Come rubare la vita lavorativa di centinaia di persone. Poste Italiane, BNl e Comune di Roma al centro della più classica delle somministrazioni illecite di manodopera. Ancora un avolta una squallida storia di precariato.
Io sono l’ operatore call center. La mia azienda, l’ azienda fornitrice, è Ali SPA ( agenzia per il lavoro temporaneo). Il committente, nella sede del quale lavoro, è Poste Italiane, le aziende per le quali lavoro (rispondendo al telefono come se fossi un loro dipendente) sono Poste, Comune di Roma e Banca nazionale del lavoro. Il mio contratto (attualmente) si chiama ‘contratto di somministrazione’. Questo è un aspetto del mio precariato: l’ atomizzazione della direzione lavorativa.
Il contratto di somministrazione, nei termini di legge, prevede tre soggetti: Lavoratore, Fornitore (Ali), Committente (Poste Italiane). Nella mia normale attività lavorativa i soggetti coinvolti sono quattro: Lavoratore, Fornitore (Ali), Committente (Poste) e i clienti BNL e Comune di Roma. Si chiama “somministrazione illecita di manodopera”. E’ un reato. BNL e Comune di Roma, in una normale applicazione del contratto di somministrazione, dovrebbero essere i Committenti e dovrebbero far lavorare presso proprie strutture e non presso terzi (Poste) i lavoratori. Ai fini degli emolumenti la cosa non è senza importanza. I lavoratori somministrati rispondono per la parte economica al contratto collettivo nazionale del committente. Gli operatori telefonici applicati al servizio Comune di Roma “060606” dovrebbero essere pagati quanto un dipendente comunale. Gli operatori telefonici applicati al servizio BNL dovrebbero essere retribuiti come un bancario. Nella realtà tutti siamo pagati come un dipendente postale, senza godere del premio produzione, che contribuiamo massimamente a far conseguire, rappresentando il 75% della forza lavorativa applicata sui servizi. Gli emolumenti percepiti da un operatore telefonico postale sono inferiori a quelli di un dipendente comunale di pari competenze e di un bancario di pari competenze.
Sono stato assunto dall’ Ali spa in data 3/2/2003, ho cominciato a prestare servizio presso il call center delle Poste, in Viale Asia 90, a Roma, nello stesso giorno. Prima, per una settimana, ho seguito un corso di formazione non retribuito, presso Poste. Il mio contratto, allora, era un contratto per prestazioni di lavoro temporaneo. Motivazione: “picchi di lavoro”. Quel contratto ha avuto 4 proroghe, per un totale di due anni lavorativi consecutivi, sempre con la stessa motivazione: PICCHI DI LAVORO. Un picco di lavoro è un’ attività lavorativa più intensa, alla quale non si può fare fronte con la manodopera normalmente impiegata. Un’ attività chiaramente occasionale. Lavorare due anni di seguito con la motivazione picchi di lavoro costituisce una frode ai danni della legge e del lavoratore.
Terminati i primi due anni di attività, promulgata la legge Biagi, l’ Ali spa mi ha fatto firmare un nuovo contratto: contratto di somministrazione a tempo determinato. Il contratto, ancora in essere e già prorogato una volta, ha ancora la motivazione picchi di lavoro. Il 30 giugno del 2006, festeggerò 3 anni e mezzo di attività lavorativa per “picchi di lavoro”. Questo accade nella quinta azienda del Paese, non oso immaginare cosa accada nella “piccola imprenditoria che fa grande l’Italia”.
Si ha un uso lecito della somministrazione a termine quando ricorra almeno una di queste ipotesi:
• Ragioni di carattere tecnico: mancanza in azienda di figure professionali con determinate attitudini o specializzazioni per lo svolgimento di particolari mansioni;
• Ragioni di carattere produttivo: incremento non prevedibile di attività produttiva per “punte di lavoro o per attività stagionale;
• Ragioni di carattere organizzativo: necessità di provvedere alla copertura di posti vacanti per processi di carratere riorganizzativi, per una nuova linea produttiva, per un nuovo processo lavorativo;
• Ragioni di carattere sostitutivo: necessità di coprire posti temporaneamente vacanti come quelli per maternità, per infortuni, ecc.
Niente di tutto ciò giustifica la mia presenza, e quella di tutti gli altri interinali, in Poste Italiane. Senza di noi, il call center di Poste Italiane, semplicemente, chiude. Il servizio Bnl è da due anni e mezzo (ad oggi, 27/5/2006) totalmente in mano a lavoratori interinali. I servizi di Poste Italiane sono totalmente in mano a lavoratori interinali. Il servizio Comune di Roma è al 50% in mano ad operatori interinali. Con il 25% delle proprie risorse, Poste non è in grado di gestire il 100% delle attività produttive del call center di Roma. Ah, dimenticavo, il contratto collettivo nazionale delle aziende del credito (al quale risponde BNL) non prevede che si possano esternalizzare servizi a società che utilizzino, in quegli stessi servizi, personale interinale.
Sarà stato il cambio di governo, sarà stata la presa di coscienza della situazione di palese illegalità, negli ultimi giorni, ai lavoratori interinali con contratto in scadenza il 31/5/2006, Poste sta proponendo un contratto a tempo determinato part time di due mesi, lasciando presagire sviluppi più sostanziosi in futuro (leggi “assunzione a tempo indeterminato”). Dall’ oggi al domani, il lavoratore che percepiva dalla società interinale, per la sua prestazione full time, poco più di mille euro, si ritrova dimezzato lo stipendio. Come si fa a vivere con poco più di 500 euro al mese? Attenzione: ci è stato detto che è un premio per il buon lavoro svolto fino ad oggi. Essere assunti da Poste, sebbene a tempo determinato, sebbene part time, significa comunque aver messo un piede in azienda…poi si vedrà. POI SI VEDRA’?????E IO CHE GLI DICO ALLA BANCA CHE RECLAMA IL MUTUO? POI SI VEDRA’???? E ALLE AZIENDE CHE CHIEDONO IL PAGAMENTO DELLE BOLLETTE? POI SI VEDRA’???? COME ARRIVO ALLA FINE DEL MESE????? HO 37 ANNI, SONO SPOSATO, HO UN MUTUO DA PAGARE, MIA MOGLIE A TEMPO INDETERMINATO E’ LA MIA UNICA FONTE SICURA DI REDDITO, HO UNO O DUE FIGLI ADOTTIVI IN ARRIVO: POI SI VEDRA’?!!!!!?
Non conosco nessuno, non ho potenti da mettere in mezzo, non posso cercare una soluzione “all’ italiana”. Sono entrato in azienda inviando un curriculum ad una società di lavoro interinale, sono stato selezionato con una prova di digitazione al pc e un test di lingua inglese: nessuno mi ha raccomandato!!!!!!! Lavoro bene, a detta di tutti i miei responsabili di servizio. Ho 4 giorni di malattia in 3 anni e mezzo di attività lavorativa. Prendo le ferie compatibilmente alle esigenze aziendali. Non basta, per essere assunti. Non basta.
A differenza di chi prende decisioni che compromettono la vita delle persone e che non ha mai il coraggio di metterci la faccia per comunicarle, io ho un nome e cognome, un indirizzo, un telefono e una mail.
Perché io non ho paura. Perché io ho ragione.
Massimo Formica Piazza Ragusa 47 00182 - Roma 067023664 3289425310 massimo.formica@tiscali.it
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1 commento:
è una vergogna, hai ragione... come fare a costruirsi un futuro?!
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