24.4.07

Appello Mayday 007

Ci rivolgiamo
Ai precari e alle precarie, ai lavoratori e alle lavoratrici. Ai nativi
ed ai migranti, uomini e donne. Ai contorsionisti della flessibilità,
alle equilibriste del quotidiano. Ai cocoprecarizzati, alle interinali,
alle false partite IVA, ai precari a tempo indeterminato e ai garantiti
chissà fino a quando. Agli studenti, ai ricercatori, alle ricercatrici
ed alle precarie della formazione e dell'informazione. A tutti/e
quelli/e che cercano reddito e salario, a tutti/e coloro che pretendono
diritti.

Let's Mayday

Per la settima volta la Milano precaria grida Mayday !

L'urlo che sette anni fa ha squarciato il silenzio imbarazzato dei
media, e di ogni istituzione, di destra come di sinistra, che avvolgeva
la questione precaria, si è trasformato oggi in una potente evocazione,
in un riferimento unico, in una tappa imprescindibile della politica
nazionale.

Ogni Mayday costituisce storia a sé, lo si sa, ma nell'arco del tempo il
protagonismo dei precari e delle precarie si è fatto sempre più evidente
assumendo una centralità che si è emancipata dall'intermediazione di
sindacati, partiti e centri sociali. Nell'anno che ha ribadito
l'inaffidabilità dei partiti “radicali” e lo smarrimento del movimento,
precari e precarie hanno trovato modi e tempi per auto-organizzarsi
nella rappresentazione di piazza e nell'evoluzione del percorso che
unisce una Mayday all'altra.


''' La Mayday 007 parla di conflitto '''

Da sempre siamo convinti che la precarietà costituisca un elemento di
crisi non solo nella società, ma anche nei movimenti sociali, politici e
sindacali che cercano di attraversarla e cambiarla. E la Mayday ha
dimostrato proprio questo. Chi vuole agire contro la precarietà non può
non fare i conti con i meccanismi che la generano. La precarizzazione è
un fenomeno complesso, un mix micidiale di atomizzazione, ricatto e
consenso.
Il crescente protagonismo dei precari è il frutto di un percorso che ha
saputo, partendo dalla narrazione collettiva, generare un processo
virtuoso che ha sostituito l'azione visibile, ma molte volte
estemporanea, che ha preceduto molti primi maggio, in un'accumulazione
continua di volontà, talenti e passioni che a loro volta hanno generato
sempre maggiore partecipazione. La radicalità risiede nelle relazioni,
si diceva due anni fa. La radicalità oggi, lo ribadiamo, sta nella
capacità di tradurre le frustrazioni, l'isolamento e i ricatti che i
precari vivono quotidianamente su un piano nuovo dove la delusione verso
l'in/civiltà delle imprese si trasformi in complicità fra i precari e
nel quale si sappia rinnovare il conflitto per fare fronte allo
spiazzamento in cui la precarietà ci immerge.


''' La Mayday 007 parla di rivendicazioni '''

Pensiamo che la tutela del contratto a tempo indeterminato per chi vive
una reale subordinazione siano ancora un riferimento importante per le
rivendicazioni dei precari e delle precarie, ma siamo convinti che la
struttura sociale, caratterizzata da questa forma di "stabilità", non
possa più riprodursi oggi. La Mayday rivendica la generalizzazione dei
diritti e invoca la continuità del reddito come elementi fondamentali
per disarmare il ricatto permanente a cui precari e precarie sono
sottoposti/e.
Ma è importante fare almeno una precisazione: il governo del
centro-sinistra è debole e non vuole cogliere le implicazioni di una
diffusione a macchia d'olio della condizione di precarietà. I tavoli
sugli ammortizzatori, sulle pensioni e sui nuovi diritti propongono
un'articolazione complessa di "soluzioni" che si dirigono verso
orizzonti che ci spaventano. La scelta di ammortizzare la precarietà
anziché pensare a un insieme di misure, diritti, e tutele tali da
rafforzare la posizione dei precari mostra un intendimento preciso: si
vogliono tutelare i processi di precarizzazione - e quindi di profitto -
attraverso i quali le aziende si stanno arricchendo, ammorbidendone
tuttalpiù gli effetti più nefasti. Si vuole curare il sintomo senza
preoccuparsi del male, sperando che il malato se ne dimentichi. La
continuità del reddito invocata dalle decine di migliaia di partecipanti
alle Mayday Parade di questi anni, può tradursi in un'opportunità,
anziché in una ennesima catena, se consente ai precari di scegliere, di
rifiutare i lavori peggiori, e quindi, implicitamente, di confliggere
per migliorare le proprie condizioni. Ogni altra proposta definisce una
traslazione della precarietà, ma non certo una diminuzione della sua
intensità. Poco importa se siamo precari nella vita per i ricatti del
mercato del lavoro o se lo siamo per i ricatti combinati di
quest'ultimo e di un welfare che ci inchioda al dovere del lavoro a
qualunque costo.


''' Dal conflitto al reddito passando per i cinque assi della
precarietà '''

Sappiamo bene anche che la precarietà parte dal lavoro per permeare nel
sociale ovvero nell'insieme di gesti, relazioni e scelte che ognuno di
noi compie giorno per giorno, per necessità, per volontà, per
sensibilità o per costrizione. In questo senso i cinque assi della
precarietà rappresentano perfettamente l'orizzonte a cui guardare. La
casa, oramai diritto proibito non solo per i precari, gli affetti, la
formazione, l'accesso ai saperi e ad una mobilità libera, gratuita e
compatibile con il nostro ambiente vitale, rimangono campi di intervento
e conflitto fondamentali, che nelle diverse declinazioni incontrano ed
attraversano da sempre la Mayday. Così come le tematiche
dell'antiproibizionismo e dell'autoderminazione sulle quali il
governo, che subisce l'offensiva clericale, si è dimostrato senza il
carattere necessario per mantenere le promesse fatte.
L'autoderminazione di sé, dei propri piaceri/desideri e la giusta
pretesa di controllo sul proprio corpo sono istanze che non accettano
inter/mediazione e vanno rivendicate attraverso la cospirazione dei
soggetti.


''' La Mayday 007 parla di diritti, cittadinanza e nuove civiltà '''

Le campagne securitarie, i richiami all'ordine e alla legalità, la
bossi-fini e i CPT costituiscono un perno fondamentale con cui si
ricatta una parte importantissima del tessuto sociale: i migranti. Il
vincolo tra lavoro e diritti di cittadinanza è una gravissima forma di
barbarie e di ingiustizia che umilia ed esaspera le differenze, rendendo
sempre più difficile la tanto millantata integrazione. I migranti oggi
sono l'espressione più evidente di cosa significa precarietà di vita, e
di come la fame di profitto delle imprese, bisognose di manodopera, non
conosca limiti: il loro diritto al reddito, alla casa, alla salute,
all'istruzione è, per legge, sotto il controllo delle imprese. E sempre
attraverso la richiesta legalità, viene loro impedito di emanciparsi da
questo giogo, come avviene in Lombardia per i proprietari del phone
center, che dall'oggi al domani dovrebbero perdere la loro unica fonte
di reddito e tornare alle ricerca di un contratto di lavoro.
La precarietà non si esprime in maniera omogenea, ma è l'esercizio
premeditato di diverse strategie che colpiscono le molteplici parti del
corpo sociale dividendole e compartimentandole. Il neoliberismo ha
bisogno dello scontro di civiltà. L'unico scontro che ci interessa è
quello che contrappone due intendimenti differenti sul modo per
costruire una società differente: la strada dei diritti o la via della
legalità. Ognuno scelga ora senza ambiguità, la propria priorità; quale
dei due termini costituisce la leva principale attraverso la quale
muovere il proprio impegno e determinare le proprie visioni. Per noi
resta chiaro che la legalità è sempre iniqua e che la conquista dei
diritti sociali passa attraverso l'esercizio del conflitto.
A Milano dove il disagio, la rabbia, l'esclusione crescono di giorno in
giorno assumendo via via forme sempre più incontrollabili,
l'amministrazione contrappone la pretesa che tutto ciò non sporchi o
non occupi i marciapiedi del consumo o le strade dello shopping. Questa
spudorata equiparazione ci è lontana nella maniera più assoluta.
E' necessario affermare i diritti di cittadinanza, abolire i CPT,
cancellare la Bossi-Fini e tutte le leggi discriminatorie.


''' La Mayday 007 parla d'Europa '''

Anche quest'anno la Mayday attraversa le città europee perché l'Europa
è lo spazio pubblico da costruire come ambito sociale e conflittuale per
superare la condizione precaria. L'Europa che ci immaginiamo è molto
diversa da quella monetaria che l'ipocrisia del nuovo millennio ha
partorito. All'interno di essa vogliamo proporre una nuova politica di
welfare, che fissi criteri sociali uniformi per nativi e migranti,
riduzione delle tipologie contrattuali atipiche, fissazione di un
salario minimo orario che prescinda dalla condizione lavorativa e
garanzia di continuità di reddito per tutti e tutte.
L'EuroMayDay è oggi uno dei processi costituenti della nuova idea di
Europa, radicale, libera sociale e sostenibile.

''' Mayday Mayday '''
1° maggio 007
Milano, Porta Ticinese - ore 15.00
http://www.euromayday.org

2 commenti:

Anonimo ha detto...

sabato, 28 aprile 2007
L'APPESO il tarocco del may day 007


Il mondo dello spettacolo e della cultura è sempre in bilico appeso a un
filo come lo ritrae il tarocco dell'euromayday07. Una manciata di milioni
dispensati dal ministero torna a far boccheggiare solo gli enti lirici in bancarotta a causa dei tagli al famigerato F.U.S. del precedente governo di destra.La Precarietà galoppa nonostante ad esempio la resistenza di decine di
lavoratori teatrali che rivolgendosi alla magistratura rivendicano un posto
fisso ALLA SCALA E AL PICCOLO TEATRO magari dopo dieci anni di contratti a termine.Nella moda impera lo sfruttamento del lavoratore freelance, parola dietro di cui si cela manodopera senza tutele fatta spesso di stagisti o lavoratori a cottimo e in nero. Non esistono ispettori che verificarono condizioni e contratti di lavoro e il governo attuale non fa nulla nonostante le solite promesse elettorali, per tutelare nei periodi di non lavoro gli "intermittenti in regola "della cultura e della comunicazione. In un settore che è gia stato penalizzato dalle "riforme pensionistiche " che, di fatto, dal 1993 impedisce l'accesso alla pensione degli intermittenti ( il 90% degli addetti del settore) la flessibilità e fluttuabilità di questi acrobati deve essere almeno compensata da sussidi mensili e protezioni nella copertura contributiva ai fini pensionistici che impediscano all'attuale ricattabilità che subisce tutti i giorni il precario della comunicazione il trasformarsi in condizioni di vita riconducibili a nuove forme di schiavitù da terzo millennio che arricchiscono i soliti produttori senza scrupoli e nuovi manager degli enti parastatali senza controllo.

AUTORGANIZZATI DEL TEATRO ALLA SCALA

Anonimo ha detto...

sabato, 28 aprile 2007
L'APPESO il tarocco del may day 007


Il mondo dello spettacolo e della cultura è sempre in bilico appeso a un
filo come lo ritrae il tarocco dell'euromayday07. Una manciata di milioni
dispensati dal ministero torna a far boccheggiare solo gli enti lirici in bancarotta a causa dei tagli al famigerato F.U.S. del precedente governo di destra.La Precarietà galoppa nonostante ad esempio la resistenza di decine di
lavoratori teatrali che rivolgendosi alla magistratura rivendicano un posto
fisso ALLA SCALA E AL PICCOLO TEATRO magari dopo dieci anni di contratti a termine.Nella moda impera lo sfruttamento del lavoratore freelance, parola dietro di cui si cela manodopera senza tutele fatta spesso di stagisti o lavoratori a cottimo e in nero. Non esistono ispettori che verificarono condizioni e contratti di lavoro e il governo attuale non fa nulla nonostante le solite promesse elettorali, per tutelare nei periodi di non lavoro gli "intermittenti in regola "della cultura e della comunicazione. In un settore che è gia stato penalizzato dalle "riforme pensionistiche " che, di fatto, dal 1993 impedisce l'accesso alla pensione degli intermittenti ( il 90% degli addetti del settore) la flessibilità e fluttuabilità di questi acrobati deve essere almeno compensata da sussidi mensili e protezioni nella copertura contributiva ai fini pensionistici che impediscano all'attuale ricattabilità che subisce tutti i giorni il precario della comunicazione il trasformarsi in condizioni di vita riconducibili a nuove forme di schiavitù da terzo millennio che arricchiscono i soliti produttori senza scrupoli e nuovi manager degli enti parastatali senza controllo.

AUTORGANIZZATI DEL TEATRO ALLA SCALA