24.2.06

Euromayday, se il conflitto è precario (il manifesto)

A Milano da tutta Europa per preparare il primo maggio dei movimenti. Tre giorni di incontri.
Tre giorni di intensi dibattiti e centinaia di persone provenienti dall'Italia e da mezza Europa, per il meeting di preparazione dell'Euromayday 2006. Ricercatori che si muovono tra i tavoli di discussione, attivisti, precari, creativi che chiacchierano. E poi gruppetti intenti a guardare i video dell'Euromayday 2005, scambi di mail, qualche confronto a muso duro, ma sempre sui contenuti, e infine due plenarie che - dopo un inizio «guardingo» - hanno espresso confronti, riflessioni e prospettive pratiche. E' una boccata d'ossigeno questa tre giorni, ospitata dal Pergola Move di Milano, specie per il «movimento» italiano, alla ricerca di un ambito comune di discussione, dopo gli screzi dello scorso anno e l'incombenza elettorale pre mayday. Non è un caso che il «topic» della discussione sia stato quello di trovare un terreno comune su cui innervare le «parole d'ordine» dell'Euromayday 2006, a dimostrazione che lo spirito dell'evento è quello di un processo di attivazione e partecipazione, confermate, nel tempo, dai numeri (centomila persone a Milano nelle ultime due edizioni). Durante le assemblee - difficoltose un po' per l'uso dell'inglese come lingua «ufficiale» (specie per gli italiani), un po' per le istanze diverse delle varie realtà partecipanti - si è dunque discusso di quali contenuti inserire nel percorso politico che porterà alle parade dei precari e precarie il primo di maggio.

Alcuni aspetti hanno prevalso su tutto, durante le fasi assembleari: la necessità di creare un meccanismo virtuoso di partecipazione, capace di coinvolgere altri precari attraverso strumenti di autorappresentazione, la volontà di trovare un terreno collettivo di «rivendicazione» nei confronti dell'Europa e, infine, il bisogno pratico di un momento comune in grado di «lanciare» la manifestazione europea. Si è, infatti, discusso di Europa. Di istituzioni, ma anche di corporations, di reddito, di precariato sociale, di cpt, di iniziative, di «no work», di conflitto, di partecipazione e rappresentazione. E ancora di «global rights», di progetti correlati al percorso europeo, come «Maytag», definita una «radical zine for today's flexible&disposable generation» (fanzine radicale per la moderna generazione flessibile e precaria), da distribuire durante la parade e di «Euromayday exchange», un progetto che consentirà spostamenti di attivisti per l'Europa: una sorta di «erasmus» per militanti. Al termine del meeting, il bilancio è considerato positivo: «Innanzitutto - dice uno degli `ospiti' italiani - quest'anno la mayday vedrà un aumento delle città partecipanti», con Grecia e Cipro «new entry» e altre città in alcuni paesi che già lo scorso anno ospitarono la mayday. In secondo luogo, è emersa una volontà di dotarsi di «headlines» comuni, nell'ambito dello spazio politico europeo. La mediazione tra le varie realtà partecipanti è stata quella di confermare l'esigenza di un momento comune - ad esempio una conferenza stampa - che preceda e che lanci l'Euromayday, in una città (ancora da definire) che veda sul proprio territorio «simboli» dell'Europa politica o economica. Un appuntamento che lancerà mobilitazioni pre-parade e che porrà sul tavolo politico europeo i precari, con il proprio immaginario, le proprie rivendicazioni e la necessità di attivarsi e autorappresentarsi. «Senza conflitto, non c'è rivendicazione», chiosa un ragazzo di Salonicco, Grecia. Le discussioni proseguiranno in mailing list, per definire i dettagli di quanto discusso a Milano e lanciare il «countdown».

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1 commento:

Anonimo ha detto...

mi sono imbattuta in un sito secondo me utile e "geniale":
www.anagrafeprecari.it
ci si iscrive e...ci si conta.
ci sono informazioni, forum e testimonianze.
trovo che sia un'iniziativa da diffondere il più possibile.
grazie,
marilena