14.5.06

Precari Atesia ancora in sciopero: No all’intesa bidone

Precari Atesia ancora in sciopero:«No all’intesa bidone»
I lavoratori accusano il sindacato di non averli consultati

(14 maggio 2006)

«Questo accordo per noi è inaccettabile». Non hanno dubbi i lavoratori dell’Atesia, il call-center romano divenuto ormai un simbolo della lotta alla precarietà, che ieri hanno organizzato uno sciopero contro il contratto firmato lo scorso 11 Aprile. In quel giorno, nel cono d’ombra creato dall’intasamento mediatico elettorale, Cgil Cisl e Uil siglavano un accordo definito da più parti come un passo indietro anche rispetto alla contestatissima legge Biagi.

Cosa c’è scritto, nell’intesa riguardante i circa 4000 precari del call-center? Assunzioni a tempo indeterminato per170 lavoratori (meno del 5% del totale) con una paga di 650 euro, 1100 contratti di apprendistato triennali, 426 assunti ad inserimento per 18 mesi. Si riduce la quota di lavoratori a progetto, ma nel contratto è prevista la possibilità di nuove assunzioni con questa tipologia contrattuale. Manca inoltre qualsiasi certezza sulla stabilizzazione dei contratti di inserimento: secondo la legge 30, qualora l’azienda non giungesse alle stabilizzazioni, perderebbe semplicemente il diritto a ad avvalersi ancora della tipologia. Per finire, l’assunzione di 1100 “apprendisti” rappresenta una deroga peggiorativa alle norme della legge Biagi, che prevede un rapporto di 1 ad 1 tra contratti di formazione e lavoratori stabili (tanti apprendisti, tanti lavoratori a tempo indeterminato). Non si capirebbe, inoltre, di quale formazione avrebbero bisogno lavoratori che svolgono un compito semplice e ripetitivo, spesso da 4 o 5 anni. Ci si trova, dunque, dinanzi ad una contraddizione lampante, dentro cui è rimasta impigliata la stessa Cgil: il sindacato, infatti, mentre coraggiosamente mette la lotta alla precarietà al centro della propria agenda, contemporaneamente firma in uno dei più grandi contenitori di precariato del paese un pessimo accordo, che recepisce in pieno la legge che ha stravolto il mercato del lavoro nel nostro paese. Sulla vicenda interviene anche Vittorio Mantelli, responsabile inchiesta del PRC: «Quest’ultimo accodo è ancora peggiore del precedente. Dov’erano i sindacalisti che hanno firmato l’accordo quando la Cgil chiudeva il proprio congresso chiedendo la cancellazione della legge 30?».

I precari, che sono rimasti per tutta la giornata davanti ai cancelli dell’Atesia, non protestavano solo contro il contratto. Al centro delle critiche c’era anche sindacato, accusato di non aver consultato i lavoratori prima di firmare l’accordo. «I sindacati non ci conoscono e non ci hanno chiesto nulla», afferma Cristian, uno dei leader del combattivo collettivo dei lavoratori del call-center. «Chiediamo che l’accordo venga ritirato, e che i lavoratori abbiano la possibilità di partecipare ad un nuovo tavolo di trattativa. Vogliamo che il lavoro a tempo indeterminato torni ad essere la normalità, che finisca questo continuo turn-over, utile all’azienda per evitare ogni protesta».

Ma i più attenti tra i “sindacalisti senza sindacato” che si alternano al microfono aperto davanti ai cancelli, credono che anche questo accordo (dopo quello del 24 maggio del 2004 contro cui si scagliavano le proteste dello scorso autunno) non sarà mai applicato. A pochi giorni dalla scadenza dei contratti (prevista per il 31 maggio) l’azienda non ha ancora inviato le lettere di assunzione. Per far partire i contratti di apprendistato, inoltre, sarà necessaria l’approvazione della Regione. E su questo punto l’opinione di Alessandra Tibaldi, Assessore Regionale al Lavoro del Prc, è netta: «1100 contratti di apprendistato sono del tutto insostenibili. Si tratta di un’ipotesi che la stessa legge Biagi rende inaccettabile, anche perché tali contratti sarebbero destinati non a chi accede adesso nel mondo del lavoro, ma a chi già lavora da anni nell’azienda».

Cosa accadrà, dunque, nel grande call-center romano? E’ probabile che si giunga ad una proroga, utile all’azienda per continuare a sfornare contatti telefonici con migliaia di lavoratori a progeto, pagati a cottimo, senza diritti, maternità, ferie e malattie. Un rischio, certo, ma anche un’opportunità per i tanti precari che ieri hanno chiesto il diritto a un lavoro dignitoso e a una rappresentanza più democratica. La speranza, per loro, è che si riapra il tavolo delle trattative.

Manuele Bonaccorsi (Liberazione 13 Maggio 2006)

fonte: http://www.liberazione.it/giornale/060513/lb12d699.asp

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