia reale in molti paesi europei.
D’altro canto, la sinistra "ufficiale", vuoi socialdemocratica vuoi comunista o ecologista, non appare oggi in grado di formulare risposte adeguate alle sfide gigantesche poste dalla polarizzazione economica e dall’instabilità geopolitica, dal pieno dispiegamento delle reti digitali, dall’innovazione biotecnologica con le sue conseguenze etiche e sociali, e soprattutto dal cambiamento climatico e dal danno ambientale crescenti.
STATI SOCIALI D’EUROPA
Gli spettri della pauperizzazione e dell’esclusione ossessionano gli europei. Negli ultimi vent’anni, la precarietà e la disuguaglianza hanno rotto il compromesso social-democratico-cristano del periodo postbellico su cui l’Europa moderna è stata fondata: redditi crescenti per i lavoratori e potere crescente per i loro sindacati in cambio dell’accettazione del capitalismo occidentale. Al suo posto, vi è stata un’immensa accumulazione di ricchezza privata accanto all’aumento dell’esclusione e della rabbia sociali.Agire per un’Europa radicale vuol dire innanzitutto mobilitarsi contro la disuguaglianza sociale, la precarizzazione del lavoro e l’arroganza delle élite e dei loro privilegi, come milioni di persone hanno fatto recentemente in Francia e Danimarca.
Oggi in Europea, il conflitto centrale contro il neoliberismo è la lotta contro la precarietà. La lotta degli studenti, dei lavoratori dei servizi e della conoscenza contro condizioni sociali e di lavoro altamente precarie è politicamente esplosiva. Dice che un’altra Europa è possibile, con i diritti sociali fondamentali al suo centro. La sicurezza del reddito e l’autonomia culturale devono diventare le fondamenta di un nuovo stato sociale europeo. Questa è la nostra interpretazione welfarista della flexicurity, in netto contrasto contro l’approccio workfarista alla flessibilità del lavoro e alla sicurezza sociale contenuto nel recente Green Paper della Commissione Europea sulla regolazione del mercato del lavoro. Per opporsi all’Europa sociale minima chiesta dai liberali, dobbiamo diffondere libertà di pensiero e di azione, promuovere la sovversione culturale e il conflitto sociale, così da dar vita all’Europa radicalmente democratica che le oligarchie nazionali si ostinano a rifiutare.
Di fronte all’ebollizione sociale e all’effervescenza culturale, i governi nazionali limitano istericamente la libertà d’espressione in rete e sulle strade, in un clima di paura e paranoia fomentate a arte per giustificare regimi di legalità sempre più draconiani. Per combattere questa tendenza reazionari, i principi libertari nell’informazione e nella comunicazione devono costantemente essere asseriti online e offline, e le libertà di movimento e di protesta praticate e difese contro ogni minaccia e aggressione securitarie.
La persecuzione di migranti e rifugiati alle porte e all’interno dell’Europa è una cocente vergogna per chiunque si dica democratico: alleanze transetniche e solidarietà transnazionale con i migranti sono doveri morali per tutti i demoradicali (rad-dem) europei che combattono per un’idea allargata di Europa, che non può fare a meno di includere individui e popoli una volta soggetti al rapace dominio imperiale europeo.
L’attivismo queer è in crescita in Europa e nel mondo, ma i diritti trans/gender si trovano sotto attacco da parte di establishment clericali reazionari con una violenza senza precedenti. Malgrado le conquiste del femminismo moderno, le donne sono tuttora intimidite, aggredite e uccise sia nelle famiglie indigene che in quelle immigrate, e discriminate sia nella sfera pubblica che nel posto di lavoro. L’eguaglianza di genere e la lotta contro l’omofobia devono entrare a far parte delle priorità dei movimenti radicali europei.
Oggi la gioventù multietnica d’Europa è economicamente discriminata e sempre più alienata dal resto della società. La giovane generazione europea è infatti bloccata da disoccupazione e precarietà, mentre le viene negato l’accesso ai beni sociali di base (casa, istruzione, welfare ecc.). La gerontocrazia delle élite e i conseguenti privilegi per la rendita finanziaria stanno uccidendo il futuro d’Europa pesando in modo sproporzionato sulle giovani famiglie ed escludendo la classe creativa dalle decisioni politiche ed economiche.
Oggi le imprese non solo ricorrono sistematicamente alla delocalizzazione e all’outsourcing, seguendo i dettami dei mercati finanziari, ma cercando di sfruttare le capacità cognitive e relazionali delle persone, mentre si impadroniscono dell’accesso ai beni comuni naturali e sociali. L’economia di oggi rende la vita individuale sempre più dipendente dal mercato, il che a sua volta aggrava la frammentazione sociale e l’alienazione ecologica. Il radicalismo europeo deve sfidare le nuove gerarchie create dal capitalismo europeo per riuscire finalmente a infrangere la maledizione inegualitaria, favorendo la creatività biopolitica e l’insorgenza sociale. Dobbiamo combattere per nuove concezioni del welfare e nuovi concetti del comune. L’ora è venuta per la moltitudine precaria per togliere potere alle élite e ridisegnare il panorama sociale d’Europa.
Il potere aziendale e finanziare è ancora formidabile in Europa ed è tenacemente difeso dal monetarista Trichet e dal liberista Barroso, ma ha perso l’aura di credibilità e di quasi invincibilità che aveva negli anni Novanta, grazie alla pressione sociale su più livelli del movimento noglobal. Il movimento globale per la giustizia sociale e ambientale si è sviluppato in Europa a partire dalle grandi proteste di Praga, Goteborg, Genova ed è culminato nelle manifestazioni oceaniche contro l’invasione dell’Iraq del 15 febbraio 2003 in tutte le grandi città europee. Ma è declinato da allora, anche se nuovi movimenti radicali sembrano averne preso il testimone nel corso del 2006.
La crescita di una rete mayday europea contro la precarizzazione dei giovani e la persecuzione degli immigrati è stata un’eccezione parziale al declino del movimento noglobal europeo. Disseminato nelle principali città d’Europa, il movimento contro la precarietà rappresenta uno dei tentativi più potenti di rinnovare le idee e le tattiche di dissenso politico e sociale nell’UE.
L’IDEA DI EUROPA RADICALE
In un’età di oscurantismo intellettuale, vogliamo tornare allo spirito radicale dell’Illuminismo e alla nascita rivoluzionaria della democrazia. In Europa, nei secoli, l’idea stessa di filosofia politica e quindi di quale forma lo stato debba assumere è stata plasmata e alterata in modo decisivo dall’agire collettivo e dal conflitto sociale. La nostra idea di Europa radicale attinge e prende ispirazione dai grandi momenti di mobilitazione democratica e liberazione nella storia europea, perché momenti nei quali le idealità condivise riuscirono a forzare e vincere sistemi di potere radicati nei secoli.
Innanzitutto, le correnti radicali e democratiche, come i Levellers e i Diggers, della rivoluzione inglese, e in special modo, della rivoluzione francese, come i giacobini e in sanculotti; quindi le società segrete che si opposero all’assolutismo della Santa Alleanza; in Inghilterra, il movimento cartista per il suffragio universale e la nascita del movimento sindacale; il 1848 rivoluzionario e l’idea di Giovane Europa non-dinastica; il coraggioso esperimento di autogoverno urbano e di democrazia elettiva avanzato dalla Comune di Parigi nel 1871; il periodo fra il 1890 e il 1920, che vide le grandi speranza e le sonore sconfitte della sinistra radicale, in un continente agitato da scioperi generali, scosso dal movimento femminista per il suffragio universale, dissanguato dall’orrore delle trincee della Grande Guerra e traumatizzato, infine, dalla rivoluzione bolscevica e dalla successiva controrivoluzione reazionaria; la seconda internazionale e il sindacalismo rivoluzionario, al centro del movimento operaio prima della Prima Guerra mondiale, dopo la quale saranno finalmente vinti i Kaiser e gli Zar; il 1936 e la vittoria sociale ed elettorale del fronte popolare francese, l’anno dell’aggressione di Franco contro il fronte popolare spagnolo, repubblicano, socialista e anarchico, nonché la prima dimostrazione delle guerre genocide che il fascismo europeo e internazionale intendeva scatenare in Europa e Asia. Solo un fronte popolare mondiale poté sconfiggere i totalismi nazi-fascisti nel 1945, dopo sofferenze immense e aspre guerre civili di liberazione, e fu proprio dalle ceneri della sconfitta fascista e in risposta agli orrori della guerra totale che l’idea politica di Europa emerse dai movimenti della resistenza europea, poi distillati nel manifesto di Ventotene per un’ Europa federale e pacifica.
Dopo la guerra, le istituzioni economiche, e quindi politiche, europee presero a consolidarsi. Il 1956 fu l’anno decisivo, dal momento che proclamando a Suez la fine dell’imperialismo europeo, segnò la nascita del federalismo europeo, e poi perché rivelò i crimini di Stalin dando il via alla ribellione democratica nell’Europa dell’Est contro il regime sovietico. Poi il 1968: Parigi, Roma, Berlino, Praga insorsero contemporaneamente, dando il via alla rivolta giovanile e all’esplosione identitaria degli anni Settanta (hippy, studenti, donne, gay, punk, gruppi etnici e popoli oppressi), che in ultima analisi avrebbe minato la guerra fredda e la partizione dell’Europa, culminando nella rivoluzione democratica del 1989 a Berlino, preparata dai movimenti antinucleari degli anni Ottanta. La demolizione del muro avrebbe di lì a poco portato all’implosione del comunismo russo e del suo blocco geopolitico, preparando la scena al lancio della moneta unica in Europa Occidentale e all’allargamento a Est dell’Unione Europea. Ha permesso anche ai fondamentalisti del mercato di imprigionare l’anima politica d’Europa, dando il via alle privatizzazioni e ai tagli di spesa su larga scala che degli anni Novanta. Ma all’inizio del XXI secolo, questo nefasto scenario di politica economica sta finalmente dissolvendosi.
NOI, EUROPEI RADICALI
Noi siamo gli orgogliosi eredi della storia radicale dell’Europa fino ai movimenti noglobal di questi anni. Apparteniamo a diverse tradizioni europee di politica democratica e di filosofia critica. Siamo figli dell’approccio laico che ha guardato alla natura attraverso la ragione, discendenti di tutte quelle forme di pensiero socialista e di politica progressista che in ogni epoca si sono opposte ad ogni forma di autoritarismo e totalitarismo. Siamo figli dell’Europa ecologista e post-patriarcale e, a partire da questo retaggio radicale, intendiamo contribuire a una cultura politica condivisa di tipo democratico e radicale che possa ridare significato e scopo all’esperienza e all’agire delle persone, nella loro vita e nel loro ambiente.
Noi ci dichiariamo europei radicali. Vogliamo batterci per i fondamentali diritti umani, civili, sociali, di genere, dell’informazione delle moltitudini che vivono o arrivano in Europa; siamo inoltre anti-colonialisti, convinti che esista una sola umanità al di là dei confini che oggi tutelano i pochi a vantaggio dei molti, al di sopra dei confini tracciati tra i popoli per nascondere quelli che, al loro interno, dividono l’alto dal basso.
Noi lavoriamo a una rinascita del progetto europeo attraverso il principio della radicale partecipazione democratica e i suoi strumenti imprescindibili: il dissenso intellettuale, la protesta sociale, la disobbedienza civile, il picchetto sindacale, il boicotaggio, il mediattivismo. Dichiariamo nostri nemici il nazionalismo, il clericalismo e il fondamentalismo. Denunciamo il neoconservatorismo in politica e il neoliberismo in economia in quanto filosofie e metodi di governo immorali e insostenibili.
Noi siamo la generazione che ha buttato giù il muro di Berlino e che è andata ’underground’ quando Thatcher, Wojtyla and Reagan hanno cercato di restaurare i valori di patria e famiglia. Siamo quelli che hanno iniziato la rivoluzione di Internet, gli attori invisibili della globalizzazione socioeconomica. Siamo la generazione low-wage/low-cost, ancora dominata da élite che risalgono alla guerra fredda che piuttosto di cedere il potere sono pronte a fare dell’Europa una Grande Svizzera, dove dittatori e mafiosi possono tranquillamente custodire le loro fortune e prosperare mentre gli "immigrati", compresi quelli nati in Europa, vengono esclusi dalla cittadinanza.
Noi siamo la classe creativa d’Europa e fieri oppositori del monopolio privato della tecnologia e della conoscenza, e ci opponiamo a un livello di concentrazione economica senza precedenti nella storia dell’umanità. La libertà e il diritto alla circolazione del sapere richiedono di porre immediatamente fine al rafforzamento della legislazione sul copyright che nell’ultimo decennio ha protetto i vasti interessi delle major e dei media. Oggi la proprietà intellettuale si fronteggia con la libertà culturale e con l’innovazione economica. Noi demoradicali europei chiediamo l’abolizione del sistema dei brevetti, in particolare di quelli farmaceutici perché salvaguardare i profitti di Big Pharma significa giustificare la morte di milioni di persone nel Sud del mondo.
Il diritto di copiare e condividere senza fini di lucro deve essere salvaguardato per tutti. Analogamente, le reti di filesharing e i networks p2p devono essere protette dalle attenzioni poliziesche. Con il pretesto della della lotta al terrorismo la libertà di comunicazione attraverso la Rete è stata decurtata in seguito al monitoraggio e alle intrusioni sul Web che noi denunciamo per le stesse ragioni per le quali ci opponiamo all’utilizzo sistematico delle videocamere di sorveglianza, che non prevengono il crimine ma violano costantemente la privacy rendendoci tutti potenziali sospetti.
Dagli anni Novanta, siamo attivisti che si oppongono senza riserve allo strapotere delle multinazionali, dando vita ad azioni e campagne per combattere la discriminazione sociale e la distruzione ambientale. Ci opponiamo strenuamente e denunciamo gli interessi economici che si sono resi complici nella svolta reazionaria ed ecocida che il mondo ha imboccato dopo il 2001. Il capitalismo non è una relazione sociale immutabile e, secondo noi, la storia è progressiva o regressiva a seconda del rapporto fra le forze del capitale e del lavoro, dello stato e della società, in periodica mutazione. La sfida epocale che ci attende — impedire il disastro ecologico e sociale — è tale e il rischio di mutazioni sociali e di biforcazioni politiche maligne altrettanto grande, che per portare avanti le rivendicazioni sociali e politiche della classe neo-precaria di cui siamo espressione, le nostre forze devono sommarsi a quelle di tutti gli altri settori progressisti della società europea.
Non siamo un partito politico e non siamo un sindacato, anche se alcuni di noi potrebbero in futuro correre in elezioni o diventare delegati sindacali. Siamo un’associazione paneuropea espressione di un movimento sociale e politico democratico-radicale. Alcuni di noi si sono lasciati alle spalle i limiti dello spontaneismo anarchico o la nostalgia del comunismo, tutti crediamo che l’orizzontalità e l’uguaglianza siano ideali che, per non diventare totem settari, debbano tradursi in una pratica condivisa e in una legislazione. Siamo altresì consapevoli che il perimetro delle soggettività coinvolte da questo progetto - si tratti di identità queer, ecologiste, cyber, etc.o di altri soggetti - coincide oggi con un orizzonte politico e sociale più ampio di quello strettamente istituzionale per affrontare in maniera decisiva il potere reticolare di stati e imprese. Siamo sufficientemente pragmatici per sapere che dovremo usare ogni mezzo di pressione sui settori progressisti, socialisti, ecologisti del Parlamento Europeo, per far emergere soluzioni radicali al presente immobilismo del pantano politico europeo.
La nostra iniziativa politica sarà fieramente indipendente, fondata sull’azione diretta nonviolenta e su un’elaborazione intellettuale totalmente autonoma. Libera, soprattutto, da ogni soggezione di partito, sindacato, chiesa, lobby. E totalmente irriverente.
Contro le politiche liberaldemocratiche, o peggio nazionaldemocratiche. che promuovono la disuguaglianza in Europa, l’asservimento al militarismo USA e l’allineamento al mercantilismo occidentale, per un nuovo orizzonte radicale europeo in grado di immaginare una nuova cultura politica e un nuovo panorama sociale, noi precarie e precari, wobbly e queer, difensori degli alberi e patiti del computer, ci proclamiamo europei democraticamente e radicalmente attivi per la giustizia sociale ed ecologica.
COSA SERVE PER COSTRUIRE L’EUROPA RADICALE: Un’organizzazione sociopolitica di uomini e donne che usino tutte le risorse e le tattiche disponibili per far valere la libertà politica e culturale, la giustizia sociale, economica e ambientale in tutta Europa!
I NOSTRI OBIETTIVI FONDAMENTALI
Creare una democrazia ecologica, radicale e "peer-to-peer" in Europa Affermare un’identità europea secolarizzata, femminista e solidale. Aprire i confini europei a tutti i popoli e alle culture. Promuovere un’integrazione politica forte e un federalismo regionale di tipo orizzontale. Rendere la Commissione un’espressione del Parlamento Europeo uno strumento del suffragio e della volontà popolare, finalmente responsabile davanti all’opinione pubblica europea. Promuovere referendum europei sui maggiori problemi costituzionali e le direttive dell’UE. Riformare la Corte Europea in modo che possa essere adita in luogo delle giurisdizioni nazionali, nei casi di violazione dei diritti fondamentali.
Fissare un salario minimo europeo, sostenere i diritti sindacali e il diritto di sciopero quali uniche forze riequilibranti nell’attuale mercato del lavoro.
Mettere l’energia solare ed eolica e il potere della conoscenza collettiva al servizio della trasformazione dell’economia. Riformare drasticamente gli statuti e le politiche della Banca Centrale Europea e promuovere la diffusione di monete alternative. Imporre la tassazione europea delle corporation e dei combustibili fossili. Espandere il ruolo della sanità, dell’educazione e degli spazi pubblici europea Creare un reddito di base europeo come chiave di un vero welfare europeo.
Assicurare libertà di espressione e comunicazione a proteggere il libero scambio di informazioni, saperi e cultura dentro e fuori Internet Assicurare libertà neurochimica contro l’invadenza dello stato e ottenere la legalizzazione della cannabis. Affermare i diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transgender, così come il diritto a esibire il proprio orgoglio queer e l’emergere di culture non eterosessuali; nonché il diritto a non essere discriminati in ogni ambito della vita, compreso il diritto di sposarsi e di adottare dei figli. Riaffermare il diritto di tutte le coppie non sposate a una vita familiare e ai relativi benefici sociali.
Rilanciare politiche monetarie e fiscali keynesiane ed "espansive", abrogare il patto di stabilità e i suoi obblighi. Promuovere le associazioni internazionali e la cooperazione con i movimenti radicali e democratici nel resto del mondo. Promuovere un nuovo sistema commerciale globale e accordi di commercio equo e solidale con India e Sud America. Uscire dalla Nato per liberare il peso dell’Europa in favore di una pace giusta nelle aree di conflitto e di una corte di giustizia internazionale.
Promuovere una legislazione internazionale in favore dei migranti con una carta dei diritti per proteggerli da persecuzioni e discriminazioni.
Lavorare in favore di una città che sia più verde e amica, in primo luogo dei bambini, favorevole alle biciclette per superare la cultura dell’auto, adottando alternative ai combustibili fossili per riscaldamento, trasporti e produzione di energia. Piantare alberi e far ricrescere le foreste nelle terre urbanizzate d’Europa. Proteggere le scimmie e gli altri mammiferi superiori dalla malvagità degli umani e dalla sperimentazione scientifica sulla pelle degli animali. Stop all’agricoltura industriale intensiva e con la pesca non sostenibile in Europa, e promuovere l’agricoltura biologica e il vegetarianesimo attraverso una completa revisione della Politica Agricola Comunitaria. Promuovere una discussione informata e democratica su scienza e tecnologia, allo scopo di costruire una posizione demoradicale forte sulla bioetica e le altre le questioni scientifiche che colpiscono la società.
Dimezzare le emissioni di carbonio, come unica via per diminuire il contenuto materiale (energetico) del consumo e della ricchezza e sopravvivere come civiltà cosmopolita e digitale su un pianeta con risorse naturali limitate, atmosfera e oceani in rapido riscaldamento e una veloce perdita di biodiversità.
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