I precari della navigazione dello Stretto di Messina
Sono scesi in piazza già due volte dall’inizio dell’anno per rivendicare il diritto al lavoro ed alla stabilità i precari impegnati da Rete Ferroviaria Italiana nel traghettamento dei treni sulla rotta Messina-Villa S. Giovanni. Si tratta di quei lavoratori che da più di un decennio sostituiscono il personale di ruolo, superando di gran lunga la percentuale del 10% prevista dal contratto nazionale esclusivamente in caso di aumento della produttività.
I precari della navigazione dello Stretto di Messina
Ma, per quanto riguarda la navigazione nello stretto di Messina, parlare di aumenti di produttività è del tutto fuori luogo: ci troviamo infatti in quella parte d’Italia su cui incombe l’ombra del Ponte, la grande opera a cui Rete Ferroviaria Italiana sembra non voler proprio rinunciare – nonostante l’esplicita contrarietà delle popolazioni - ostinandosi a legare indissolubilmente i propri piani di sviluppo per l’area dello stretto alla realizzazione della megainfrastruttura.
L’utilizzo di marittimi con contratto “a viaggio” – di conseguenza - è diventata una consuetudine allarmante. La triste realtà che smentisce i sempre promessi e mai attuati programmi di sviluppo e stabilizzazione e che è frutto del totale disinteresse dell’azienda nei confronti della navigazione. L’erosione costante della stabilità del lavoro e dei diritti connessi , infatti, va di pari passo con la caduta dei livelli di sicurezza da garantire ad utenza ed equipaggi . L’utilizzo a rotazione trimestrale dei precari- denunciano le organizzazioni sindacali- impedisce ai lavoratori, che vengono impiegati per soli 78 giorni all’anno, di acquisire l’indispensabile praticità e padronanza di tutte le unità navali e dei mezzi di sicurezza in dotazione. Da queste considerazioni prende le mosse la proposta dei sindacalisti d’istituire un turno particolare che, nel comune interesse, stabilizzi, se pur parzialmente, i marittimi che ruotano nel servizio. L’assenza di risposte da parte aziendale su questo tema- afferma il delegato regionale dell’ORSA navigazione Mariano Massaro – fa pensare che RFI non abbia alcuna intenzione di privarsi di lavoratori senza diritti i quali, a tutela del pur minimo reddito garantito dall’imbarco saltuario, si sottopongono, loro malgrado, ai turni massacranti e alle costanti pressioni psicologiche esercitate dalla dirigenza aziendale che ha così ridotto al minimo anche le assunzioni a tempo determinato.
Nel frattempo l’attesa del ponte sembra essere un freno solo per il settore pubblico: le liberalizzazioni imposte dall’Europa in materia di navigazione e la necessità di risolvere il serio problema dell’attraversamento della città di Messina da parte dei Tir hanno provocato un vero e proprio boom del traghettamento privato. Le società di navigazione si fanno una concorrenza sfrenata a base di tagli al costo del lavoro e risparmi sulla sicurezza. In questo scenario- ricordano ORSA e CUB- il settore pubblico dovrebbe caratterizzarsi per una politica fondata sull’ incremento della qualità dell’offerta. La risposta di RFI a queste sollecitazioni invece è stata l’acquisto delle navi Budelli e Razzoli , due carrette del mare che non sono passate al vaglio di ben tre commissioni tecniche preposte a valutare l’opportunità economica dell’acquisto, con il risultato che l’attivo in bilancio ottenuto con l’impegno del settore commerciale e con l’abbattimento del livello occupazionale sta per trasformasi in deficit a causa del prevedibile decremento del trasporto del gommato dovuto alla palese inadeguatezza delle navi che l’azienda ha voluto contro ogni ragionevole valutazione.
L’ovvia conclusione a cui giungono perciò le organizzazioni dei lavoratori è che da questa situazione si può uscire solo se si è in grado di andare aldilà dell’emergenza, ricominciando a parlare di programmazione , restituendo alla politica quel ruolo di indirizzo dell’economia che solo può garantire pari attenzione tanto all’efficienza quanto al valore del lavoro.
Su questa strada la vertenza della navigazione qualche risultato lo sta ottenendo: il Comune di Messina - nella persona dell’assessore al lavoro di Rifondazione Alfredo Crupi - ha preso l’impegno di attivare tutti gli strumenti di programmazione di cui dispone e intanto sta affiancando i lavoratori nella richiesta all’azienda di assumersi la responsabilità del ruolo strategico che le compete nell’economia cittadina. Si determinano così, entro un percorso in cui si intrecciano conflitto, discussione pubblica, ripresa di un ruolo forte da parte della politica, i presupposti per fare della lotta dei naviganti dello Stretto il punto di riferimento di quei tanti lavoratori per i quali fino a ieri la condizione di precario si accompagnava alla solitudine ed all’assenza pressoché totale di solidarietà da parte dei colleghi “garantiti”.
Liberazione, 25 febbraio 2006.
Categorie: precari, navigazione, messina, stretto, ponte, febbraio2006, marittimi
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