24.8.06

“Flexsecurity”: Flessibilità e sicurezza nel nuovo mercato del lavoro

“Flexsecurity”: Flessibilità e sicurezza nel nuovo mercato del lavoro

Mercoledì, 23 agosto
“Flexsecurity”, ovvero flessibilità e sicurezza che vanno insieme nel mondo del lavoro, è questa la parola magica che ha apparentemente messo d'accordo l'ex ministro del Welfare Bobo Maroni e il suo successore, Cesare Damiano che, con Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl hanno partecipato al dibattito “Libertà nelle liberalizzazioni. Il lavoro atipico”.

A fare la differenza anche il modo di definire uno dei temi del contendere la Legge Biagi che per Damiano resta sempre “Legge 30”, ma non è stata la sola nota che ha marcato una differenza tra le posizioni di Maroni e Damiano. Per l'esponente leghista a spingere nella riforma del mercato del lavoro è stata la necessità “non tanto di avere più o meno flessibilità, quanto di occupabilità perché il mercato italiano non è permeabile e dalla sua rigidità deriva il lavoro nero. Con i nuovi contratti ci sono stati molti più ingressi nel mondo del lavoro”.

Maroni ha anche ricordato il potenziamento dato all'intermediazione e ha rivendicato all'azione politica del precedente governo l'input a rendere il mercato del lavoro più efficiente, mantenendo nel mercato del lavoro il più alto numero di lavoratori. “Sul mercato del lavoro italiano si sono scaricate troppe contraddizioni e polemiche” ha denunciato Bonanni, ricordando da una parte come ci siano più persone occupate, ma allo stesso tempo come la flessibilità all'italiana fatta di bassi salari e poche garanzie sia stata pagata soprattutto da giovani e over 50. Tuttavia “non è vero che la legge Biagi abbia creato il precariato”.

Per il sindacalista Cisl è importante che il governo insista nella lotta all'evasione “ci sono ben 250 miliardi l'anno di evasione fiscale e contributiva. La flessibilità non è precarietà, ma in Italia si è precari perché i più flessibili sono meno pagati e non hanno tutele”. Bonanni ha raccolto applausi a scena aperta quando ha sottolineato la necessità di “alzare i contributi per gli atipici” ha poi proseguito “finché non avranno più contributi, non avranno accesso alle tutele previdenziali o alla malattia la flessibilità è strumentalizzata dalle imprese perché sono meno costose”.

Lo Zapatero che piace al segretario Cisl è quello che ha fatto sì che il suo ministro del lavoro sia stato “tutore” tra sindacati e imprese, “e poi quando si è mosso ha dato la disponibilità finanziaria a sostegno delle parti”. Il ministro Cesare Damiano ha esordito con la dichiarazione sulla legge Biagi della quale non si prevede l'abrogazione, ma il superamento delle forme di precarizzazione e mettendo come premessa generale alla sua azione l'idea che “se ci sono cose utili del governo precedente le tengo, se ci sono quelle che non vanno o le si cambia o si portano correttivi”, ha poi ricordato come la Legge 30 “l'ho applicata sui call center, non sono un iconoclasta”.

Nella disamina sulla situazione attuale del mondo del lavoro ha ricordato da una parte come il prolungarsi della precarietà allontana soprattutto per i giovani il passaggio a una maggiore autonomia, dall'altra la sua idea di buona flessibilità. Ovvero quando un'azienda per far fronte a una domanda di mercato non prevista ha bisogno di nuovo personale, è precarietà quando invece a fronte di lavoro normale utilizza del personale “precario” per far costare meno il lavoro “E' una tendenza da combattere”, ha detto Damiano indicando nella proposta contenuta nel Dpef del cuneo fiscale e nella sua applicazione una delle ricette attraverso sconti e defiscalizzazione se collegato a forme di lavoro a tempo indeterminato.

Il lavoro parasubordinato dovrà costare di più, con più contributi aumentando le protezioni sociali. Un'emergenza italiana sono le morti sul lavoro. E lavoro nero e morti sul lavoro saranno al centro dell'incontro con sindacati e parti sociali in programma per il 30 agosto come ha annunciato il ministro del Lavoro che ha anche sottolineato la necessità di una maggiore qualità che è invece discesa quando precariato e lavoro nero diventano una componente essenziale. Disaccordo tra Maroni e Damiano su un dato: per l'ex ministro gli assunti a tempo indeterminato in Italia sono il 90 per cento, mentre per il suo successore occorre fare attenzione al fatto che meno del 50% degli assunti .

1 commento:

Anonimo ha detto...

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Cordiali saluti