9.1.07

Addetti delle pulizie in fermento

in 15mila aspettano il contratto

da E POLIS dell'8 gennaio 2006

La bufera scatenata dall’inchiesta sulle condizioni sanitarie nel più grande ospedale di Roma riapre una miniera poco esplorata: quella del settore pulizia, un servizio quasi sempre affidato in appalto a ditte esterne. Che si parli di nosocomi, ditte o ministeri, la pratica non cambia.
A SORPRESA riguarda anche alcuni grandi alberghi della capitale. Quello degli addetti alle pulizie è un universo di almeno 15.000 lavoratori, solo a Roma.
Lavorano in media tre ore al giorno per un stipendio che a stento arriva a 500 euro a fine mese. Al di sotto quindi del parametro retributivo orario di 15 euro lordi, stabilito dall’ultimo contratto nazionale, scaduto il 31 dicembre. Sono tra i nove milioni di lavoratori dei vari comparti in attesa del rinnovo.
Insieme agli statali, i bancari, i metalmeccanici, gli artigiani, gli addetti al commercio, alle Ferrovie, gli impiegati dell’A l italia, gli alimentaristi, i poligrafici e i panificatori, gli addetti alle telecomunicazioni, quelli del gas e gli elettrici. Un po’ come loro ma in condizioni peggiori. In quanto lavoratori in appalto, privi di una contrattazione aziendale, per il rinnovo del loro contratto si attende la legge regionale sugli appalti pubblici che a sua volta è condizionata da quella nazionale, per ragioni di coerenza e simmetria.
La Cgil Lazio, insieme a Uil e Cisl siede al tavolo delle trattative regionali, ma sono interessati anche i vertici a livello nazionale. Attendono tutti il prossimo incontro al Ministero del Lavoro per vedere come dare attuazione alle promesse dello stesso ministro del Lavoro, Cesare Damiano, che intende ridimensionare, tra i criteri di aggiudicazione, quello del ribasso d’asta, che porta a risparmiare sui costi di manodopera, per valorizzare piuttosto le clausole sociali, a tutela dei lavoratori e del rispetto dei criteri di sicurezza.
UN DIBATTITO sorto intorno al mondo dell’edilizia, per evitare l’aggravarsi del fenomeno delle morti sul lavoro, ha così suoi riverberi utili anche per chi fa le pulizie. E a Roma, sottolinea la Cgil Lazio, il comparto di questi lavoratori, tutti italiani e precari, è sottostimato. In realtà sono molti di più di quelli ufficialmente considerati nelle stime pubbliche, considerati i lavoratori in nero. Senza dimenticare l'armata degli invisibili, stranieri che lavorano normalmente in nero. Gli stessi addetti di un grande albergo non lontano da Termini sono stati minacciati, ripetutamente.
«Se trapelasse che non si tratta di dipendenti assunti e con cui c’è un rapporto fiduciario - sottolinea Silvana Morini di Cgil commercio e turismo - ma di addetti di cooperative, che variano di anno in anno in funzioni di chi vince l’appalto, la clientela potrebbe risentirsi». Eppure questi lavoratori sono stati costretti a ritirarsi dal sindacato. Per avere portato la loro questione all’attenzione del patronato sono stati oggetto di pressioni pesanti da parte del datore di lavoro.
■EM. LA.

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