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5.2.09
Reddito minimo garantito: inizia una nuova stagione
La legge che abbiamo ieri portato in aula, – dichiara Peppe Mariani, Presidente della Commissione Lavoro e Politiche Sociali della Regione Lazio – costituisce un passaggio importante nella direzione di una nuova idea per le tutele e le garanzie sociali. Ma soprattutto segna un punto di svolta per il governo regionale e per questa maggioranza nelle politiche del Welfare. Di fronte ad uno scenario di grande preoccupazione e insicurezza, sotto la scure della crisi economica e dei licenziamenti di massa, questa legge può rappresentare in prospettiva una risposta a quelle richieste di tutela a cui i tradizionali ed oramai inefficaci ammortizzatori sociali non riescono più a far fronte nel nostro paese. Su questo le risposte del Governo nazionale sono state a dir poco insufficienti. La "social card" infatti, rappresenta più una trovata pubblicitaria che quell'intervento strutturale di riforma degli ammortizzatori sociali che avrebbe dovuto provare a metterli, per una volta, al passo con gli standard dei moderni paesi europei.
È quindi molto importante – prosegue Mariani – che sia la Regione Lazio ad intervenire in modo coraggioso in questo conteso. E lo fa con una legge frutto di un lunghissimo percorso di partecipazione con le parti sociali e politiche. L'istituzione nella nostra Regione del Reddito minimo garantito introduce infatti uno strumento in grado di sostenere i redditi di disoccupati e precari. A questi viene corrisposto un sussidio di 5400 euro annui (in forma piena per disoccupati e inoccupati e in misura ridotta per i precari) che abbiano percepito nell'anno precedente alla richiesta del sussidio non più di 7500 euro. L'intervento si compone poi di una serie servizi e di agevolazioni (sull'affitto, sui trasporti, sulle utenze) che i Comuni potranno erogare in relazione alle disponibilità finanziarie, cui contribuirà un apposito fondo regionale, e alle necessità del territorio e della popolazione. Purtroppo il finanziamento della legge, 30 milioni di euro distribuiti in tre anni, è ancora troppo esiguo: è quindi fondamentale che ci sia un impegno da parte della Giunta e della maggioranza affinché nel prossimo assestamento di bilancio venga rifinanziato in modo consistente per consentire al maggior numero possibile di persone di poter usufruire di questo provvedimento.
Il rischio di esclusione sociale nel nostro territorio è oggi più che mai alto, – conclude Mariani – il vertiginoso aumento del costo della vita unito a alla contrazione dei salari rischia di impoverire fasce sempre più ampie di popolazione, chi oggi perde lavoro o chi è occupato in modo precario non ha strumenti per poter, da solo, fronteggiare il carovita. In questo contesto vanno ripensati radicalmente gli strumenti di sostegno ai redditi così come in generale vanno rafforzate le politiche sociali e terminato il processo di stabilizzazione dei precari regionali. È solo a partire da una risposta seria e tempestiva a questi problemi che le istituzione potranno riconquistare la fiducia dei cittadini.
La politica deve saper “volare alto” e superare l’emergenze con misure di sistema. Il reddito minimo rappresenta proprio questo.
3.2.09
Provincia, mensile a cento precari
03 febbraio 2009
Pacchetto dell’ente locale a sostegno di precari e fasce disagiate: il provvedimento durerà per sei mesi. Incentivi anche per tirocinii formativi. Presentato il bilancio degli interventi della Provincia
Un sostegno mensile per un semestre per 100 precari privi di qualsiasi indennità, lavoratori in mobilità non assistita, persone non occupate; l'assunzione di licenziati a compensare il 50 per cento di chi andrà in pensione. Sono i nuovi interventi illustrati ieri dall'assessore Domenico Priora, nel consiglio provinciale dedicato al lavoro e all'occupazione.
Un tema di grande attualità, alla luce della crisi internazionale e italiana, che sta producendo effetti anche sul territorio alessandrino. I progetti di palazzo Ghilini per quest'anno sono diversificati. 'Il lavoro per vincere lo svantaggio sociale', destinato a 100 soggetti individuati tra persone con tipologia quali devianza giovanile, disabilità, ex detenuti. Per neo laureati e diplomati, viene riproposto 'Uscire dal guscio': tirocini formativi di tre mesi con borsa lavoro per i giovani e incentivi per le aziende che poi li assumono (sino a 6.300 euro per il contratto a tempo indeterminato, 2 mila per durata non inferiore a un anno).
La precedente fase ha registrato 256 tirocini, di cui 123 diventati rapporto di lavoro di almeno 12 mesi o apprendistato, 38 assunzioni a tempo indeterminato. Altri fondi sono destinati alla stabilizzazione di 100 precari e alla ricollocazione di altrettanti lavoratori in cassa integrazione. In una situazione di crisi che mette a rischio in primis i 17 mila precari, la Provincia interviene per estendere gli ammortizzatori sociali a 100 lavoratori con reddito Isee delle rete delle mense, delle scuole materne e dei nidi. Riceveranno un massimo di 500 euro al mese per sei mesi, un sostegno per consentire di affrontare le spese più immediate. «L'ondata di licenziamenti che Confindustria ha stimato per il 2009 in almeno 1.500 unità -– ha aggiunto Priora - potrebbe essere gestita attraverso un patto tra imprenditori, sindacati ed enti pubblici in cui, a fronte del turn-over dei lavoratori che saranno avviati alla pensione nel corso di quest'anno, le imprese si impegnano a riservare una percentuale attorno alla metà delle sostituzioni, e quindi di nuove assunzioni, alle persone che saranno licenziate. La Provincia garantisce la formazione e il progetto di ricollocamento degli espulsi dal processo produttivo».
Secondo i dati Inps la cassa integrazione ordinaria da gennaio a settembre 2008 è cresciuta del 102,1 per cento con le punte più alte nel tessile, nell'abbigliamento e nella metallurgia, seguiti dal chimico e, più distanziata, dall'edilizia. Per la cassa "straordinaria", crescita del 9 per cento in base ai dati Inps aggiornati a giugno; fonti sindacali indicano la richiesta di 18 aziende e, in deroga, di 10 (4 metalmeccaniche e 6 orafe). Dal 2005 la Provincia anticipa la Cigs, l'importo sinora erogato è stato di 3,227 milioni per 1.080 lavoratori. Quasi uguale la cifra impegnata per la stabilizzazione di 653 precari.
6.6.07
8/6 Lavoro precario e welfare in Europa
La Provincia di Potenza organizza un meeting a Melfi
La Sala Consiliare di Melfi ospiterà l’ 8 giugno, a partire dalle 9.30, un convegno internazionale su “Lavoro precario e welfare in Europa”, organizzato dalla Provincia di Potenza, Assessorato al Lavoro. Nel corso dell’incontro verranno esposti e diffusi i risultati di una ricerca - cofinanziata dalle Regioni Basilicata e Puglia, dalla Provincia di Potenza e dall’Università di Foggia - con una serie di comparazioni con Belgio, Francia, Germania, Inghilterra e Spagna.
La giornata verrà aperta dai saluti del sindaco di Melfi, Alfonso Ernesto Navazio, e del Direttore del Dipartimento Scienze Giuridiche privatistiche dell’Università di Foggia, Marco Miletti. Presiederà Alfonso Salvatore, Assessore al Lavoro della Provincia di Potenza. Interverrà il presidente della Provincia di Potenza, Sabino Altobello.
Presenterà il rapporto Canio Lagala, dell’Università di Foggia. Parteciperanno gli autori della ricerca Michel Dispersyn (Università Libera di Bruxelles), Jean Pierre Laborde (Università di Bordeaux IV), Maximilian Fuchs (Università di Eichstaett-Ingolstadt), Sarah Jane King (Istituto Universitario Europeo), Juan Gorrelli (Università di Siviglia). A discutere della ricerca saranno: Carlo Chiurazzi, Assessore al Lavoro della Regione Basilicata, Marco Barbieri, Assessore al Lavoro della Regione Puglia, Giovanni Battafarano, Capo Segreteria Tecnica del Ministero del Lavoro, Franco Liso (Università di Roma), Bruno Veneziani (Università di Bari), Antonio Imbrogno (Confindustria Basilicata), Enrico Gambardella (per Cgil, Cisl e Uil di Basilicata).
24.4.07
Mayday 2007: rete per il reddito
CONTRO IL WELFARE DEI MISERABILI E DELLA CONCERTAZIONE
RILANCIAMO LE LOTTE SOCIALI PER IL DIRITTO AL REDDITO
Arriviamo alla Mayday 2007 con la consapevolezza diffusa che le iniziative di lotta di questi anni sono riuscite nel loro iniziale obiettivo di far emergere la questione della precarietà e del diritto al reddito.
L’emergenza precaria è diventata oggetto di programmi politici e di governo; oggetto di scontri, veri e simulati, tra maggioranza e opposizione, e nella stessa maggioranza di governo.
Superata rapidamente la fase delle “aspettative” sull’azione del Governo Prodi, ci troviamo oggi di fronte ad un generale peggioramento della “condizione precaria”: basti pensare ai soli provvedimenti della Finanziaria 2007, con riferimento ai provvedimenti di condono a favore dei padroni dei call center, l’aumento delle trattenute per i contratti di collaborazione, la sanatoria per il lavoro nero e irregolare, e altro ancora.
Nel frattempo continua la strage quotidiana degli “omicidi bianchi” sul lavoro, che vede gran parte dei precari e immigrati come carne da macello, vittime civili di una guerra alla conquista di sempre più alti profitti e di competitività.
Dopo neppure un anno dalle elezioni politiche, non solo non si parla più di abolizione delle norme contenute nella Legge 30, ma neppure del loro superamento, piuttosto si pone, da parte del Governo, l’obiettivo di completare la riforma del mercato del lavoro.
Riforma di un mercato del lavoro considerato inevitabilmente precario e immiserito come prerequisito alla competitività delle imprese.
Riforma da completare con un nuovi strumenti di welfare e ammortizzatori sociali: in questo senso viene spesa, dallo stesso governo e dai sindacati concertativi, la prospettiva dell’introduzione di forme di SUSSIDIO e di FLESSICUREZZA: come da modello danese, già in crisi in patria ma tanto caro all’ex ministro Treu e all’attuale Ministro Damiano, modello che eleva la precarietà a sistema generale, con libertà assoluta di licenziamento e ammortizzatori sociali fortemente condizionati.
Sussidi sociali sono intesi come ammortizzatori, complementari ed incentivanti all’occupazione instabile, ricattata e sottopagata, precaria e sottomessa: una riforma del lavoro dove si continua ad aziendalizzare il tempo di vita e si socializzano (a carico del welfare) i costi della precarietà e della miseria salariale; chiedendo ed argomentando un ulteriore taglio alla previdenza sociale e alle pensioni.
Si apre una fase nuova ed importante per tutte le realtà che si misurano nelle lotte dei precari e per il reddito sociale: impedire che nei tavoli della rinnovata concertazione tra Governo, sindacati concertativi e padronato si consumi indisturbato il dirottamento delle rivendicazioni sul diritto alla continuità di reddito da strumento di ricomposizione sociale e di liberazione dal ricatto dello sfruttamento, a strumento di incentivo e sostegno ai processi di precarizzazione, strumento di ricatto sui precari e di immiserimento ulteriore dello stato sociale.
Su questi temi daremo il nostro contributo e la nostra partecipazione alle MayDay 2007, da Milano a Napoli, e su questi temi crediamo si possa sviluppare, sulla base di continua mobilitazione a livello nazionale e territoriale, una contrattazione sociale nazionale con il governo Prodi sulla questione del reddito, diretto ed indiretto.
Roma 17 Aprile 2007
RETE PER IL REDDITO SOCIALE E I DIRITTI
27.3.07
Reddito e nuovo welfare
Tavola rotonda
Reddito e nuovo welfare tra Italia ed Europa.
Partecipano Sergio Bologna, Giuseppe Bronzini, Francesco Liso, Laura Pennacchi, Stefano Petrucciani e Philippe Van Parijs.
L’incontro prende spunto dalla pubblicazione del libro Reddito minimo universale, di Philippe Van Parijs e Yannich Vandeborght, edito da Egea, per i tipi di Università Bocconi Editore.
Ingresso libero.
L'invito in PDF.
17.3.07
Damiano: "Sussidio ai disoccupati solo se cercano lavoro"
TERESA PITTELLI
ROMA
Ammortizzatori sociali più ampi per giovani e lavoratori delle piccole imprese. Alla trattativa che inizia tra due settimane il governo vuole arrivare con qualche certezza in più, e dopo gli incontri delle ultime ore tra i ministeri economici è pronta una proposta che ridisegna tutto il sistema degli ammortizzatori sociali, estendendo i sussidi antidisoccupazione anche ai lavoratori precari e alle imprese con meno di 15 dipendenti. L’esecutivo è intenzionato a metterla sul piatto del negoziato, e a trovare non meno di 2,5-3 miliardi di euro per la copertura. Sperando così di agevolare il confronto con i sindacati sulle pensioni, visto l’alt di Cgil, Cisl e Uil su alcune questioni spinose come la revisione dei coefficienti della legge Dini. Una linea che potrebbe essere vincente se si tiene in conto «il legame tra lotta alla disoccupazione e continuità previdenziale», sottolinea il segretario della Cisl, Giorgio Santini.
La riforma, del resto, è attesa da anni, ma a causa dei costi è stata sempre rimandata. Ora è diventata ormai un punto d’onore per il ministro del Lavoro, Casare Damiano, intenzionato a estendere le protezioni sociali alla metà del mercato del lavoro che ne è sprovvista, in particolare i giovani. Proprio l’allargamento del sussidio di disoccupazione è uno dei tre capisaldi sui quali poggia il progetto, che ipotizza di arricchire l’indennità portandola al 60% dell’ultima retribuzione in luogo dell’attuale 40-50%, e di estenderla anche ai lavoratori flessibili. La tutela risulta però sottoposta a una restrizione: l’attiva ricerca di un lavoro da parte del disoccupato. Un sistema già conosciuto in Europa come «welfare to work», che nel piano del governo dovrà essere interamente gestito dai centri per l’impiego, i quali prenderebbero il posto dell’Inps nell’erogazione del sussidio. «Bisogna creare maggiori sinergie tra politiche passive di competenza statale e politiche attive in mano alle regioni e alle province», spiega Giovanni Battafarano, capo della segreteria tecnica del ministro. Concentrare le funzioni di ente che concede il sussidio da un lato, e che offre formazione, orientamento e ricollocamento dall’altro, servirebbe a rendere più efficace il meccanismo. In altri termini al lavoratore che ha perso il posto spetterà sì il sussidio «passivo» per la disoccupazione, ma solo se si mostra «attivo» nel seguire la formazione e accettare le eventuali proposte di lavoro. In caso di rifiuto, l’indennità verrebbe sospesa.
Secondo caposaldo del nuovo welfare: l’estensione delle tutele contro la disoccupazione anche ai lavoratori delle piccole e medie imprese, per i quali si sta pensando a un trattamento sulla falsariga della cassa integrazione guadagni. Il piano prevede infine la semplificazione delle diverse voci di ammortizzatori sociali in modo da evitare sprechi e costi indiretti. L’obiettivo è arrivare a tre tipi di trattamento: una cassa integrazione guadagni unica sia per le situazioni che danno vita alla cig ordinaria che per quelle che richiedono la cigs (nel primo caso eventi transitori con certezza della ripresa lavorativa, nel secondo ristrutturazioni o crisi aziendali); un’indennità universale che contempli tanto la disoccupazione quanto la mobilità; e infine il trattamento per il lavoro discontinuo utilizzato in agricoltura. Resta ancora da definire la durata dei nuovi istituti, visto che i vari trattamenti contemplano talvolta periodi diversi. Una misura che in principio non vede sfavorevoli i sindacati. «A condizione però che la durata resti la stessa», ammonisce Fulvio Fammoni, segretario generale della Cgil.
Accanto a queste misure esiste poi un pacchetto-previdenza ad hoc per i lavoratori precari, che va dalla totalizzazione dei periodi contributivi sparsi tra più enti di previdenza ai contributi figurativi per coprire i buchi nei versamenti causati dalla discontinuità degli impieghi.
25.1.07
Scuola. Rimborsi negati ai precari
Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa-Schioppa, dovrà spiegare in parlamento perché ai precari della scuola viene impedito di utilizzare il modello 730 per la dichiarazione dei redditi. La questione è stata sollevata da Salvatore Bonadonna, senatore di rifondazione comunista, che ha presentato un'interrogazione a risposta scritta il 17 gennaio scorso
Il problema riguarda i precari che vengono assunti con supplenze che terminano il 30 giugno.
In questi casi, infatti, l'amministrazione fiscale non consente la presentazione del modello 730, perché mancherebbe il requisito della costanza del rapporto di lavoro nel mese di luglio. Requisito indispensabile, secondo l'agenzia delle entrate, per consentire agli interessati la possibilità di accesso agli eventuali rimborsi anticipati, tipica della dichiarazione con il 730.
Secondo l'interrogante, questa cosa si tradurrebbe in una discriminazione a danno dei precari, che sarebbero costretti a presentare il modello Unico. Il che comporterebbe, a sua volta, l'impossibilità di usufruire dei centri di assistenza fiscale. E dunque, a un notevole esborso per effetto della necessità di rivolgersi a professionisti privati. Insomma, un'ulteriore penalizzazione, che si aggiunge alla disoccupazione forzata nei mesi di luglio e agosto.
Antimo Di Geronimo
Fisso o precario, si parte anche da 3 euro l'ora
Dall'entrata in vigore della nuova moneta i prezzi sono aumentati anche di cinque volte
Lavoro che (non) paga. Un popolo di precari e part-timisti, tempi determinati e apprendisti che in un mese guadagna un quarto del costo medio di un metro quadro, che sudando un'ora è pagato quanto una deprezzata bottiglia di Barbera da 75 centilitri, che un'intera giornata retribuita se la brucia se solo s'azzarda a una pizzata con tre amici. Dal 2002 — l'anno dell'euro —, metri quadri, bottiglie e pizzate sono aumentati di cinque volte: ma i salari di commessi e cassieri di supermercati, di operai e ingegneri della metallurgia, di collaboratori scolastici (i bidelli) e impiegati comunali, ecco, i salari son rimasti gli stessi. Travolgendo nella crisi un impiego che, un tempo — non lontano — era considerato da mamma e papà la cassaforte della vita: un posto in banca. Oggi il neoassunto di un istituto di credito è, lui pure, uno della generazione- mille (euro al mese).
LE BANCHE — Tanto per cominciare: in banca si entra come apprendista commesso. Inutile sognare: il salario è di 1.100-1.200 euro e tale resta per i primi quattro anni. Dopodiché, certo, si può cominciare a far carriera. Comunque, quattro anni: lasso di tempo che obbliga un laureato di 24-25 anni ad arrivare ai trenta con ancora un posto ballerino. In banca, sì. Ma ballerino. Pierpaolo Merlini (Cisl) piange gli anni in cui tutti si scannavano ai concorsi pur di entrare in istituto di credito. «La banca non è più un posto sicuro, che dà garanzie e sicurezza. Che ti sistema». Bisogna scegliere e battere altre strade. D'accordo: ma quali? Non super e ipermercati, settore segnalato dalla Cgil «in difficoltà estrema» e, soprattutto, «foriero di disagi, casi di mobbing e malattie strettamente legate allo stress».
GALASSIA PART-TIME — In iper e supermercati, il 60% delle assunzioni sono part-time. E contemplano, a fronte di 20-25 ore settimanali, una retribuzione di 500 euro mensili. Una situazione «che — dice Giorgio Vanoli (Cgil) — porta cassieri e commessi a cercarsi un secondo, se non un terzo lavoro». Che deve essere incastrato con gli orari della prima occupazione. E non è facile: «Il dipendente di un grande magazzino non ha una turnazione prestabilita — prosegue il sindacalista —. Lavora quando viene chiamato: un mattino se ci sono tanti prodotti da sistemare nel magazzino, una domenica se c'è l'apertura straordinaria del negozio, un venerdì sera se è la vigilia di una festività. Può capitare di lavorare sei ore un giorno e neanche un minuto i due seguenti». Senza contare che, sia un giorno feriale o un dì di festa, la paga non cambia di un'acca. Senza contare che, «nell'ultimo anno sono aumentate le segnalazioni per mobbing. E aumentano esaurimenti nervosi ed episodi di tensione».
TRE EURO (LORDI) — Una tensione che, nei call center, non ha bisogno di salire. È già alta. Per colpa della continua e progressiva discesa dei salari. Un operatore addetto a raccogliere le richieste di prodotti delle televendite oscilla tra i 3,5 e i 5,5 euro l'ora. Euro al lordo, sia chiaro. Ed euro che, al peso netto, si riducono a una manciata risicata di centesimi. È il «brutto, uno dei tanti, del lavoro interinale» lamentano i sindacati. Mario Esposti (Cgil): «Un disastro. Se si riesce a fare il salto di qualità, si riescono a sfiorare i 7,5 euro». All'ora? «Sempre all'ora». Lordi? «Sempre lordi». Eppure quello dei call-center è il nuovo che avanza. È una delle occupazioni che la generazione antecedente alla generazione-mille non ha mai visto e vissuto. Forse, nemmeno immaginato. Ma allora cos'è, bisogna ripiegare sui mestieri antichi o quantomeno tradizionali? Per esempio gli operai?
TUTE BLU — Alla domanda, la Camera del lavoro risponde con la fotografia delle fabbriche: un operaio neoassunto porta a casa 800 euro mensili. Gli stessi soldi che, passando dalle ditte alle case di riposo, percepiscono le assistenti socio-sanitarie. Gli stessi soldi che, con un ritocco di 150 euro in più, guadagna un dipendente dell'amministrazione pubblica. Gli stessi soldi, infine, dei tranvieri dell'Atm e, infatti, ogni tre giorni se ne licenzia uno. Perché la generazione-mille cresce. Si espande e si arrabbia. Si macera. A volte maledice la fatica per prendersi la laurea: nel ramo metallurgico, un ingegnere viene premiato con 1.100-1.200 euro. Come un insegnante delle scuole medie.
di Andrea Galli
18.1.07
Val d'Aosta: da sindacati un ddl su ammortizzatori sociali
(ANSA) - AOSTA, 11 GEN - Promuovere in Valle d'Aosta una serie di ammortizzatori sociali destinati a disoccupati, precari e giovani che integrino il sistema di tutele nazionale. E' quanto si propone una bozza di disegno di legge presentata dai sindacati Cgil, Cisl, Uil e Savt all'assessore regionale alle Attività produttive, Leonardo La Torre.
"Il prolungarsi nella nostra regione - spiega Claudio Viale, segretario generale della Cgil Valle d'Aosta - di una fase difficile per il settore industriale sta creando situazioni di disagio sociale che richiedono risposte urgenti, adeguate e innovative".
Nel progetto di norma, costituito da 9 articoli, elaborato dalle categorie sindacali dei metalmeccanici e fatto proprio dalle segreterie generali, vengono previsti, tra gli altri, delle indennità regionali a favore dei disoccupati, il sostegno al reddito per i lavoratori parasubordinati e alcuni interventi a favore dell'apprendistato. I sindacati introducono nel disegno di legge anche il 'reddito di cittadinanza', un sostegno economico compreso tra i 450 e i 700 euro, destinato ai valdostani più poveri.
"Ci auspichiamo - aggiunge il segretario Claudio Viale - di poter confrontarci quanto prima con l'assessore La Torre sulla nostra proposta: l'obiettivo è che la Giunta regionale possa fare proprio il nostro disegno di legge così come hanno già fatto le Province autonome di Trento e Bolzano e alcune Regioni a statuto ordinario". (ANSA).
6.12.06
Assemblea 6/12 Precarietà, diritti e reddito
Assemblea Precarietà Diritti e Reddito
intervengno:
S.Gobetti (Rivista InfoXoa), S.Salvagni (resp. Lavoro PRC Roma), R.Faranda (Avvocato del Lavoro), P.Allegri (ricercatori precari), F.Stocchi (precario ISTAT), C.Tajani (Rete lombarda precarietà Reddito)"
29.11.06
"Reinventare il welfare", dvd dell'assessorato regionale al lavoro in distribuzione gratuita
“REINVENTARE IL WELFARE”, DVD DELL’ASSESSORATO REGIONALE AL LAVORO IN DISTRIBUZIONE GRATUITA
Su iniziativa dell’Assessorato al Lavoro, Pari Opportunità e Politiche Giovanili della Regione Lazio è uscito il DVD “Reinventare il welfare, una prospettiva europea – parte prima Belgio - Olanda”.
La nuova produzione dell’assessorato guidato da Alessandra Tibaldi contiene un video documentario, una pubblicazione, gli atti del convegno “Reddito garantito” e il formato digitale del libro “Reddito garantito e nuovi diritti sociali”.
Si tratta di una proposta all’interno di un percorso che intende mettere al centro del dibattito politico la questione delle nuove garanzie sociali a partire dalle trasformazioni del mondo del lavoro.
Se è vero che flessibilità non deve far rima con precarietà, è necessario trovare nuove forme e nuove garanzie sociali per rompere quella ricattabilità che i lavoratori precari si trovano a subire.
Abbiamo voluto affrontare questo tema a partire dal piano continentale europeo, per conoscere, diffondere e riflettere su quelle che sono le forme di welfare possibili. Siamo andati in Belgio e Olanda, sistemi all’avanguardia negli anni passati per quanto riguarda le forme di protezione sociale e che oggi fanno i conti con le trasformazioni del mondo del lavoro. Uno sguardo che però non si limita a raccogliere le informazioni sui modelli di assistenza e sicurezza sociale, ma che scende ancora più in profondità ascoltando i beneficiari, i sindacalisti, gli economisti, i politici e gli amministratori di questi due paesi. Una presa di parola che coinvolge i diversi soggetti di un sistema complesso e che indaga i ruoli, le criticità, le aspettative, le attuali ed eventuali possibili trasformazioni. Per questo trovano spazio anche i fautori del basic income, del reddito universale garantito, alla ricerca di proposte praticabili per un nuovo modello di redistribuzione e di nuove garanzie sociali.
E’ un lavoro che si inserisce nel quadro più complessivo del contrasto alla precarietà, per determinare pari opportunità, per garantire nuove forme di sostegno sociale che anticipino sul tempo il rischio povertà che la nostra contemporaneità mostra.
Il supporto multimediale, allegato al numero 3 del mensile dell’assessorato “Il Maleppeggio”, può essere anche richiesto gratuitamente al responsabile “Studi ed intervento reddito garantito” dell’assessorato Sandro Gobetti (tel. 06.5168.5152 mail: sgobetti@regione.lazio.it).