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20.3.08

EuroMayday Aachen 2008

EuroMayday Aachen 2008: transnational parade of precari@s and migrants


from email, 13 March 2008:

Mayday! Mayday! Emergency call from Aachen / Aquisgranum (near Koeln/Cologne)

Info Updates: http://euromayday.karlspreis.info

On the First of May in Aachen / Aken / Aix-la-Chapelle / Aquisgrana / Aquisgrán / Akwizgran / Ahan, ancient carolignian city, Nicolas Sarkozy will present Angela Merkel with the EU Oscar, the Prix Charlemagne. Irony of the calendar, syndicalist MayDay this year coincides with catholic Ascension Day, when the Eurocracy Awards are traditionally handed out.

The duo congratulates itself for having finally shielded the EU from the social demands of the people, who scream for an end to free-market theology in europe. The new european diarchy is turning the continent into a police state and would be happy to erase the heretic meaning of MayDay, and the Anarchist and Socialist traditions of europe along with it.

This year for MayDay, two worlds clash together: the global movement vs strong-armed governments; grassroots networks and squatted social centers vs EU power; Utopian Society vs Capitalist Market; the radical europe of multitudes vs the conservative Europe of élites.

We are gonna spoil the party of the powerful, by raising hell in Aachen and holding our own party: the EuroMayDay Parade, the transeuropean demonstration of all precarious and migrants against workfare, discrimination and border controls held in more than twenty cities.

We, the EuroMayDay Network cannot accept that MayDay is turned into the Ascension Day into stardom of the two failing sovereigns of Christian, NATO Europe. We reject Charlemagne as symbol of Europe, just as we denounce the neoliberalism of the Barroso Commission and the monetarism of Trichet's Central Bank.

Forced to live in precarious hell, we're going to trash the heaven of EU élites. Don't miss it: shame the twin rulers of Europe, expose their authoritarian arrogance, join the thousands coming to Aachen (close to Cologne) for the strongest protest against the core of europower ever mounted.

Show Angie and Sarko what the European movement against neoliberalism and militarism is capable of. Come to the special EuroMayDay Protest+Parade+Party that collectives in Aachen, Liège, Maastricht, and other cities of the region are organizing. Facilities, accommodation and food will be provided to protesters in Aachen in the days immediately before and after the First of May.

Activists, artists, hackers, unionists, migrant associations, queer collectives, critical cyclists, media creatives, leftist radicals of all stripes – red, black, green, pink, purple, silver – are coming to Aachen and other EuroMayDay Parades to join the fight.

First of May in Aachen:

morning: EuroMayDay PROTESTS nearby Rathaus where Karlspreis is given to Merkel by Sarkozy
afternoon: EuroMayDay PARADE starts nearby site of protest
evening: MayDay PARTY in public park

No Borders, No Workfare, No Precarity.
Join Us also in the MayDay Parades in Berlin, Copenhagen, Hamburg,
Lisbon, Milano, Malaga, Maribor, Tokyo, and many other cities!

EuroMayDay
fighting precarity and inequality since 2004

See http://www.euromayday.org

15.5.07

Un raggio di sole tra due pareti di pioggia

venerdì 11 maggio 2007

mayday_people.jpg Il giorno prima e nei giorni successivi ha piovuto, ma il primo maggio San Precario ha spazzato le nuvole lasciando che il sole illuminasse la Milano precaria.

La costruzione della MayDay007 viene da lontano, cresce nelle lotte dei precari e dei precarizzati che hanno agitato la metropoli e si rappresenterà nella composizione del corteo. Qualcosa sta cambiando: si muovono nuove energie, si coagulano relazioni, aumenta la partecipazione attiva, le assemblee si riempiono. I sentimenti e le idee dei precari e delle precarie trovano linguaggi comuni. Si chiede al movimento di investire in questa direzione, si chiede al movimento di rendersi invisibile. Però a latere di ogni assemblea si percepisce in modo sempre più rumoroso il timore che questa trasformazione non trovi un risultato tangibile nella partecipazione di piazza e nell'arena politica.

L'affluenza in piazza XXIV Maggio è da cardiopalma. Tantissimi i carri ze pochissime le persone. Bisogna partire prima, i bilici vanno incolonnati. Corso di Porta Ticinese, poi Molino delle armi, poi Correnti e quindi via Torino. I carri sono disposti, le persone stanno arrivando. Improvvisamente è il caos, quello vero, senza censure.

Un mare di persone cerca di risalire il corteo, ogni bestione munito di sound crea un imbuto. Si sente chiedere: "Chi sono questi?", "Ma come funzionano i tarocchi?", "Ma questo è il City vero? No è of Gods, quello dei precari", "Dov'è il carro della telefonista?", "Hai visto quelli dello spettacolo? Ehi bello, ne hai da camminare: aprono il corteo". La situazione peggiora in Duomo, dove due ali di folla bloccano ulteriormente l'andirivieni dei ricercatori di tarocchi, dei risalitori di corteo, dei precari/e alla deriva. Ormai il timore è svanito, la MayDay è traboccante.

Il protagonismo precario impressiona. Aprono la Samba Band pink (ottima e pimpante) e la Critical Mass, seguono gli Autorganizzati dello spettacolo e della Scala, i giornalisti, cre/attivi e precari (new entry!), le ragazze/i Winders contro le esternalizzazioni e la cessione del ramo d'azienda, supportate dai complottari di Genova e dai piacentini del Pacio. Poi ci sono i precari/e del Comune di Milano, dell'Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente) insieme al Punto San Precario di Milano. Le medichesse dell'Ambulatorio medico popolare per la sanità gratuita, gli operai sociali per la santità collettiva, coadiuvati dai bergamaschi e dalle bergafemmine del Pacì. E poi i/le migranti, tante associazioni unite da un'unica firma, un unico indirizzo di posta e un unico futuro: cittadini di fatto, seguiti (o forse preceduti) dagli studenti, che hanno appena occupato l'ex-sede del Pci poi Ds ora Pd - domani chissà - di Via Volturno, e dal Foa Boccaccio. Una cospirazione fra precari/e e migranti che segna un'attitudine e organizza conflitti, lontana dalle velleità identitarie. Segue il sindacalismo di base (Cub, Sdl, Unicobas), poi il carro dei phone center che si oppone all'infame legge regionale d'impronta razzista che colpisce le comunità migranti. C'è anche una parte della comunità cinese, colpita dai vigilanti meneghini guidati dall'ignobile De Corato.

Poi ancora la Rete della città dal basso, a cui succedono una quantità di camioncini dai sound corposi, aperti dal ritmo degli Opposti Concordi e seguiti da un numero considerevole di giovanissimi, forse alla loro prima esperienza maydayana. L'arrivo in Piazza Castello rende giustizia al numero e alla bellezza dei precari/e: cinquanta, sessantamila persone vere, in carne ed ossa. Non servono moltiplicatori per cantarne le lodi. La loro qualità si leggeva nel secondo numero della freepress Precaria – City of Gods ( http://city.precaria.org )- stampato in venticinquemila copie e distribuito sin dalla mattina, pietra dello scandalo nei giorni successivi per la sua tagliente scorrettezza. Attenzione: City of Gods non è nato per fare informazione, ma per manipolarla. City of Gods è sorto con lo scopo di condividere fra i precari strumenti e opportunità per elaborare l'informazione in modo incisivo e feroce, consentendo di andare oltre la narrazione di sé per giungere alla creazione del sé.

Sul crinale di questa differenza si deve leggere anche il senso dei tarocchi ( http://cartomanzia.precaria.org ). I più sprovveduti vi hanno visto una riedizione degli Imbattibili. Si sono soffermati sulla forma e non hanno varcato la soglia della sostanza. Le figurine supereroiche incitavano alla narrazione, all'uscita dal limbo, alla possibile relazione. I tarocchi precari mettono invece in luce un possibile utilizzo di questa presa di parola, evidenziano strategie ed opportunità nuove. La precarietà, anzi, la precarizzazione si esprime ben oltre l'atipicità dei contratti. Ma questo sta diventando uno slogan. Ogni cosa, per quanto negativa - e la precarietà ha infiniti aspetti negativi - non deve sembrare immutabile. Per questo è necessario esprimere una volontà che non rivendichi un ritorno al passato, che altro non sarebbe che una restaurazione di un qualcosa che ha già perso. È necessario scorgere opportunità negli aspetti nefasti della precarietà. I tarocchi esigono una lettura in questa direzione. Le relazioni, frutto della diserzione dalle chimere delle imprese, devono trasformarsi in complicità. La schiavitù indotta da un lavoro senza più dignità, privo di ogni valenza civilizzatrice, deve formulare un'idea cooperativa, creativa, sostenibile nei prodotti materiali ed immateriali dei nostri gesti e dei nostri desideri. Per questo, è stato scritto, l'unico modo per azzeccare il futuro è cospirare nel presente. Per questo l'unico modo di cospirare nel presente, aggiungiamo ora, è quello di indovinare la direzione verso cui dirigere il proprio futuro.

Al di là delle solite forme di gioia, ballo e sballo, birra e danze, la MayDay di quest'anno ha posto con forza l'intenzione di operare nell'immediato futuro per il raggiungimento di tre obiettivi intermedi, fattibili e realistici, attraverso i quali svelare, concretamente, le ipocrisie insite nella retorica con cui governo e sindacati confederali tentano di ammansirci: riduzione delle tipologie contrattuali, salario minimo orario, e definizione di una continuità di reddito lontana dalle idee ammortizzative e legata invece alla generalizzazione dei diritti fondamentali e delle tutele del lavoro per nativi e migranti. Il post MayDay è sempre stato traumatico ma quest'anno lo è ancora di più. Un'onda infinità di richieste di partecipazione e di entusiasmo ci rallenta moltissimo. Un report a una settimana di distanza non era mai capitato, anche considerata la nostra indole pigrissima. A breve si organizzerà un incontro fra le varie MayDay e con i precari/e che la animano per definire una campagna autunnale su queste tematiche e per ragionare insieme delle prospettive maydayane. Da notare che durante la manifestazione del mattino, cui hanno partecipato circa 5.000 persone, la Cgil milanese (per bocca del segretario Rosati) ha auspicato per l'anno prossimo l'organizzazione di un unico evento. Rosati ha detto testualmente che ne parlerà con gli organizzatori della MayDay. Divertente, no? Magari la brillante pensata è fare un bel concerto all'Arena nel pomeriggio (come San Giovanni) per svuotare la MayDay. E poi quella di Milano non è stata l'unica MayDay in Europa. Anche altre manifestazioni hanno riempito di contenuti e conflitto il primo maggio precario, sempre più restìo a farsi risucchiare dalle forme tradizionali del sindacato e dei partiti. Da Milano a Napoli, da Helsinki a Siviglia, MayDay! MayDay!. Eppure, c'è chi non si accorge che la MayDay ha raggiunto una maturità e un'autonomia che la rendono l'unica forma di rappresentazione della condizione precaria.

In alcuni media di movimento non si trova nemmeno una riga sulla più grande manifestazione precaria del primo maggio. Ma la MayDay non ha bisogno di altoparlanti, scrive direttamente tramite la propria free&free press City of Gods e contratta e autogestisce due pagine sui quotidiani di sinistra. Crea scompiglio e porta il subvertising nelle paludate reti dell'informazione sindacale, sino a far perdere la testa al più grande sindacato italiano. Un'ultima riflessione: gli aspetti qualitativi più importanti che differenziano la MayDay di quest'anno dalle passate edizioni sono stati la capacità di coinvolgere il mondo del precariato sin dalla sua costruzione e quella di avanzare proposte concrete che possano aver le gambe per marciare in modo autonomo e autorganizzato oltre l'evento simbolico del primo maggio.

Ci sono oggi, dopo anni di attività di rete, contaminazione e coinvolgimento (lavoro fatto fuori dai riflettori mediatici, ma capace di sedimentare relazioni fruttifere che hanno garantito, oltre alle forme autonome di espressione, anche una capacità di conflitto e di rapporto con le istituzioni nefande di questa città) tutte le condizioni per affrontare la precarietà esistenziale nei suoi diversi aspetti. Dopo il tempo della denuncia, dopo il tempo dell'orgoglio precario, si cominciano a porre le prime basi non solo per vincere in specifiche situazioni (vedi Sea e operatori sociali) ma per imbastire un piano di azione politica riconosciuta, supportata, condivisa e organizzata dai precari/e stessi.

Contributo di Infoxoa per la Mayday007

"Visto lo stato di crisi del sistema di welfare state, troppo legato al rapporto di lavoro fordista per essere una risposta sufficiente ai nuovi problemi posti dalle forme di lavoro "flessibile", si stanno delineando oggi, con un ritardo di almeno vent'anni rispetto all'evolversi dei rapporti produttivi, una serie di proposte di riforma degli ammortizzatori sociali...."

Energia cinetica ed energia potenziale:
Riflessioni per avviare un dibattito intorno alla riforma degli ammortizzatori sociali, al reddito garantito, per un movimento di lotta contro la precarietà.
Infoxoa, rivista di quotidiano movimento - speciale mayday 2007.

Per la mayday 2007, come ogni anno ormai da 7 anni, la redazione di Infoxoa rivista di quotidiano movimento ha prodotto un altro contributo.
Abbiamo distributo più di 1000 copie sia nella mayday di Napoli che di Milano.
Quest'anno il contributo verteva sulla attuale riforma degli ammortizzatori sociali vs reddito per tutti, con uno sguardo all'Europa e alla spesa sociale in Italia.
Sotto troverete i link, sia in .zip sia in .pdf, del foglio 8 pagine, formato tabloid, che abbiamo dato nelle due mayday italiche.
Buona lettura.
Il nodo redazionale di Infoxoa, rivista di quotidiano movimento.


file pdf:
http://www.infoxoa.org/mayday07/infoxoa_foglio_mayday2007.pdf

oppure file zip:
http://www.infoxoa.org/mayday07/infoxoa_foglio_mayday2007.zip

Siamo tutti agenti dell'intelligence precaria

MayDay - Reclaim - Conspiracy

MayDay: cospira e reclama!
Anche quest'anno un mare in un gioiosa tempesta. Milano e Napoli, la cospirazione precaria si sente e si vede.
Siamo andati, come ogni anno ormai, ad infoltire le schiere di precari in agitazione e dopo 7 anni ritrovarsi di nuovo in decine di migliaia sta a significare ancor più di prima che la lotta alla precarietà, per il reddito e i nuovi diritti, è ancora viva, anzi oggi ancor di più centralità dello scontro e possibilità di generalizzazione del conflitto.

Siamo andati a Napoli e a Milano, dando un segnale, ancora una volta di continuità, cosi come gli scorsi anni, insieme alle diverse mayday, partecipammo alla stesura di
contributi comuni, di organizzazione comune e di condivisione dei percorsi.

Spesso incagliati nelle piccole beghe da movimento, non ci siamo mai arresi di fronte alla portata enorme che le mayday hanno sempre espresso e per le quali abbiamo voluto, con piacere, condividerne i passaggi.

Quest'anno, difficile e duro, con la morte di Renato ucciso dai fascisti che si aggiungeva a quella di Antonio morto sul lavoro, abbiamo comunque voluto contribuire alle mayday. Pur essendo impegnati a difendere le nostre case occupate dalle minacce di sgombero del Sindaco più Democratico d'Italia e dal Prefetto senza pistola (ma con un sacco di manganelli), abbiamo voluto rilanciare e valorizzare il processo maydayano.
L'iniziativa dello scorso 15 aprile, "Verso la mayday un reddito per tutti", stava proprio a significare la necessità di continuare un percorso aperto e pubblico in
grado di dare ancora maggiore spinta alle mayday e di individuare una strategia comune che si contrapponga a quelle che sono le scelte che il governo di centro-sinistra sta attuando a partire dai tavoli di concertazioni per le riforme su pensioni e ammortizzatori sociali.

I tantissimi di Milano, con le carte dei tarocchi che prevedono un futuro di cospirazione tra i precari per ribaltare i rapporti di forza e rivendicare nuovi diritti, danno una indicazione chiara di quale può essere il percorso da seguire.
Fuori dai sindacati che non riescono a rappresentare le nuove istanze, fuori dai partiti della sinistra più o meno radicale che, legati al governismo e al tentativo spesso riuscito di sussumere pezzi di movimento, non riescono ad intercettare la nuova figura sociale e operaia, fuori dall'autonomia del politico troppo impelagato ad esercitare una egemonia della miseria, le mayday ci dicono di nuovo quale è il percorso da seguire: costruire cospirazione, produrre relazioni e alleanze sociali,
intervenire nei territori, produrre conflitti e complicità.
In particolare la mayday milanese di quest'anno, forse poco partecipata da espressioni più politiche di movimento, ha funzionato proprio dentro questa indicazione, diventare agenti dell'intelligence precaria, produrre relazione sociale e politica con\tra i precari, intervenire nei territori, cospirare: respirare insieme e non alitare sopra.
Con questa voglia, abbiamo partecipato anche alle giornate di Livorno alla "Sagra del precariato" sperando di aver dato un contributo utile al dibattito e alla continuazione della cospirazione.

Cosa succede in città: Roma, questa città ribelle e mai domata...
Prima di essere a Milano e Napoli, sono arrivati altri segnali importanti sui cui riteniamo utile riflettere: le manifestazioni di Roma, quella del 21 aprile, che ha visto un corteo di 1500 persone attraversare un quartiere popolare a partire dalla difesa delle case occupate dell'ex cinema Impero e che ha saputo coinvolgere un intero territorio e le sue rivendicazioni, dall'elelttrosmog al consultorio, dal
parco pubblico all'antifascismo, al lancio della "Vida Loca", quella vita da pazzi, che a partire dalla precarietà, siamo costretti a vivere. Cosi come il 25 aprile, ingessato e cavalcato da quel Sindaco Veltroni che qualche giorno prima aveva assegnato uno spazio ai neofascisti del Foro 753 facendo l'occhiolino ai centri
sociali di sinistra, uno spezzone di oltre 1000 persone si è staccato dal corteo ufficiale per andare a Piazza Vittorio. Quella stessa piazza che aveva già visto a
gennaio 10.000 persone scendere in piazza per contestare la politica abitativa della giunta romana, per essere vicini alla comunità bengalese che aveva subito due morti, Mery ed Hasib, in un incendio di un appartamento super affollato e che aveva visto caricare dalla polizia il presidio di solidarietà dei compagni provocando oltre 20 feriti. Quella stessa piazza dove i neofascisti tentano di imporsi con uno dei loro covi più attivi.
Insomma, indicazioni di partecipazione e attivazioni che passano proprio attraverso una nuova cospirazione e una nuova complicità, lontana dal tatticismo e, forse, finalmente aperta nella costruzione di un conflitto più articolato che interviene di nuovo nei territori, anche astratti, delle contraddizioni sociali.

Ancora e ancora: cospira e reclama!!!
Le mayday 07, forti anche della diffusione ormai a carattere europeo, anche quest'anno sono state un passaggio nodale per la costruzione della cospirazione precaria e che hanno saputo rispondere anche a quel 4 novembre, a quello "stop
precarietà" indetto da un cartello ampio di sigle, che ha dimostrato proprio la debolezza nella sola rappresentazione politica. Riteniamo necessario dunque, come abbiamo sempre affermato, che per costruire rapporti di forza reali, bisogna saper
costruire innanzitutto alleanze sociali, innescare meccanismi di complicità, relazioni sociali e politiche in grado di costruire e costituire reti di cospirazione non governati da un nodo centrale tutto politicista, dirigista e
tatticista.
Siamo contenti dunque di aver dato il nostro modesto contributo alla riuscita di questa Mayday 07, a partire dalla valorizzazione delle stesse proprio quando in molti le davano per defunte. Portiamo a casa, tutti, in primis chi si è assunto la responsabilità di organizzarle fattivamente e chi vi ha partecipato attivamente, un risultato che deve ora saper costruire ancora rete, ancora cospirazione in grado di portarci a realizzare un altro appuntamento nazionale nei mesi di autunno per contrastare le riforme di governo, confindustria e sindacati a partire proprio dalla
critica agli ammortizzatori sociali per la rivendicazione di un reddito garantito.

Infine, saremmo voluti essere molti di più sia a Napoli che a Milano, ma proprio le tante contignenze romane ci hanno tenuti impegnati nel nostro territorio. all'apertura del dibattimento per la morte di Renato, alla difesa delle
case occupate, dalla costruzione del boicottaggio dei concerti omofobi alla preparazione, con altre realtà romane e nazionali, del "laboratorio antifascista" che si terrà proprio a Roma il 12 e 13 maggio.

Terminiamo queste breve riflessioni con un abbraccio a Marco, ancora agli arresti a Copenaghen, rivendicando la sua liberazione cosi come quella degli altri imprigionati per la resistenza allo sgombero del Unghdomhuset. A loro va questo ultimo pensiero di rivolta.

Loa Acrobax project
Tunnel roma3
Coordinamento di lotta x la casa

6.5.07

Sergio Bologna: "Uscire dal vicolo cieco!"

In occasione del May Day 07 svoltosi a Milano, Sergio BOLOGNA ha scritto questo testo, intitolato "Uscire dal vicolo cieco!": scaricalo dal sito della Lumhi (in pdf).

2.5.07

May Day Parade the day after

[...]
Sono le 21:25 di martedì sera e finalmente sono davanti al mio pc. Le gambe sono a pezzi e il mal di testa impera. Ma ne è valsa la pena. Torno adesso dalla May Day Parade, e torno a piedi perchè i mezzi non vanno, con un buon bottino di foto e con un'ottima impressione della manifestazione dei precari ormai giunta alla sua settima edizione. Il corteo di quest'anno è stato contraddistinto dalla presenza dei tarocchi, XXI carte con varie figure (l'imprenditore, il telfonista, la catena, ecc.) che rappresentano il mondo del lavoro precario. Durante la manifestazione l'occupazione principale dei presenti era quella di correre da un capo all'altro del corteo per racimolare le carte mancanti, se non le trovavano si buttavano nel baratto con gli altri manifestanti. Insomma una vera festa di piazza che oltre a portrare avanti le istanze dei precari pompa ottima musica a tutto volume e soprattutto tanta birra.
[...]

continua su 02blog

Doppio corteo per la sicurezza e i precari

Le manifestazioni per il Primo Maggio a Milano

Nessun problema di ordine pubblico, ma alla Mayday sono apparse scritte pro-Br. Rosati: «Una giornata per ricordare le morti bianche»

Centomila persone, secondo gli organizzatori, hanno partecipato alla Mayday parade a Milano, la manifestazione-happening organizzata da sindacati autonomi, come la Cub, e centri sociali in nome di maggiori tutele per i lavoratori precari. Il corteo, arrivato alla settima edizione, si è svolto contemporaneamente in tredici città e si è concluso in piazza del Cannone. Una manifestazione allegra e ordinata, rovinata però da alcune scritte pro-Br comparse sui muri all'inizio e alla fine del percorso. In via De Amicis, non lontano dal punto di concentramento del corteo, è stato scritto in spray nero e firmato con una stella dello stesso colore «Solidarietà al Gramigna», il centro sociale di Padova coinvolto negli arresti di presunti brigatisti a febbraio. Nelle vicinanze sono state state affisse e distribuite copie di una lettera spedita dal carcere di Opera da Davide Bortolato, accusato di appartenere alle nuove Br. In piazza Castello è poi stato scritto in spray rosso «Milo, Marta, Orlando e Fede liberi» e, in nero, «Milo free», alludendo a persone arrestate. Sempre sugli stessi palazzi, firmato con falce e martello, «Fuori i compagni!» e «Liberi tutti!», scritto in rosso.

La Mayday dei precari d'assalto

Michela Chimenti
2 maggio 2007
Centomila persone anche quest'anno hanno sfilato, ballato e cantato per le strade di Milano, urlando e protestando contro la condizione precaria del lavoro e della vita. Il carnevale milanese si ripete al grido di «Mayday!Mayday!» che, col passare degli anni, non è più un grido spaventato di aiuto, ma un urlo di consapevolezza e di voglia di cambiare. «Dai precari piagnoni del 2001 ai precari d'assalto del 2007!» urla un ragazzo dal carro. Ed è proprio così: precari sono e forse resteranno, ma la Mayday 2007 ha avuto una marcia in più rispetto agli scorsi anni, un miglioramento che l'accompagna di volta in volta.

C'è il signore che sfila sui trampoli, per dimostrare come si sente ogni giorno quando va al lavoro: traballante. C'è una signora con un cartello al collo che dice «scado il 3 maggio». C'è il tradizionale carro dei lavoratori autorganizzati del teatro alla Scala e dei precari dello spettacolo. E poi c'è il carro principale, quello a cui un pò più che ad altri è dedicata la Mayday di quest'anno: i giornalisti. Si denuncia il fatto che, ad esempio, nella holding che controlla il Corriere della sera, Rcs, tre quarti degli articoli provengano da giornalisti precari e senza contratto. Ma il vero grido d'allarme per l'informazione arriva dai freelance, che denunciano il loro malessere [«Informare e NON essere, questo è il freelance»], e dicono di sentirsi come prodotti sul banco di un supermarket, come fantasmi nel mondo del lavoro.
Anche quest'anno, non sono mancati i gadget: un mazzo di «Tarocchi della Precariomanzia», da raccogliere lungo il percorso del corteo, suddivisi in quattro livelli di difficoltà, il più difficile dei quali è il Tarocco XXI, Il Reddito.

Un altro carro si è fatto notare: quello dei cittadini che non vogliono più farsi chiamare immigrati. Persone di varie nazionalità hanno urlato di essere italiani, di sentirsi italiani e soprattutto di lavorare per l'Italia e per il suo benessere. Una sola richiesta, a gran voce: uguali leggi e uguali diritti. Sono arrabbiati e delusi dalle parole della sindaca Letizia Moratti, che nell'ultimo periodo non ha fatto molto più che parlare di «zone franche da sgomberare». Mai. Nemmeno per distinguere fra «buoni e cattivi», soprattutto quando parla di quella ChinaTown milanese che tanto ha sconvolto l'opinione pubblica in queste settimane. Ecco quindi che da un carro spunta un bimbo cinese che sorride, appena sotto di lui due bandiere: una cinese e una italiana. Sono queste le zone franche di cui tanto si ha paura?

Come ogni anno, dopo i carri e i gadget, sfilano immancabili «le polemiche per il futuro». Quest'anno arrivano da Onorio Rosati, segretario generale della Camera del lavoro di Milano, il quale ha fatto un appello affinché nel futuro si possa fare una sola manifestazione del primo maggio milanese e non due [quella dei sindacati al mattino e la Mayday al pomeriggio]. Non che nel corteo mancassero bandiere o sindacati [i Cub in prima linea], ma se si continua a trattare i precari come presenze oscure, che si manifestano per le strade in un pomeriggio assolato, e non si prova a parlare con loro direttamente, non dalle radio o dai giornali la mattina del primo maggio, forse per il corteo comune qualcuno non è ancora pronto...

Michela Chimenti [Precaria]

30.4.07

Per la settima volta Milano precaria grida Mayday!

I cinque assi della precarietà: casa, affetti, formazione, accesso ai saperi e a una mobilità libera e le tematiche dell'antiproibizionismo e dell'autoderminazione.

Mayday - Milano

L 'appello (www.euromayday.org) si rivolge “ai precari e alle precarie, ai lavoratori e alle lavoratrici. Ai nativi ed ai migranti, uomini e donne. Ai contorsionisti della flessibilità, alle equilibriste del quotidiano. Ai cocoprecarizzati, alle interinali, alle false partite Iva, ai precari a tempo indeterminato e ai garantiti chissà fino a quando. Agli studenti, ai ricercatori, alle ricercatrici ed alle precarie della formazione e dell'informazione. A tutti/e quelli/e che cercano reddito e salario, a tutti/e coloro che pretendono diritti”.

La Mayday 007 parla di conflitto: la precarietà costituisce un elemento di crisi non solo nella società, ma anche nei movimenti sociali, politici e sindacali che cercano di attraversarla e cambiarla. Chi vuole agire contro la precarietà non può non fare i conti con i meccanismi che la generano.

E parla di rivendicazioni, aprendo una discussione con chi si occupa di lavoro in un modo più “tradizionale”: nell'appello si legge che “la tutela del contratto a tempo indeterminato per chi vive una reale subordinazione è ancora un riferimento importante per le rivendicazioni dei precari e delle precarie” tuttavia “la struttura sociale, caratterizzata da questa forma di “stabilità”, non può più riprodursi oggi. La Mayday rivendica la generalizzazione dei diritti e invoca la continuità del reddito come elementi fondamentali per disarmare il ricatto permanente a cui precari e precarie sono sottoposti/e.”

Diversa la posizione di Rifondazione comunista, come ci dice Franco Calamida, responsabile provinciale Lavoro “siamo tuttora per una struttura sociale caratterizzata da una forma di stabilità in cui il contratto a tempo indeterminato è il punto di riferimento, questa è la divergenza, e infatti ci battiamo per il passaggio dal lavoro precario a quello stabile, come obiettivo dell'immediato e di prospettiva. Coerente con la prospettiva del superamento della precarietà è la nostra proposta che collega la pensione al lavoro, diversa dal modello anglosassone, ove il diritto è assicurato dalla fiscalità generale e dunque la pensione è paragonabile alla nostra pensione sociale. In concreto è la questione dell'unità di classe”. Ma la precarietà parte dal lavoro per permeare nel sociale ovvero nell'insieme di gesti, relazioni e scelte che ognuno di noi compie giorno per giorno.

Ecco allora i cinque assi della precarietà: casa, affetti, formazione, accesso ai saperi e a una mobilità libera, gratuita e compatibile con l'ambiente vitale, che attraversano da sempre la Mayday, come le tematiche dell'antiproibizionismo e dell'autoderminazione. La Mayday 007 parla di diritti, cittadinanza e nuove civiltà: le campagne securitarie, i richiami all'ordine e alla legalità, la Bossi-Fini e i Cpt costituiscono un perno fondamentale con cui si ricatta una parte importantissima del tessuto sociale: i migranti. Il vincolo tra lavoro e diritti di cittadinanza è una gravissima forma di barbarie e di ingiustizia che umilia ed esaspera le differenze, rendendo sempre più difficile la tanto millantata integrazione.

E' oggi necessario riflettere sull'idea di legalità: si legge nell'appello: “Il neoliberismo ha bisogno dello scontro di civiltà. L'unico scontro che ci interessa è quello che contrappone due intendimenti differenti sul modo per costruire una società differente: la strada dei diritti o la via della legalità. Ognuno scelga ora senza ambiguità, la propria priorità; quale dei due termini costituisce la leva principale attraverso la quale muovere il proprio impegno e determinare le proprie visioni.” Infine parla d'Europa perché l'Europa è lo spazio pubblico da costruire come ambito sociale e conflittuale per superare la condizione precaria. Un'Europa molto diversa da quella monetaria, dove proporre una nuova politica di welfare: “L'EuroMayDay è oggi uno dei processi costituenti della nuova idea di Europa, radicale, libera, sociale e sostenibile.”
Silvia Martorana
Milano, 28 aprile 2008
da "Liberazione"

Primo Maggio, il SISA sfilera' coi centri sociali

LUGANO - Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA), come lo scorso anno, non parteciper� al corteo ufficiale del 1° Maggio con i sindacati aderenti all'Unione Sindacale Svizzera. Lo rende noto con un comunicato stampa il Sindacato stesso.

La ragione addotta a questa scelta è dovuta ai "metodi sindacali di queste federazioni lontani dai nostri". Il SISA infatti non accetta la concertazione dei sindacati dell'Unione Sindacale poich� "le loro rivendicazioni sono votate al mantenimento della "Pace del lavoro", che ha letteralmente distrutto la capacità di resistenza dei lavoratori in Svizzera".

Il SISA comunica di partecipare e di aderire al 1� maggio alternativo organizzato dal Coordinamento Precari Esistenziali martedì pomeriggio a Lugano-Besso e prenderà parte alla Street Parade per le vie della città insieme.

In questa manifestazione il SISA appoggerà la causa dei lavoratori precari e degli apprendisti e dimostreranno ancora una volta contro la riforma liceale che introduce il concetto di "scuola sempre più selettiva".

24.4.07

Mayday 2007: rete per il reddito

MAYDAY 2007

CONTRO IL WELFARE DEI MISERABILI E DELLA CONCERTAZIONE
RILANCIAMO LE LOTTE SOCIALI PER IL DIRITTO AL REDDITO

Arriviamo alla Mayday 2007 con la consapevolezza diffusa che le iniziative di lotta di questi anni sono riuscite nel loro iniziale obiettivo di far emergere la questione della precarietà e del diritto al reddito.

L’emergenza precaria è diventata oggetto di programmi politici e di governo; oggetto di scontri, veri e simulati, tra maggioranza e opposizione, e nella stessa maggioranza di governo.

Superata rapidamente la fase delle “aspettative” sull’azione del Governo Prodi, ci troviamo oggi di fronte ad un generale peggioramento della “condizione precaria”: basti pensare ai soli provvedimenti della Finanziaria 2007, con riferimento ai provvedimenti di condono a favore dei padroni dei call center, l’aumento delle trattenute per i contratti di collaborazione, la sanatoria per il lavoro nero e irregolare, e altro ancora.

Nel frattempo continua la strage quotidiana degli “omicidi bianchi” sul lavoro, che vede gran parte dei precari e immigrati come carne da macello, vittime civili di una guerra alla conquista di sempre più alti profitti e di competitività.

Dopo neppure un anno dalle elezioni politiche, non solo non si parla più di abolizione delle norme contenute nella Legge 30, ma neppure del loro superamento, piuttosto si pone, da parte del Governo, l’obiettivo di completare la riforma del mercato del lavoro.

Riforma di un mercato del lavoro considerato inevitabilmente precario e immiserito come prerequisito alla competitività delle imprese.

Riforma da completare con un nuovi strumenti di welfare e ammortizzatori sociali: in questo senso viene spesa, dallo stesso governo e dai sindacati concertativi, la prospettiva dell’introduzione di forme di SUSSIDIO e di FLESSICUREZZA: come da modello danese, già in crisi in patria ma tanto caro all’ex ministro Treu e all’attuale Ministro Damiano, modello che eleva la precarietà a sistema generale, con libertà assoluta di licenziamento e ammortizzatori sociali fortemente condizionati.

Sussidi sociali sono intesi come ammortizzatori, complementari ed incentivanti all’occupazione instabile, ricattata e sottopagata, precaria e sottomessa: una riforma del lavoro dove si continua ad aziendalizzare il tempo di vita e si socializzano (a carico del welfare) i costi della precarietà e della miseria salariale; chiedendo ed argomentando un ulteriore taglio alla previdenza sociale e alle pensioni.

Si apre una fase nuova ed importante per tutte le realtà che si misurano nelle lotte dei precari e per il reddito sociale: impedire che nei tavoli della rinnovata concertazione tra Governo, sindacati concertativi e padronato si consumi indisturbato il dirottamento delle rivendicazioni sul diritto alla continuità di reddito da strumento di ricomposizione sociale e di liberazione dal ricatto dello sfruttamento, a strumento di incentivo e sostegno ai processi di precarizzazione, strumento di ricatto sui precari e di immiserimento ulteriore dello stato sociale.

Su questi temi daremo il nostro contributo e la nostra partecipazione alle MayDay 2007, da Milano a Napoli, e su questi temi crediamo si possa sviluppare, sulla base di continua mobilitazione a livello nazionale e territoriale, una contrattazione sociale nazionale con il governo Prodi sulla questione del reddito, diretto ed indiretto.

Roma 17 Aprile 2007

RETE PER IL REDDITO SOCIALE E I DIRITTI

Appello Mayday 007

Ci rivolgiamo
Ai precari e alle precarie, ai lavoratori e alle lavoratrici. Ai nativi
ed ai migranti, uomini e donne. Ai contorsionisti della flessibilità,
alle equilibriste del quotidiano. Ai cocoprecarizzati, alle interinali,
alle false partite IVA, ai precari a tempo indeterminato e ai garantiti
chissà fino a quando. Agli studenti, ai ricercatori, alle ricercatrici
ed alle precarie della formazione e dell'informazione. A tutti/e
quelli/e che cercano reddito e salario, a tutti/e coloro che pretendono
diritti.

Let's Mayday

Per la settima volta la Milano precaria grida Mayday !

L'urlo che sette anni fa ha squarciato il silenzio imbarazzato dei
media, e di ogni istituzione, di destra come di sinistra, che avvolgeva
la questione precaria, si è trasformato oggi in una potente evocazione,
in un riferimento unico, in una tappa imprescindibile della politica
nazionale.

Ogni Mayday costituisce storia a sé, lo si sa, ma nell'arco del tempo il
protagonismo dei precari e delle precarie si è fatto sempre più evidente
assumendo una centralità che si è emancipata dall'intermediazione di
sindacati, partiti e centri sociali. Nell'anno che ha ribadito
l'inaffidabilità dei partiti “radicali” e lo smarrimento del movimento,
precari e precarie hanno trovato modi e tempi per auto-organizzarsi
nella rappresentazione di piazza e nell'evoluzione del percorso che
unisce una Mayday all'altra.


''' La Mayday 007 parla di conflitto '''

Da sempre siamo convinti che la precarietà costituisca un elemento di
crisi non solo nella società, ma anche nei movimenti sociali, politici e
sindacali che cercano di attraversarla e cambiarla. E la Mayday ha
dimostrato proprio questo. Chi vuole agire contro la precarietà non può
non fare i conti con i meccanismi che la generano. La precarizzazione è
un fenomeno complesso, un mix micidiale di atomizzazione, ricatto e
consenso.
Il crescente protagonismo dei precari è il frutto di un percorso che ha
saputo, partendo dalla narrazione collettiva, generare un processo
virtuoso che ha sostituito l'azione visibile, ma molte volte
estemporanea, che ha preceduto molti primi maggio, in un'accumulazione
continua di volontà, talenti e passioni che a loro volta hanno generato
sempre maggiore partecipazione. La radicalità risiede nelle relazioni,
si diceva due anni fa. La radicalità oggi, lo ribadiamo, sta nella
capacità di tradurre le frustrazioni, l'isolamento e i ricatti che i
precari vivono quotidianamente su un piano nuovo dove la delusione verso
l'in/civiltà delle imprese si trasformi in complicità fra i precari e
nel quale si sappia rinnovare il conflitto per fare fronte allo
spiazzamento in cui la precarietà ci immerge.


''' La Mayday 007 parla di rivendicazioni '''

Pensiamo che la tutela del contratto a tempo indeterminato per chi vive
una reale subordinazione siano ancora un riferimento importante per le
rivendicazioni dei precari e delle precarie, ma siamo convinti che la
struttura sociale, caratterizzata da questa forma di "stabilità", non
possa più riprodursi oggi. La Mayday rivendica la generalizzazione dei
diritti e invoca la continuità del reddito come elementi fondamentali
per disarmare il ricatto permanente a cui precari e precarie sono
sottoposti/e.
Ma è importante fare almeno una precisazione: il governo del
centro-sinistra è debole e non vuole cogliere le implicazioni di una
diffusione a macchia d'olio della condizione di precarietà. I tavoli
sugli ammortizzatori, sulle pensioni e sui nuovi diritti propongono
un'articolazione complessa di "soluzioni" che si dirigono verso
orizzonti che ci spaventano. La scelta di ammortizzare la precarietà
anziché pensare a un insieme di misure, diritti, e tutele tali da
rafforzare la posizione dei precari mostra un intendimento preciso: si
vogliono tutelare i processi di precarizzazione - e quindi di profitto -
attraverso i quali le aziende si stanno arricchendo, ammorbidendone
tuttalpiù gli effetti più nefasti. Si vuole curare il sintomo senza
preoccuparsi del male, sperando che il malato se ne dimentichi. La
continuità del reddito invocata dalle decine di migliaia di partecipanti
alle Mayday Parade di questi anni, può tradursi in un'opportunità,
anziché in una ennesima catena, se consente ai precari di scegliere, di
rifiutare i lavori peggiori, e quindi, implicitamente, di confliggere
per migliorare le proprie condizioni. Ogni altra proposta definisce una
traslazione della precarietà, ma non certo una diminuzione della sua
intensità. Poco importa se siamo precari nella vita per i ricatti del
mercato del lavoro o se lo siamo per i ricatti combinati di
quest'ultimo e di un welfare che ci inchioda al dovere del lavoro a
qualunque costo.


''' Dal conflitto al reddito passando per i cinque assi della
precarietà '''

Sappiamo bene anche che la precarietà parte dal lavoro per permeare nel
sociale ovvero nell'insieme di gesti, relazioni e scelte che ognuno di
noi compie giorno per giorno, per necessità, per volontà, per
sensibilità o per costrizione. In questo senso i cinque assi della
precarietà rappresentano perfettamente l'orizzonte a cui guardare. La
casa, oramai diritto proibito non solo per i precari, gli affetti, la
formazione, l'accesso ai saperi e ad una mobilità libera, gratuita e
compatibile con il nostro ambiente vitale, rimangono campi di intervento
e conflitto fondamentali, che nelle diverse declinazioni incontrano ed
attraversano da sempre la Mayday. Così come le tematiche
dell'antiproibizionismo e dell'autoderminazione sulle quali il
governo, che subisce l'offensiva clericale, si è dimostrato senza il
carattere necessario per mantenere le promesse fatte.
L'autoderminazione di sé, dei propri piaceri/desideri e la giusta
pretesa di controllo sul proprio corpo sono istanze che non accettano
inter/mediazione e vanno rivendicate attraverso la cospirazione dei
soggetti.


''' La Mayday 007 parla di diritti, cittadinanza e nuove civiltà '''

Le campagne securitarie, i richiami all'ordine e alla legalità, la
bossi-fini e i CPT costituiscono un perno fondamentale con cui si
ricatta una parte importantissima del tessuto sociale: i migranti. Il
vincolo tra lavoro e diritti di cittadinanza è una gravissima forma di
barbarie e di ingiustizia che umilia ed esaspera le differenze, rendendo
sempre più difficile la tanto millantata integrazione. I migranti oggi
sono l'espressione più evidente di cosa significa precarietà di vita, e
di come la fame di profitto delle imprese, bisognose di manodopera, non
conosca limiti: il loro diritto al reddito, alla casa, alla salute,
all'istruzione è, per legge, sotto il controllo delle imprese. E sempre
attraverso la richiesta legalità, viene loro impedito di emanciparsi da
questo giogo, come avviene in Lombardia per i proprietari del phone
center, che dall'oggi al domani dovrebbero perdere la loro unica fonte
di reddito e tornare alle ricerca di un contratto di lavoro.
La precarietà non si esprime in maniera omogenea, ma è l'esercizio
premeditato di diverse strategie che colpiscono le molteplici parti del
corpo sociale dividendole e compartimentandole. Il neoliberismo ha
bisogno dello scontro di civiltà. L'unico scontro che ci interessa è
quello che contrappone due intendimenti differenti sul modo per
costruire una società differente: la strada dei diritti o la via della
legalità. Ognuno scelga ora senza ambiguità, la propria priorità; quale
dei due termini costituisce la leva principale attraverso la quale
muovere il proprio impegno e determinare le proprie visioni. Per noi
resta chiaro che la legalità è sempre iniqua e che la conquista dei
diritti sociali passa attraverso l'esercizio del conflitto.
A Milano dove il disagio, la rabbia, l'esclusione crescono di giorno in
giorno assumendo via via forme sempre più incontrollabili,
l'amministrazione contrappone la pretesa che tutto ciò non sporchi o
non occupi i marciapiedi del consumo o le strade dello shopping. Questa
spudorata equiparazione ci è lontana nella maniera più assoluta.
E' necessario affermare i diritti di cittadinanza, abolire i CPT,
cancellare la Bossi-Fini e tutte le leggi discriminatorie.


''' La Mayday 007 parla d'Europa '''

Anche quest'anno la Mayday attraversa le città europee perché l'Europa
è lo spazio pubblico da costruire come ambito sociale e conflittuale per
superare la condizione precaria. L'Europa che ci immaginiamo è molto
diversa da quella monetaria che l'ipocrisia del nuovo millennio ha
partorito. All'interno di essa vogliamo proporre una nuova politica di
welfare, che fissi criteri sociali uniformi per nativi e migranti,
riduzione delle tipologie contrattuali atipiche, fissazione di un
salario minimo orario che prescinda dalla condizione lavorativa e
garanzia di continuità di reddito per tutti e tutte.
L'EuroMayDay è oggi uno dei processi costituenti della nuova idea di
Europa, radicale, libera sociale e sostenibile.

''' Mayday Mayday '''
1° maggio 007
Milano, Porta Ticinese - ore 15.00
http://www.euromayday.org

May Day milanese

Appello per la costruzione della Napoli May Day 2007

Scrivere un appello ai movimenti, ai comitati, ai collettivi, alle associazioni, al mondo del lavoro e del "non lavoro" per costruire insieme la May Day Parade del primo maggio a Napoli: per un istante abbiamo pensato (sperato...?!) che bastasse copiarne qualcuno degli anni scorsi... Non per pigrizia. Non per ritualità.
Da diversi anni, infatti, e attraversando molte città europee, la May Day parade rappresenta un esperimento consolidato di emersione delle domande, delle identità e delle lotte presenti nel molteplice universo della precarietà sociale e lavorativa. Costruzione di uno spazio comune che si misura continuamente con la sua stessa precarietà e col suo divenire. Ricerca di linguaggi e di pratiche, monitoraggio e valorizzazione di quella microfisica delle resistenze poste in essere dal lavoro vivo, mentre viene continuamente scomposto dal comando per riconnettersi poi nella fabbrica sociale.
Precarietà e precarizzazione sono ormai largamente riconosciute come le cerniere che collegano le vecchie forme del lavoro, aggredite dal liberismo, depauperate del salario diretto e indiretto e perfino del diritto alla pensione, con le nuove realtà di lavoratori in affitto o interinali, contorsionisti della prestazione a chiamata, operatori a progetto, cognitari, studenti....
Figure senza cittadinanza: un esempio per tutti è quello dei migranti, per i quali il lavoro è concepito giuridicamente come pura "sfruttabilità", subalternità del diritto alle necessità della macchina produttiva.
Tutti soggetti che si trovano ormai di fronte alla necessità di riscrivere l'alfabeto dei bisogni e riconquistare quasi completamente un proprio statuto dei diritti.
Poco o niente è cambiato col passaggio dal governo nazionale di una destra liberista, populista e inflazionista ad un centrosinistra liberista e tecnocratico, pronto a riproporre i feticci di Maastricht e del debito per continuare con l'opera di demolizione del welfare state. Entrambi brillano nell'assoluta mancanza di proposte per tutelare le nuove realtà sociali e lavorative. Che perciò cominciano a fare da sé!
"Reclame the Money" ("Reclama Reddito") è diventata negli anni una rivendicazione sempre più riconosciuta, che prova ad attraversare le aspettative del lavoro diffuso e di quello negato, declinando i diritti all'accesso, alla salute, ai saperi, alla libertà di movimento, all'abitabilità. Si è estesa inoltre la consapevolezza che di fronte a modelli di profitto così aggressivi verso il pianeta, la precarietà del reddito e del lavoro si rifletta nella precarietà dell'ambiente e della salute.
Importanti mobilitazioni locali e nazionali, così come la pratica dell'azione diretta (autoriduzioni, blocchi ecc), hanno amplificato queste battaglie sul piano simbolico e della comunicazione e contro di esse si è scatenata una repressione rapida e feroce con processi penali contro centinaia di precari e di precarie.
Perfino l'empasse con cui questi movimenti si misurano rappresenta una questione aperta ma non certo sconosciuta: la difficoltà ad agire pienamente il nuovo spazio pubblico europeo, il problema di associare continuità e cooperazione alla forza dei conflitti simbolici e puntuali, la necessità di ricomporre movimenti "senza centro" con dispositivi di reciproco riconoscimento e mutualità tra le lotte territoriali...

Eppure fra le mille ragioni per aggiornare collettivamete questa riflessione, una ci è sembrata più pressante delle altre: è l'accelerazione precipitosa e particolare che questi processi stanno vivendo a Napoli!
Innanzi tutto l'informalizzazione delle relazioni economiche, dei dispositivi sociali e abitativi ha una preponderanza sui segmenti urbani più "tradizionali" che ha pochi eguali in tutto l'occidente. Un processo di deregulation vertiginoso ma senza tutele, come attesta la cifra ormai "fossilizzata" del 60% di disoccupazione giovanile "ufficiale"!
In questo contesto si sviluppa la crescita di una violenza non solo verticale, ma anche orizzontale tra i ceti subalterni. Una realtà che non si può ridurre, come spesso viene fatto, alla presenza delle bande armate dell'economia extra-legale o alla speculare militarizzazione poliziesca, che pure soffocano le potenzialità di una riscossa sociale effettivamente consapevole.
C'è un reale disastro sociale con cui fare i conti!
L'inflazione degli ultimi anni, malamente camuffata dall'arrivo dell'euro, ha vertiginosamente aumentato la precarietà sociale ed esistenziale (affitti delle case cresciuti di otto volte in dieci anni, ventimila mutui abitativi abbandonati solo nell'ultimo anno). Politiche insieme liberiste e clientelari, come nella gestione della sanità pubblica, stanno facendo il resto. Sul piano imprenditoriale, l'aggressione speculativa al territorio e ai beni comuni (a partire dall'acqua ) sembra diventata l'unica opzione per rendite sempre più parassitarie.
Di fronte a questa realtà che non riesce nè a rappresentare nè ad afferrare, il ceto politico locale, impegnato nel più tranquillo naufragio che si ricordi, sembra preoccupato soltanto, e paradossalmente, di conservarsi. E di fare affari... Malgrado imponenti esempi di delegittimazione sociale e momenti di conflitto virulento, come nel caso dello smaltimento dei rifiuti in cui il governo locale e nazionale si sono rivelati incapaci di costruire soluzioni condivise e fuori dall'influenza delle ecomafie, soluzioni che il piu’ delle volte coincidono con uno nuovo stupro ambientale da mettere in atto da Acerra a Serre, dal LoUttaro al Vallone di San Rocco.
Si costruiscono, piuttosto, continui diaframmi rispetto ai cittadini, espropriati di ogni ruolo decisionale. Una condizione abituale per chi è storicamente sottomesso alle servitù militari NATO ed alla crescente militarizzazione del territorio (ultima clamorosa notizia la conferma che il porto di Napoli è sistematicamente utilizzato dai sommergibili nucleari, nell'ignoranza di tutta la popolazione). Ma anche laboratorio della globalizzazione liberista: Napoli e la Campania sono diventate un avamposto europeo nei processi globali di privatizzazione del potere pubblico. Commissariamenti, privatizzazioni, esternalizzazioni sono alcuni dei dispositivi di governo che deresponsabilizzano politicamente la classe dirigente e ne appaltano o nascondono le funzioni. Dal commissariamento regionale sui rifiuti ai tentativi di privatizzazione dell'acqua, dalle società di trasformazione urbana (STU) all'esternalizzazione delle funzioni amministrative. In quasi tutte le funzioni di governo del territorio i cittadini devono interfacciarsi con consigli d'amministrazione di soggetti privati o di società miste. Il Comune, la Provincia, la Regione, si propongono sempre più come renditieri "irresponsabili" dell'attività di queste società, percorrendo una strada spianata dal DDL Lanzillotta e dal governo Prodi.
Particolarmente grave l'appalto ad un'aggressiva azienda privata, la Gest-Line, di tutti i crediti amministrativi. Una sorta di usura legalizzata con cui il sistema di potere e comando cittadino pensa di occultare la rimozione del welfare informale col quale in questi anni ha tamponato la totale assenza di una politica di sostegno ai redditi.

A Napoli e in Campania la cosiddetta questione democratica coincide più che mai con la questione sociale!

Fuori e contro questi comitati d'affari, i territori hanno visto fiorire forme di mobilitazioni dal basso, comitati di quartiere, assisi democratiche e reti per la difesa dei beni comuni (l'acqua, il territorio, la salute, la scuola, l'accesso ai saperi, l’abitabilita’) che hanno affiancato le lotte più tradizionali dei precari e dei disoccupati. Dai nuovi fermenti dell'università e del precariato cognitivo alle resistenze contro la devastazione del territorio, dalle lotte alla quotidiana precarietà sociale dei disoccupati storici a quelle dei lavoratori della Ergom e dell’Alfa/Avio contro i processi di ristrutturazione selvaggia; queste vertenze vivono, purtroppo, in una inefficace separatezza mentre, invece, abbisognano di un linguaggio condiviso, un comune tessuto connettivo per una presa di parola forte ed autorevole che si faccia finalmente cambiamento politico.
Per questi percorsi l'organizzazione della May Day 2007 è la possibilità di attraversare uno spazio comune in cui annodare i tanti fili che si stanno già tessendo e per tesserne dei nuovi. Per sperimentare una narrazione collettiva che vada oltre l'occasione e prosegua lungo i percorsi di movimento e di autorganizzazione a cominciare dal prossimo appuntamento del 19 Maggio a Napoli indetto dall’Assemblea Popolare di Serre, in difesa della salute e dell’ambiente e contro la logica dell’incenerimento dei rifiuti.
Per i movimenti la Napoli May Day 2007 è un potenziale snodo perché continui a crescere quella cooperazione tra i precari e le precarie che sovverta la miseria del presente. Ed è anche un punto di verifica: nella costruzione asimmetrica del nuovo spazio pubblico europeo e mediterraneo, Napoli col suo laboratorio di contraddizioni, di conflitti, di globalizzazione informale e liberista, rappresenta una parte di quel "futuro di sotto" con cui è necessario misurarsi per conquistare un altro mondo possibile!


Invitiamo tutte le realtà regionali ad un incontro pubblico per la costruzione comune della May Day 2007
Lunedi 16 aprile alle ore 17.30
- Aula Francesco Lo Russo - Università Federico II –
- via Mezzocannone n°16, II Piano


Federazione Regionale dell’RdB/CUB della Campania, RdB/CUB “Precari Autorganizzati”, Red Link, Rete per il Reddito ed i Diritti Sociali, Laboratorio Occupato Insurgencia, Orientale Agitata , Comitato di lotta Vele di Scampia, Comitato in difesa del Vallone di San Rocco, Napoli Arcobaleno – per il diritto al territorio

Mayday all'Aquila: il programma

PROGRAMMA MAY DAY 2007 - 28, 29, 30 aprile e 1° maggio
l'aquila - parco del castello
FESTA DEL NON LAVORO
la nostra precarietà è il loro profitto (arte - musica e parole)
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SABATO 28 APRILE

IN MOVIMENTO DALLA MATTINA: CRITICAL MASS - DO IT YOURSELF - ATTIVAmENTE - ELABORAZIONI ARTISTICHE
clown, spettacoli per bambini, arte, giochi, libri, fumetti, ozio, satira, artigianato, mostre, petizioni, saperi e sapori in libertà

NEL POMERIGGIO: LABORATORI, TESTIMONIANZE, DIBATTITI, ASSEMBLEE, BANCHETTI INFORMATIVI

ECOLOGIA
VALENTINA CANCELLI no-tav e grandi opere
MATTEO PODRECCA Libero Ateneo della Decrescita Ecologia libertaria
FRANCO BOTTICCHIO e DARIO D'ALESSANDRO l'Abruzzo si buca: le cave
GIANNI TARQUINI ecodistruzioni in America Latina

SPETTACOLI DELLA SERA

READING POETICO a cura di Paolo Paoletti
DURK SUNRISE sweet rock
DABADAB AQ on FAYA
sound system

NELLA NOTTE A SEGUIRE VIDEO-PROIEZIONI: reportage, documentari
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DOMENICA 29 APRILE

IN MOVIMENTO DALLA MATTINA: CRITICAL MASS - DO IT YOURSELF - ATTIVAmENTE - ELABORAZIONI ARTISTICHE
clown, spettacoli per bambini, arte, giochi, libri, fumetti, ozio, satira, artigianato, mostre, petizioni, saperi e sapori in libertà
NEL POMERIGGIO: LABORATORI, TESTIMONIANZE, DIBATTITI, ASSEMBLEE, BANCHETTI INFORMATIVI

CINZIA ARRUZZA presentazione libro "Pubblico è meglio" Ed.Carta

SANITA' e DIRITTI CIVILI
GIORDANO COTICHELLI sistema sanitario e bisogni sociali
FRICCHE movimento NO VAT e PACS
MARIA PAOLA FALQUI ingerenza del clero su diritti individuali
ORESTE SCALZONE conversazione sui movimenti

SPETTACOLI DELLA SERA

FLAMENCO a cura della Palestra Yajè
C.A.Di Can.Po. Compagnia Aquilana di Canto Popolare
TARAF romanì e klezmer
Il custode del drago

NELLA NOTTE A SEGUIRE VIDEO-PROIEZIONI: reportage, documentari
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LUNEDI' 30 APRILE

IN MOVIMENTO DALLA MATTINA: CRITICAL MASS - DO IT YOURSELF - ATTIVAmENTE - ELABORAZIONI ARTISTICHE
clown, spettacoli per bambini, arte, giochi, libri, fumetti, ozio, satira, artigianato, mostre, petizioni, saperi e sapori in libertà

NEL POMERIGGIO: LABORATORI, TESTIMONIANZE, DIBATTITI, ASSEMBLEE, BANCHETTI INFORMATIVI

Video-intervista a CARLO BERTANI scrittore

ANTIMILITARISMO e FORMAZIONE
MASSIMO SOLFERINO riconversione industria bellica
ETTORE D'INCECCO il mercato del sapere
COLLETTIVO STUDENTESCO INDIPENDENTE pedagogia e società: prospettive libertarie
COMITATI DI BASE STUDENTI LIBERTARI libera cultura in liberi spazi

SPETTACOLI DELLA SERA

KILLER KING rock
MOTA SEMPER rock
RODEO DRIVE rock
O-MAGGIO AL FUOCO Il custode del drago

NELLA NOTTE A SEGUIRE VIDEO-PROIEZIONI: reportage, documentari
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MARTEDI' 1° MAGGIO

IN MOVIMENTO DALLA MATTINA: CRITICAL MASS - DO IT YOURSELF - ATTIVAmENTE - ELABORAZIONI ARTISTICHE
clown, spettacoli per bambini, arte, giochi, libri, fumetti, ozio, satira, artigianato, mostre, petizioni, saperi e sapori in libertà

NEL POMERIGGIO: LABORATORI, TESTIMONIANZE, DIBATTITI, ASSEMBLEE, BANCHETTI INFORMATIVI

EDOARDO PUGLIELLI presentazione libro "Battaglie e vittorie dei ferrovieri abruzzesi"

LAVORO
CARMELA BONVINO T.F.R. e reddito sociale
GIUSEPPE DI MARCO economia della conoscenza e sfruttamento capitalistico
ENRICO VOCCIA Meccanismi ideologici e dinamica dello sfruttamento
ILARIA DEL BIONDO Camera del Lavoro Precario

SPETTACOLI DELLA SERA

POESIA Laboratorio "Dietro le Quinte"
IL CIRCO DI PONGO E BARTOLO
con Giulio Votta e Marco Valeri special guest Umberto Caraccia
PAPALEG DUO blues
ALMA rockblues

NELLA NOTTE A SEGUIRE VIDEO-PROIEZIONI: reportage, documentari
**********************************************
(per cause non dipendenti dalla nostra volontà, il programma può subire variazioni all’ultimo minuto)

**********************************************
Lo staff ti consiglia l'abbonamento alla rivista "L'ANTIFASCISTA"
e l'acquisto del CAFFE' ZAPATISTA, il buon caffè rebelde!

********** LA NOSTRA PIATTAFORMA*************

MAY DAY- UN ALTRO MONDO È NECESSARIO

L’Aquila, 28-29-30aprile e 1° maggio. Di nuovo in piazza per ribadire la nostra opposizione alla precarietà del lavoro e della vita. Precarietà che sempre più si configura come forma di sfruttamento legalizzato dallo stato al servizio delle multinazionali.
Mentre i partiti e i sindacati riformisti si preparano ad organizzare autobus per la solita festa del 1°maggio a Roma, noi per il quinto anno consecutivo affermiamo un nuovo modo di stare al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici, rifiutando con forza ogni forma di controllo e di subordinazione.
Siamo immersi nella guerra. L'ordine sociale attuale non può continuare ad esistere senza la guerra. Una guerra che è continua proprio perchè è il modo con cui gli stati, le potenze economiche e finanziarie pensano le loro relazioni di potere e di dominio. Relazioni di potere e di dominio finalizzate a controllare territori geopoliticamente rilevanti, risorse fondamentali per continuare ad esercitare quel dominio e quel potere: le fonti energetiche, idriche, agricole, forestali, alimentari, i semi, i saperi, le capacità di lavoro manuale ed intellettuale.
Ma all'interno di questo sistema delle guerre, che sono guerre sociali, ecologiche, economiche, militari, ci sono altre prospettive e altre strade. Sono le nostre storie, le nostre pratiche, i nostri progetti, i nostri linguaggi. Noi non usiamo (non dovremmo mai usare) la parola RISORSA... una parola che rimanda allo scambio economico, ai flussi finanziari, al mercato e ai mercati, a cominciare da quello delle armi. Noi usiamo la parola BENI. E diciamo che questi beni - la terra, l'acqua, l'energia, la cultura, la città, la casa, la salute, i saperi tradizionali - devono essere collettivi, cioè essere considerati beni civici di tutte e di tutti e per questo essere beni collettivi comuni.
E lo vediamo in tutte quelle realtà impegnate sui diversi territori del nostro paese, in quel vasto antagonismo progettuale contro le nocività ambientali e sociali, contro l'attacco alla salute, contro la potenza della rendita urbana e la privatizzazione degli spazi delle città, la distruzione del territorio, le grandi opere, la dissipazione di materia ed energia, le centrali a carbone e nucleari, inceneritori e discariche e contro la privatizzazione dei servizi locali. Lotte connesse con il vasto universo di movimenti contro la guerra, le basi militari, contro la precarietà dell'esistenza, contro lo sfruttamento e la criminalizzazione dei migranti e dei chiedenti asilo.
Vogliamo diventare più forti e più autonomi. Alternativi alle scelte del capitalismo globalizzato e di tutti quelli che mettono al primo posto un insensato realismo che non ha niente di realistico, anzi è fuori dal reale, anche nel linguaggio: se è vero, come è vero, che la guerra viene chiamata pace, che volendo essere contro la guerra senza se e senza ma si resta in Afghanistan, si va in Libano.
Noi non possiamo accettare questo modo di ragionare e di fare, non per ragioni ideologiche, ma perchè questo loro progetto è un progetto di dominio, è arretrato rispetto al nostro progetto, è fuori dalla storia di donne e uomini che vogliono costruire un tempo e uno spazio collettivi diversi.
(Coordinamento MayDay 2007- L'Aquila)
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www.euromayday.org
www.fermobiologico.it

17.3.07

Invito convocazione Euromayday Milano 2007

La parola dei/delle precarie/i

L’anno che stiamo vivendo è stato percorso da forti mobilitazioni, sindacali e non solo, che si sono espresse contro la precarietà e alcune volte, ahinoi, contro il precariato.

Queste manifestazioni, partecipate, sono state accompagnate da fiumi di promesse da parte di molti esponenti di questo governo - che qualcuno si ostina a considerare amico - ma fino ad oggi a parte qualche incontro, alcune passerelle, un paio di tavolini, poco s’è visto di concreto.

Eppure la precarietà avanza inesorabile.

Vogliamo essere schietti: pensiamo che la precarietà ora come ora non possa essere debellata e il “precariato” abolito. Essi sono parte intima di questa società.

I precari e le precarie, la loro condizione, le loro illusioni, sono l’espressione di un rapporto di forza fra individuo e impresa nel quale quest’ultima domina. Un rapporto di forza costruito meticolosamente, in decenni, frutto di una trasformazione del modo di produrre "cose materiali e cose immateriali" che ha spiazzato indebolito l’intera sinistra storica. Non sarà la buona volontà ad invertire questa tendenza. E’ necessario invece imparare a penetrare nel tessuto sociale precarizzato costruire nuove complicità e definire nuove strategie di conflitto che possano affiancarsi a quelle tradizionali molte volte inefficaci. Il problema e la soluzione stanno nello stesso luogo, nel corpo sociale privatizzato: suggestionato e ricattato nel medesimo tempo.

Le conseguenze non sono di poco conto. La precarietà esprime l'effetto di una forma sociale creata dal neoliberismo e incarnata dai brand che esalta la creatività producendo valori e aspirazioni ad uso e consumo delle aziende. Come si può contrastare tanto potere senza prima incrinarne il funzionamento?
La Mayday deve fare quello che ha sempre fatto: dare la parola ai precari e alle precarie...

[...to be continued next week]

Vi invitiamo all' Assemblea EuroMayday Milano 007. Domenica 18 Marzo, ore 15.00 in via della Pergola 5

M2/Passante Garibaldi FS (uscita binario 20 via Pepe)
M3 Zara/ Tram 4-11/ Bus 82