Di recente c'è il parere (peraltro difficilmente vincolante) dell'ispettorato del lavoro sulla situazione dei call center Atesia e una circolare del neo Ministro del Lavoro Damiano che mette alcuni (in realtà velleitari) paletti ai contratti atipici.
L'Ispettorato del Lavoro è entrato nel merito delle funzioni svolte dai precari impiegati nei call center che effettuano telefonate promozionali e assistenza clienti per conto di varie aziende italiane. Secondo gli ispettori gli operatori telefonici con contratto “a progetto” possono solo effettuare chiamate promozionali “out-bound” ovvero in uscita; mentre le telefonate “in-bound” ovvero in ingresso (assistenza clienti, informazioni varie) devono esser gestite da lavoratori con tipologie contrattuali diverse. In realtà sono solo piccoli dettagli e forse fuorvianti nuvolette politiche che tentano di oscurare agli occhi della nazione il ben più ampio mondo del precariato.
Il giro d'affari dei call center è stimato in 600 milioni di euro e i precari sono impiegati oggi giorno nelle più svariate attività, contribuendo ai bilanci, spesso molto positivi, di grandi aziende italiane. E' quindi evidente che, oltre a cadere il celebre anatema di Confindustria per cui i lavoratori atipici (per lor signori il precariato semplicemente non esiste) servono a contrastare le economie sommerse e straniere che schiacciano l'Italia, tanta ricchezza non va neanche in minima parte ai lavoratori, che percepiscono stipendi nell'ordine delle poche centinaia di euro al mese. Un grosso affare quindi…
Nel 2001 un altro celebre e nefasto decreto legislativo vedeva la luce (per casualità lo stesso mese degli attentati alle torri gemelle di New York). Si tratta della legge 368 che recepisce “all'italiana” la direttiva europea 70/99 sui contratti a termine. In poche parole la già citata legge dà la possibilità alle aziende di reiterare contratti a termine quasi all'infinito con percentuali massime consentite di lavoratori precari difficili da controllare e ridicole sanzioni nel caso di non osservanza di passaggi quali l'art. 6 (principio di non discriminazione).
La grande compagnia aerea Alitalia si distingue sicuramente per il suo elegante e ricercato “brand” nel mondo ma anche per il grande uso dei contratti precari. Su 4000 assistenti di volo che ogni giorni garantiscono la sicurezza sui voli di passeggeri Freccia Alata (il primo livello dei frequent flyer) ben 1000 sono precari e nelle salette vip degli aeroporti italiani la situazione è molto simile.
Chissà quante volte il presidente di Confindustria ha fatto un bel sorriso a un precario, in volo o in aeroporto. Chissà quante volte i ministri del nuovo governo si sono trovati a tu per tu con assistenti di volo, o impiegati dello scalo che sono precari.
Una storia già vista: reiterazione all'infinito di contratti a termine (senza garantire i famosi pari diritti dell'art. 6) e impossibilità per i “ragazzi” ultra trentenni di farsi una famiglia. In questo caso però l'ispettorato del lavoro risulta distante e irraggiungibile quasi fosse un'entità astratta invece che un organo dello Stato pagato dalle tasse e dalle imposte del popolo (anche dei precari che dovrebbe tutelare). E il futuro? Il programma del nuovo governo è chiaro: superamento della legge 30 e della legge 368 con ripristino della centralità del contratto a tempo indeterminato.
La grande sfida è proprio quella: il rispetto del programma di governo.
I call center, gli enti pubblici, le compagnie aeree devono certo poter usufruire di flessibilità in ingresso ma devono essere impossibilitati a sfruttare il precariato e controllati e fermati se mettono a repentaglio i diritti elementari dei lavoratori (diritti sindacali, godimento di ferie, pari trattamento rispetto agli altri lavoratori, salario dignitoso etc) che sono parte integrante delle antiche tradizioni di dignità sociale, di crescita economica e di rispetto della nostra Costituzione. Abbiamo votato questo governo, abbiamo votato contro la riforma della Costituzione.
di R.S, precario, delegato del Sult, sindacato unitario dei lavoratori dei trasporti
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