23.8.06

Il reddito in questione: risposta a Riccardo Bellofiore e Joseph Halevi

di Andrea Fumagalli

Bellofiore-Halevi scrivono:

"L’articolo di Vertova sul ‘reddito garantito’ (basic income: BI) ha messo i piedi nel piatto di una discussione dove troppe cose vengono date per scontate. Fumagalli e Lucarelli (FL) hanno il merito di tentare una risposta. E’ però l’unico merito. Il loro ragionamento, come anche quello di Morini, ribadisce le approssimazioni che Vertova aveva disperso. FL ragionano così: i) nel postfordismo dei paesi avanzati l’economia si terziarizza e l’occupazione è creata fuori dalla grande impresa manifatturiera; ii) a ciò corrisponde una immediata produttività del tempo di vita e delle relazioni nel territorio; iii) il capitale si appropria gratuitamente della più elevata ricchezza sociale; iv) il tempo di vita deve invece essere remunerato (reddito), integrando la retribuzione da salario; v) si tratta di una regolazione istituzionale che rende stabile il postfordismo, come la crescita del salario in proporzione della produttività (fisica) il fordismo; vi) il BI, cumulabile e incondizionato, non solo aumenta la produttività sociale, ma ne ridistribuisce i frutti e fa crescere la domanda; vii) è un compromesso tra capitale e lavoro, realistico (avvicina per passi al reddito di esistenza) e incompatibile (se elevato, il BI non è un mero sostituto dei sussidi di disoccupazione)"

Il riassunto del nostro pensiero è sufficientemente corretto, salvo due aspetti. Relativamente al punto ii.), la centralità della conoscenza come fattore produttivo autonomo (non incorporato nel capitale fisico) porta allo sviluppo di due tipi di economie di scala di tipo dinamico: le economie di apprendimento e di network. Le prime consentono la generazione di innovazioni e conoscenza in modo cumulativo, le secondo favoriscono la loro diffusione (processo limitato dall’estensione dei diritti di proprietà intellettuale, la nuova forma di proprietà che “comanda” il lavoro nel capitalismo cognitivoà grado di appropriabilità). E’ il funzionamento di queste due econome dinamiche di scala che implica e giustifica la "produttività del tempo di vita" e, come giustamente suggerisce Morini (che lo vive sulla sua pelle), "produttività delle soggettività".
Relativamente al punto vii)., basic income è il reddito di esistenza (non si avvicina per passi) è potrebbe rappresentare un compromesso sociale realistico e possibile solo se perde le caratteristiche di basic income (individualità, residenzialità, incondizionalità, universalità) per diventare mero sussidio di disoccupazione (come già oggi esiste in molti paesi). Per approfondimenti, cfr. A.Fumagalli, "Misure contro la precarietà esistenziale e distribuzione sociale del reddito", in Posse. Nuovi animali politici, Manifestolibri, maggio 2004, pp. 28-43.
Occorre poi aggiungere una considerazione generale che sta alla base del nostro lavoro. Il BI non è considerato l’unica misura da adottare per incidere sulla configurazione del capitalismo cognitivo. Ad esso vanno aggiunte altre misure, altrettanto importanti e fondanti:
1. la limitazione dei diritti di proprietà intellettuale verso forme di libera circolazione dei saperi;
2. l’introduzione di un salario minimo per i non contrattualizzati e l’esistenza di diritti di base (non discriminazione, salute, maternità, ferie, ecc.) a prescindere dal contratto di lavoro ma stabiliti e garantiti a priori.

continua

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