La legge 30 "va superata, ma non basta". Lo ha detto a "Cortina In-con-tra" il ministro Paolo Ferrero, ministro della solidarietà sociale. Secondo Ferrero bisogna intervenire su altri fattori ai fini dell'aumento della competitività. Ferrero ha ricordato che "la Fiat ha migliorato le sue performance sul mercato, ma non in virtù della flessibilità del lavoro".
"Bisogna pensare di uscire dal circolo vizioso della precarietà e verificare se esiste una strada che tenga insieme maggiore sicurezza del lavoro, più fidelizzazione e anche un aumento della professionalità, nonché un aumento di spesa per ricerca pubblica e privata", ha sottolineato Ferrero. "Bisogna insomma trovare compromessi che non condannino i giovani all' incertezza del futuro".
Stefano Bombassei, vicepresidente di Confindustria, replicando a Ferrero, ha dichiarato che "flessibilità non significa automaticamente precarietà" e che per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro "questa non c'è più, in nessun paese del mondo". Soffermandosi sulla legge Biagi, Bombassei ha puntualizzato che "non si tocca perché ha aumentato veramente i posti di lavoro e i numeri non sono di destra né di sinistra, sono neutri". Secondo l'esponente di Confindustria, la legge Biagi "viene incontro di più alle esigenze dei lavoratori che delle aziende".
"Ferrero, la flessibilità non è cosa negativa - ha detto, rivolto direttamente al ministro della solidarietà il segretario della Cisl Raffaele Bombassei -. La legge Biagi non ha creato più precari né più posti di lavoro, ma ha sistemato ciò che c'era da sistemare di fronte alla latitanza delle parti sociali. I flessibili sono meno pagati e meno tutelati". "Caro Bombassei - ha poi aggiunto Bonnanni - questo è il problema. Oggi siamo in presenza di meccanismi che premiano chi vuol far di meno, non chi vuol far di più; chi meno si impegna, chi non è disposto a cambiare orario. Chi lavora di più, è tutelato meno, ha meno Cig, meno formazione, meno salari, meno previdenza".
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