26.6.06

Pubblico impiego, contromossa del sindacato

26 giugno 2006 - Unità
Esodi incentivati, precariato e contratti: Cgil, Cisl e Uil propongono un «patto» contro la logica dei tagli

Di fronte agli annunci del governo di tagli alla spesa che coinvolgerebbero i contratti pubblici, i sindacati hanno deciso di non restare a guardare per essere poi costretti a uno sciopero. Nasce da qui la proposta di un «patto» contenuta in una lettera che i segretari delle categorie del pubblico impiego hanno scritto ai leader di Cgil, Cisl e Uil chiedendo di assumere la vertenza come propria e incalzare l’esecutivo perché si apra un tavolo di trattativa.

Il tempo non è molto e come spiega Carlo Podda, firmatario della proposta per la Fp-Cgil «l’obiettivo immediato è quello di rimettere al centro un’idea di concertazione un po’ diversa da quella “mediatica” a cui assistiamo in questi giorni». No alla moratoria dei contratti, sì a un patto che «ringiovanisca» la forza lavoro con esodi incentivati e la stabilizzazione dei precari. Non c’è solo questo, ma questo è il perno della proposta. Come è già avvenuto nel settore bancario e nelle manifatture tabacchi, il sindacato propone la costituzione di un fondo di solidarietà finanziato per metà dei lavoratori e per metà dalle aziende pubbliche, per accompagnare i lavoratori alla pensione. Raggiunti i requisiti farebbero la loro regolare richiesta, nel frattempo avrebbero continuato a versare i contributi agli enti previdenziali che non avrebbero spese aggiuntive.

L’età media dei lavoratori pubblici è di circa cinquant’anni, un ricambio generazionale può essere utile considerato anche l’esercito dei precari alle porte. Ma con tutte le garanzie del caso. Si deve uscire dalla logica del lavoro pubblico uguale costo, uguale taglio. Oltre che da Podda la piattaforma è firmata da Rino Tarelli (Fps-Cisl), Salvatore Bosco (Uil-Pa) e Carlo Fiordaliso (Uil-Fpl). Se il patto sarà sottoscritto, sostengono, «siamo certi che la categoria sarebbe in grado, come fece già all’epoca dell’ingresso dell’Italia nell’area euro, di dare il suo contributo». In altre parole, i sindacati sono pronti a fare la loro parte per rendere l’amministrazione pubblica più efficiente e competitiva. Se invece si puntasse solo ai tagli - avvertono - i lavoratori percepirebbero «come esclusivamente ostile l’azione del governo e renderebbe inevitabile la riapertura di una nuova stagione di agitazioni e conflitti».

Nei giorni scorsi le minacce di ricorso allo sciopero non sono mancate, forte quella del leader della Cisl Raffaele Bonanni decisamente sulle barricate. Tuttavia non è stato il solo. Del resto - riferiscono i sindacalisti - le indiscrezioni parlano di «moratoria sul rinnovo del contratto, blocco delle assunzioni, invarianza del precariato, assenza di risorse per la previdenza integrativa». Senza contare che gli statali non avrebbero i benefici del taglio del cuneo fiscale destinato al lavoro privato. I risparmi di spesa non possono poi ignorare lo scandalo delle consulenze esterne, una piaga su cui più volte ha messo il dito anche la Corte dei Conti: 140 mila per un costo di 1,2 miliardi di euro solo nel 2004.

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