8.5.06

Australia in sciopero: gli Stati con i lavoratori contro il governo

L’esecutivo conservatore è accusato di incostituzionalità sui diritti

Antonella Giordano
E’ iniziata davanti all’Alta Corte d’Australia la causa intentata contro il governo federale (conservatore) dai sei stati della federazione, tutti a guida laburista, e dai sindacati, contro la validità della riforma dellle relazioni industriali, una profonda deregulation del mercato del lavoro introdotta dall’ultraconservatore Howard il 26marzo. Le nuove norme stabiliscono tra l’altro un sistema nazionale di relazioni industriali, che prevale sui poteri dei singoli Stati. L’eccezione di incostituzionalità è l’estremo tentativo dei governi statali di impedire che il governo di John Howard spazzi via le loro norme, che, invece, accordano un ruolo chiave ai sindacati, sostengono solidi contratti collettivi di lavoro e prevedono l’arbitrato su dispute sindacali in sede di tribunali statali. La questione davanti all’Alta Corte riguarda i poteri attribuiti dalla costituzione ai due livelli di governo, e in particolare il ricorso da parte di Camberra alla norma costituzionale che dà al governo federale potere di intervento legislativo in materia di società commerciali. L’obiettivo del governo federale è di usare quei poteri per portare circa l’85% dei lavoratori dipendenti del Paese sotto il suo regime, e di creare un singolo sistema nazionale di relazioni industriali. Gli Stati chiedono invece di annullare le parti dellla riforma che introducono un unico sistema a livello nazionale di relazioni industriali, abrogando quelli statali. Sostengono che non esiste alcuna base costituzionale perchè Camberra possa emanare tali norme, che sono quindi incostituzionali per eccesso di potere. I legali del governo federale fanno invece notare che il dettato costituzionale sulle società è stato già utilizzato in due occasioni diverse da due premier federali, il laburista Paul Keating nel 1993 e lo stesso Howard nel 1996, per introdurre riforme nel campo delle relazioni industiali.

Le udienze davanti all’Alta Corte dovrebbero durare per altri cinque giorni, prima che il più alto consesso giurisdizionale del Paese emetta la sua decisione.

Secondo gli osservatori, appare molto improbabile che i giudici possano accogliere il ricorso degli Stati: sono infatti in maggioranza conservatori e buona parte di essi sono stati nominati dallo stesso governo Howard. La nuova e complessa normativa introdotta il 26 marzo si basa sui due pilastri di una profonda deregulation del mercato del lavoro, e dell’emarginazione dei sindacarti, con forti multe per gli scioperi illegali. Scompare la protezione dal licenziamento senza giusta causa nelle aziende con meno di 100 dipendenti, e scompare la commissione di arbitrato che aveva il compito di dirimere le dispute tra datori di lavoro e sindacati e di determinare i salari minimi. Ricordiamo gli 8 dipendenti di Triangle Cables, industria manufatturiera di Melbourne, licenziati con una lettera lunga quanto un telegramma, nonostante occupassero quei posti da 12 anni. Ancora una badante ha visto trasformarsi il suo orario a tempo pieno in uno “casual”, due dipendenti di un laboratorio fotografico di Sydney sono stati licenziati dalla sera alla mattina.

Un altro pilastro della riforma è un sistema di contratti di lavoro all’insegna del negoziato diretto con il lavoratore, praticamente un tète-a-tète nel corso del quale il futuro assunto dovrà riuscire a strappare orari e retribuzioni le più vantaggiose possibili contando solo sulle proprie forze. Nella contrattazione individuale sono inclusi anche ferie e malattie. L’Actu, l’organizzazione sindacale più grande d’Australia con 46 sigle affiliate e 1 milione e 800mila lavoratori rappresentati, sta creando un tam tam mediatico attraverso tv, giornali ed internet per portare a conoscenza degli australiani i reali effetti delle riforme. Chi non ha mai esitato a schierarsi contro la riforma è la Chiesa, timorosa di veder sparire il rito del riposo domenicale. E forse non è un caso che i primi a scioperare circa un mese fa siano stati i dipendenti del centro di carità di St Vincent de Paul.

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