3.5.06

Euromayday006 - Milano: articolo imbattibile

Ogni mayday costituisce una storia a sé. Un evento unico. Può sembrare strano ma è così. Ciò non significa che, pensando alle edizioni passate, non se ne scorga una continuità. Di anno in anno le forme, i contenuti, le rivendicazioni si sono evolute e la narrazione precaria, confrontandosi continuamente con il contesto italiano prima e con quello europeo dopo, è stata capace non solo di innovarsi ( e sorprendere ) ma anche di determinare linguaggi, prospettive e di diventare un riferimento condiviso ed autorevole. Ogni Mayday è il frutto di mille storie e di infinite ragioni. La volontà di determinare uno spazio comune, politico, nel quale far convergere le molteplici espressioni del conflitto insite nei meandri della precarietà sociale ha determinato la creazione di un processo di costruzione atipico, decentralizzato, istintivo, basato sulla fiducia e mosso dall’entusiasmo che di volta in volta ha selezionato le istanze, le idee, le parole e la loro rappresentazione determinando nell’edizione successiva una progressione che, a posteriori, ci appare incredibile. Sia nei contenuti che nell’attivazione. Nell’epoca della crisi della militanza ciò non è poco. Si potrebbe discutere a lungo di come l’intuizione, il gioco - nella sua connotazione più nobile - e la creatività - intesa come capacità di immedesimarsi nell’esperienza (Albert Einstein) - uniti ad un processo reticolare –che non si è mai confuso con gli intendimenti neo organizzativi che molti imputano ad esso – hanno permesso tutto ciò. E ciò sarebbe utile per capire quali sono i processi di produzione sociale che determinano politica e cultura su cui investire. Ma non è questa la sede. Per quanto ci riguarda ricordiamo le edizioni passate con questi prefissi simbolici: md001 l’anno delle (r )esistenze precarie - md002 l’anno della narrazione - md003 la precarietà è sociale – md004 il santo dei precari- md005 le imprescindibili relazioni nell’Europa precaria - Euromayday 006 vuole essere quello della cospirazione precaria.
Il Berlusca ha perso. E fin qui tutto bene. Il centro sinistra ha vinto. Ciò non ci acquieta e non ci rassicura. Temiamo fortemente che la lotta alla precarietà si riduca ad una serie di provvedimenti di ammortizzazione sociale e di maquillage politico, deboli negli effetti e potenti dal punto di vista comunicativo e di propaganda. Parlare quindi delle rivendicazioni, degli strumenti e delle prospettive attraverso le quali ottenere questi obiettivi ci è parso dovuto. I meccanismi pretestuosi attraverso il quale attivare partecipazione, attenzione ed intelligenze sono una lotteria e una mappa. Alcuni premi della lotteria rappresentano proprio quegli strumenti che ci sembrano necessari e adeguati nella lotta contro la società precaria. Altri invece sono delle provocazioni, delle esasperazioni oppure dei consigli tutti intesi a definire un orizzonte, una visione complessiva in cui inserire le nostre richieste. Perché un reddito non basta se quello che ci tocca comprare ha il sapore di schiavitù.
La kit map invece è l’informazione oltre l’informazione. Collezionando i kit si potrà, come per osmosi, acquisire nozioni utili per la tutela dei propri diritti ma – questo è più importante – in molti di essi sono contenuti piccoli gioielli di contropiede precario. Esperienze, consigli, sgami, trucchi, bastardate di chi, con fatica, è riuscito ad autorganizzare il proprio conflitto. Pendolari, lavoratori della scala, della feltrinelli, ciclici, lavoratori vodafone, operatori sociali, precari del comune, lavoratrici del sesso o liberatrici di sensualità. Parlare di reddito, in un mondo che non regala niente significa parlare di conflitto.
Dal sito http://www.imbattibili.org/kit.html esploriamo allora i “piccoli gioielli di autorganizzazione” che verranno distribuiti durante la mayday 2006. Meccanismo vincente non si cambia e anche quest'anno gli Imbattibili lanciano una inedita caccia al tesoro: il percorso a ostacoli, simile a quello che ogni giorno migliaia di precari affrontano quotidianamente, comincia in un punto qualsiasi della parata, ritirando una simpatica borsetta sulla quale è stampata la “KITMAP”, la mappa dei carri dai quali vengono distribuiti i singoli “kit di sopravvivenza”. Pronti? Via!
Si comincia con il “kit affetti”, primo asse della precarietà che abbiamo già conosciuto sui santini di San Precario, diffusi endemicamente nei luoghi di lavoro e nei luoghi di ritrovo. L'affetto è forse il più difficile da interpretare ed affrontare: “e i lavori a singhiozzo ti portano ad avere un amore a Roma e una collaborazione occasionale a Torino, un amante a Lecce e un ex marito a Genova, [...] un contorsionismo di relazioni da coltivare nella pausa pranzo, ritagli di tempo per i propri desideri”, scrive il Sexy Shock, un gruppo di ragazze che fa delle relazioni e della sessualità il proprio terreno di gioco e di lotta, a partire dal nodo nevralgico del primo sex shop autogestito in Italia, a Bologna. Insieme alle difficoltà, anche la via di uscita con “stile”: “forse questo benedetto farsi donna del lavoro apre anche degli spazi di agibilità e di relazione”. Un'esortazione raccolta, nella seconda parte, dagli Operatori Sociali, un gruppo variegato di precari che negli ultimi mesi si è andato consolidando, contribuendo in maniera determinante al meccanismo relazionale e conflittuale alla base degli Imbattibili.
E allora sarà “Social Sabot e Tra-Visage, riprendiamoci la nostra socialità”: “Lavoriamo nel “sociale”, Viviamo nel sociale e ci autorganizziamo nel sociale. Giorno e notte, girandole impazzite… [...] La nostra condizione di “lavoratori del sociale”, è la parzialità di un tutto ben più vasto. Un immenso puzzle in technicolor. Ricomporre questo disegno precario è già parte della soluzione. L’attivazione dei gangli nervosi della società, dai precari e dalle precarie dei call-center, delle cooperative d’ogni forma e genere, della comunicazione, della cultura, dello spettacolo, del pubblico impiego ecc…”

E per concludere: se dalle relazioni nasce la voglia di lottare per superare la condizione di precarietà che ci affligge, è necessaria molta ironia e creatività per dotarsi anche di soluzioni pratiche: l'Ambulatorio Medico Popolare di via dei Transiti da anni offre un servizio gratuito di assistenza medica e consulenze per migranti senza tessera sanitaria né permesso di soggiorno, e nella sua sezione del kit propone divertenti soluzioni immaginarie come la “tessera di esenzione atipica”, salvifica soluzione con la quale “resti sfigato, ma agevolato, vuoi mettere??!!”. In subordine l'AMP ricorda a tutti la possibilità reale di autocertificare la propria indigenza e quindi essere esenti almeno da parte delle spese sanitarie che aggravano la condizione già molto precaria di molti lavoratori e lavoratrici con contratti discutibili o inesistenti.

In mezzo a migliaia di persone serve rapidità per proseguire la mappa: i trasporti!
Il “kit mobilità e trasporti” si apre con un testo redatto dal Coordinamento Altramobilità, una sigla della regione metropolitana che circonda Milano e che raccoglie moltissime soggettività tra le più variegate: dalla Cascina Autogestita Torchiera, alla Fornace di Rho, ai Comitati di Pendolari, fino a Legambiente o al Collettivo Rosso Magenta. Altramobilità propone una visione particolare sulla vivibilità dei territori e un elemento considerato determinante: i trasporti e le modalità di movimento tra un territorio e un altro. “Sono gli effetti di una visione che vuole anteporre il "business" alla tutela degli interessi della collettività. La pianificazione territoriale deve essere funzionale alla mobilità e alla qualità della vita di pendolari e cittadini. Il territorio non può diventare un immenso centro commerciale”. Il kit come gli altri è concluso da un'esperienza di gioioso conflitto e dal suggerimento di una pratica possibile: Critical Mass, centinaia di bici ogni giorno, tutti i giorni che bloccano e sostituiscono il traffico assordante e soffocante di centinaia di macchine.

A questo punto potete inforcare la bici, armati della vostra sportina dotata di “kitmap” e dirigervi alla prossima tappa: il “kit saperi e cultura” i cui protagonisti sono gli ormai celebri “autorganizzati dello spettacolo” – un gruppo di tecnici, truccatrici, attori, tutti precari dei vari teatri milanesi, dal prestigioso Scala al Piccolo fino ad arrivare ai più piccini ma non meno combattivi - e Serpica Naro – il grande bluff mediatico a spese del mondo della moda che da due anni sta catalizzando l'autorganizzazione delle energie creative che sostengono il castello di carta del mondo fashion.
I lavoratori dello spettacolo immaginano un collegamento dalla Precarity City Marathon, che racconta i guai che il mondo culturale sta affrontando grazie alle lungimiranti proposte del governo di centro destra appena scaduto. Ed è sempre grazie alla creatività che si riesce a intravedere una via d'uscita. In fondo al kit infatti troviamo il prologo e la realizzazione di un gioco molto particolare, la Precarioca, ovvero le 90 fatiche dell'Imbattibile Teatrix.
“Ah il cielo sopra i lavoratori dello spettacolo si è fatto nero! L'atmosfera è sospesa … ma cosa accade? Non sappiamo da dove venga ma è apparsa una enorme lastra in pietra sulla quale leggiamo “NO FUS, NO PARTY!” Lasciamo perdere le corse verso l'insicurezza signore e signori....incredibile ancora... ”deus ex machina!” un'altra enorme lastra in pietra...sulla quale vediamo qualcosa che..sembra un gioco da tavolo....E' UN GIOCO DELL'OCA!! “LA PRECARIOCA!”

E senza tregua arriva la potenza comunicativa del progetto di Serpica Naro, una finta stilista che nel 2005 si è fatta beffe del mondo della moda milanese, dimostrando che le relazioni e l'autorganizzazione di 200 precari e precarie che normalmente lavorano nel mondo delle sfilate sono il vero motore di quello che accade nell'universo di lustrini e paillettes. In un anno il progetto si è trasformato in un processo collettivo, mettendo in comunicazione autoproduzioni e creativi: da questo incontro è nata l'esigenza di liberare il marchio Serpica Naro: nasce così la licenza Serpica Naro e la community all'interno della quale le autoproduzioni possono condividere idee, progetti e produzioni.
Siamo quasi alla fine del percorso: prima dell'estrazione della lotteria in piazza Castello, manca ancora una cosa: il “kit reddito”.
In questo ultimo capitolo saranno protagonisti i precari e le precarie con le proprie storie quotidiane: l'odissea che ogni persona vive quotidianamente e le soluzioni che si sono trovate e costruite. Il kit è una tela tessuta tra racconti di vita vissuta, momenti di lotta e piccole gioie, perchè la capacità di narrare le nostre esperienze e di condividerle è forse l'arma più potente per il contropiede precario. Frammentare il senso comune che ci porta a vivere tutti le stesse sfighe e a cercare mille modi per superarle è il meccanismo che i precarizzatori cercano di costruire per renderci sempre più schiavi e impotenti.
Il kit reddito ci guida attraverso un racconto di un precario qualsiasi, intervallato con piccoli manuali di sopravvivenza che raccolgono le mille piccole cose che si dovrebbero sempre tenere in mente per “non farsi fregare” e che troppo spesso ci si dimentica: un lavoratore degli autorganizzati dello spettacolo racconta la sua disavventura attraverso datori di lavoro illuminati dal baratro delle condizioni di lavoro in cui costringono le persone, tamponati dalla presenza e assenza dei sindacalisti della triade confederale, fino a che non riesce a costruire un proprio percorso di lotta, condividendolo con altri lavoratori e immaginandosi una possibilità di vita diversa.
E poi Carla, una ragazza di 32 anni delle autodefinitesi Sea Girls, lavoratrici della SEA che hanno subito 9 contratti a tempo determinato consecutivi, in barba a qualsiasi illuminata legge sulla regolazione del lavoro precario. E per loro l'incontro con il Santo e il Punto a lui dedicato è il momento di svolta: tra azioni comunicative, cospirazione precaria e azione legale, l'azienda è costretta a capitolare e a reintegrare, assumere e compensare tutte le lavoratrici. Una vittoria schiacciante che ha infuso coraggio a tutti gli Imbattibili!
E poi ancora i lavoratori della Feltrinelli, il cui sciopero e blog proprio recentemente è diventato un passaggio obbligato su tutti i quotidiani, una storia di ordinaria cospirazione precaria di una potenza incredibile; per arrivare ai lavoratori dei call center Vodafone, l'anno scorso dietro alla saga dell'Imbattibile Godaphone Flash, l'anno prima dietro al primo Call Strike (forma atipica di sciopero bianco che ha colpito duramente l'immagine dell'azienda) e quest'anno del kit reddito, per cercare di raccontare ad altri come inventarsi un percorso di lotta in continuo rimpallo tra forme tradizionali e forme innovative di lotta.
Il kit si conclude con una serie di “allegati” che raccontano la storia del sindacalismo, le forme di lotta e di contratto tradizionali, i meccanismi di subvertising usati da oltre sei anni da Chainworkers e elemento comunicativo fondamentale di tutto ciò che è nato dall'interazione di questo collettivo con mille altre esperienze: San Precario, Serpica Naro, Imbattibili, Mayday, Euromayday, solo citando le cose più vistose e più dense di quelle relazioni imprescindibili senza le quali non è possibile nessuna partecipazione, nessuna cospirazione precaria, nessun conflitto. Ed c'è da star sicuri che questa Mayday è solo l'ennesimo passaggio in attesa di una nuova mirabolante impresa di autorganizzazione precaria.

www.imbattibili.org/lotteria/

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