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28.5.07
Sabato 26 maggio, una giornata particolare… l'Open Day!
continua
«Precari, è arrivata l’ora di unirci»
Per lei si preannuncia un battesimo di fuoco: giovedì 31 maggio il Nidil promuove una grande manifestazione alla Biblioteca Satta dal titolo «Contiamoci». In quell’occasione un movimento trasversale di precari, diversi senza sigle sindacali alle spalle, daranno vita a una manifestazione atipica. Niente introduzioni, nessuno che capeggia il movimento. Chi vorrà parlare salirà alla presidenza sposterà la pietra dalla sedia e si accomoderà per dire la sua: «Il lavoratore atipico non ha identità - spiega Carla Zirottu - non ha un ruolo sociale, siamo tutti sullo stesso piano, eterni ragazzi, persone da proteggere perché potrebbero perdere da un momento all’altro il lavoro. Abbiamo dormito a lungo visto che nel giro di dieci anni sono stai abbattuti tutti i diritti dei lavoratori, faticosamente conquistati da decenni di lotte. È ora di incontrarci e di contarci. In Sardegna non esiste un movimento dei precari che è vivo e in buona salute in diverse regioni d’Italia. Lo spunto ce lo ha dato Giovanni Floris quando ha presentato il suo ultimo libro a Nuoro. Spero che il capoluogo barbaricino sia il punto di partenza di un grande movimento sardo». Carla Zirottu sostituisce Franca Brotzu che ha guidato per 6 anni il Nidil provinciale. Dal suo nuovo ruolo sottolinea alcune difficoltà: «Un precario ha paura - prosegue la neo coordinatrice del Nidil - iscrivendosi a un sindacato potrebbe perdere quelle due lire che guadagna. I datori di lavoro se vedono che rivendichi diritti ti danno il ben servito. Siamo una categoria che ha paura a fare gruppo. Dopo la manifestazione faremo partire un censimento per dare vita a un’organizzazione capace di difendere i nostri diritti».
28/5 Roma. Il lavoro che non si vede
Scelti i finalisti di “Il Lavoro che non si vede” il concorso giornalistico televisivo sul lavoro organizzato da Nidil Cgil, Ucca, Arci, Articolo 21 e Premio Giornalistico Televisivo Ilaria Alpi e promosso da Regione Lazio, Provincia di Roma, Comune di Roma, Cgil Roma e Lazio, Sistema Servizi Cgil, Fondazione Di Vittorio, Facoltà di Scienze della Comunicazione Università degli Studi La Sapienza e FNSI, federazione nazionale stampa italiana. In collaborazione con Consum.it, e Unipol Assicurazioni. “Il lavoro che non si vede”, che rientra nel progetto “Obiettivi sul lavoro – racconti di precarietà”, è una sezione del Premio Giornalistico Televisivo Ilaria Alpi giunto quest’anno alla XIII edizione.
Sette i servizi in corsa per il premio 2007 che sarà consegnato lunedì 28 maggio a Roma in un appuntamento speciale di “Parla con Me”, nota trasmissione di Serena Dandini. Partecipano Ascanio Celestini e la Banda Osiris. La serata si svolgerà al teatro Ambra Jovinelli di Roma (via Guglielmo Pepe 43/47) ore 21. L’ingresso è gratuito su invito, fino ad esaurimento posti.
Questi i nomi dei 7 finalisti e le sinossi dei servizi:
Santo Della Volpe, VITA DA OPERAIO (TG3 Primo Piano - Rai Tre). La vita, i problemi, la giornata ed il lavoro di un operaio dal risveglio alla linea di montaggio della Carrozzeria Fiat Mirafiori.
Paolo Zagari, Fabio Trappolini, IL MERCATO DELLE BRACCIA. (Un Mondo a Colori – Rai Educational). Inchiesta nei cantieri edili italiani, dove sempre maggiore è la presenza dei lavoratori immigrati, molto spesso irregolari, sottopagati e vittime di incidenti sul lavoro, anche mortali.
Donato Placido, MORIRE PER UN GIORNO DI LAVORO (Tg2 Dossier – Rai Due). Cento morti al mese. Quasi un milione di feriti all’anno. Sono queste le cifre degli incidenti sul lavoro. Terribili, eppure non suscitano l’attenzione del grande pubblico. L’inchiesta di Tg2 Dossier ha tentato di raccontare questa realtà attraverso alcune storie emblematiche.
Michele Buono, Piero Riccardi, GLI ESTERNALIZZATI (Report – Rai Tre). Infermieri, centralinisti, archivisti, impiegati, sono diventati tutti lavoratori co.co.co., a progetto, interinali, noleggiati a ore, esternalizzati. Lavoratori pagati trecento, cinquecento, o se fortunati, ottocento euro al mese. E senza avere diritto alle ferie, ai giorni di malattia, e neppure alla pensione.
Vincenzo Guerrizio, PIAZZA DELLE BRACCIA ( Ballarò - Rai Tre). Ogni notte, nella piazza principale di Canicattì, centinaia di persone, quasi tutte rumene, attendono la chiamata per una giornata di lavoro. Il mercato delle braccia, per il lavoro nei campi e nei cantieri, si ripete ogni giorno, tra sfruttamento, mancanza di garanzia e di sicurezza, sotto gli occhi di tutti.
Alessandro Sortino e Francesca Biagiotti “L’INFERNO DEI CALL CENTER” (Le Iene _ Italia Uno). Alcune fondamentali attività che tengono in piedi marchi delle imprese di telecomunicazioni, (assistenza ai clienti, vendita dei servizi) sono svolti in luoghi totalmente anonimi, da lavoratori sottopagati e privi di garanzie, ingaggiati da imprese locali. Mister Bianco, un comune in provincia di Catania, si è trasformato in un vero e proprio distretto dei call center, nella zona industriale, in capannoni anonimi lavorano i giovani precari.
Giovanni Anversa e Elio Mazzacane, MATTEO VALENTI, (Racconti di Vita – Rai Tre). Il filmato da voce alla testimonianza della madre di Matteo Valenti, morto a 23 anni in una fabbrica di cere dove lavorava come apprendista. In sua memoria è nato a Viareggio il Comitato popolare Matteo Valenti, per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro.
A giudicare i servizi è una giuria composta da: Italo Moretti, Presidente giuria Premio Ilaria Alpi, Fulvio Fammoni, Segretario Confederale Cgil, Filippo Ottone Vice coordinatore Sistema Servizi Cgil, Davide Imola, segretario nazionale NIdiL-Cgil, Alessandra Tibaldi, assessore al lavoro Regione Lazio, Dante Pomponi, assessore al lavoro Comune di Roma, Renzo Santelli della Fnsi e Gerardo Bombonato, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna.
I vincitori saranno due, uno per i servizi brevi e uno per gli approfondimenti.
Per i giornalisti interessati, da mercoledì 23 maggio, sono disponibili su DVD gli estratti di 3 minuti delle inchieste finaliste.
La XIII edizione del Premio Ilaria Alpi si terrà dal 3 al 9 giugno al Palazzo del Turismo di Riccione.
26/05/2007
Atipici, anche la sicurezza è precaria
Di Massimo Malerba e Luciana Mongiovì
- 27 maggio 2007 In un mercato del lavoro in cui tutto è precario, dai contratti alle retribuzioni, non è che la sicurezza - così pomposamente richiamata dalla legge 626/94- faccia poi eccezione. Anzi, volendosi soffermare sui dati dell’ultima ricerca condotta da Eurispes - Ispesl scopriamo innanzitutto che i tassi di mortalità e di infortunio tra i lavoratori precari sono almeno due, tre volte superiore rispetto a quello dei lavoratori subordinati. Ma dati i numeri andiamo alle cause che sono principalmente riconducibili alla diffusa e generalizzata tendenza ad assegnare ai lavoratori non stabilizzati compiti pericolosi, mansioni che vanno svolte in ambienti di lavoro insalubri o, comunque, in condizioni di lavoro problematiche: condizioni che il personale a tempo indeterminato, di norma, rifiuterebbe. A ciò si aggiunga la connotazione individualizzata del contratto atipico che, in quanto tale, è normalmente (ad eccezione dei rapporti in somministrazione) slegato dai parametri definiti in sede di contrattazione collettiva e la mancanza di tutele sindacali. Per contro, si registra una sottostima delle denunce di infortuni e di malattie professionali dei lavoratori precari che consegue alla loro condizione di ricattabilità e di soggezione psicologica nei confronti del datore di lavoro o del management aziendale. E come se non bastasse, a confermare la stretta correlazione che corre tra lavoro atipico e rischio di infortuni ci pensa ancora la ricerca Eurispes dalla quale emerge che il maggiore rischio infortunistico nel lavoro atipico rispetto a quello subordinato è fortemente legato alla mutata organizzazione del lavoro (Incidenti sul lavoro e lavoro atipico” - Eurispes-Ispesl). Ma c’è di più se persino la Giustizia Europea si è scomodata, nel 2003, emettendo una condanna nei confronti dell’Italia per il mancato recepimento della direttiva comunitaria lavorativa, che prevede l’obbligo per i datori di lavoro di prevenire tutti i rischi che possono incidere sulla salute dei lavoratori, anche di natura psico-sociale o trasversale. Negli ultimi anni si è sviluppata una accentuata sensibilità rispetto alle ricadute psicologiche delle mutate condizioni di lavoro che ha promosso l’attivazione di inchieste sui fattori di rischio occupazionali principalmente nel settore dei Call Center (Monitoraggio su inchieste nei call center - NidiL Cgil Catania, luglio 2006). La scelta dei Call Center come luogo di lavoro da indagare è dipesa dalla rapida crescita che ha caratterizzato questo settore. Già nel 2002 l’Europa impiegava circa 2 milioni di addetti, ossia l’1,3 % della popolazione attiva, che si aggiungono agli oltre 5 milioni di operatori negli Stati Uniti. In Italia sono stati censiti 700 aziende di Call Center che impiegano più di 250.000 addetti su 3 milioni e 244 mila lavoratori precari. Il Dipartimento Salute e Sicurezza della CGIL Regione Piemonte in collaborazione con l’ASL 5 ha avviato, su sollecitazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza di due Call Center, una indagine sull’esposizione ai rischi professionali focalizzando l’attenzione sugli aspetti legati all’organizzazione del lavoro. In particolare, sembra essere l’ambiente sociale ad influire sulla percezione del disagio da parte del lavoratore tra cui un basso livello di controllo sul proprio lavoro, l’imposizione di obiettivi di rendimento (numero e durata delle chiamate), la presenza di sistemi di monitoraggio delle prestazioni e la scarsità di pause (Studio R.O.C.C. Cgil Piemonte). Malgrado questo dato, è descritto che il management aziendale è più propenso a migliorare l’ergonomia e l’ambiente indoor piuttosto che l’organizzazione del lavoro ( Taylor et al, 2003). Fra i risultati attesi, usufruibili anche da parte del Servizio Sanitario della Regione Piemonte, è stata indicata la realizzazione di “Linee guida per la salute e la sicurezza nel settore dei Call Center”.
Infortuni in Sicilia, fra gli “atipici” è boom Presentato a Palermo l’ultimo Rapporto annuale regionale dell’Inail: crescono del 46% gli incidenti subiti dai lavoratori parasubordinati Il fenomeno infortunistico in Sicilia rappresenta il 3,6% del totale nazionale. Nell’anno 2005 sono stati denunciati all’Inail 33.756 infortuni sul lavoro di cui 28.165 nel settore industria e servizi, 3.295 in agricoltura e 2.296 tra i dipendenti dello Stato. È quanto emerge dall’ultimo Rapporto Annuale Regionale di Inail Sicilia (7 dicembre 2006), presentato a Palazzo Steri a Palermo. Fra le città siciliane Catania, Palermo e Messina sono quelle in cui si è verificato il maggior numero di infortuni, mentre nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna e Siracusa il numero di incidenti sul lavoro è cresciuto rispetto al 2004. Ottanta sono stati gli incidenti mortali denunciati, uno in più rispetto al 2004. La maggior parte degli infortuni mortali (65) è avvenuta nel settore dell’industria e dei servizi, 13 in agricoltura e 2 tra i lavoratori in conto Stato. In particolare nell’ambito dell’industria e servizi, il settore economico maggiormente colpito è rappresentato dalle costruzioni con 18 casi, seguito da quello manifatturiero con 11. Infortuni stradali e in itinere. Gli incidenti in itinere (quelli avvenuti lungo il tragitto casa-lavoro e viceversa) nel settore dell’industria e dei servizi sono aumentati del 9% rispetto ai dati del 2004. L’aumento si è verificato soprattutto nelle province di Catania (413), Palermo (354), Messina (184) e Siracusa (173). Ma il Rapporto Regionale registra anche una diminuzione degli infortuni mortali (13) rispetto ai 18 del 2004. In crescita, infine, gli incidenti stradali avvenuti durante il lavoro con 3.365 casi del 2005 rispetto ai 2.348 del 2004. In crescita gli infortuni dei lavoratori parasubordinati, tra i quali si registra un aumento del 46% rispetto all’anno precedente. Il 79% dei casi si concentra nelle province di Catania, Palermo, Trapani e Messina. In diminuzione del 27% gli incidenti sul lavoro avvenuti agli immigrati impiegati nel settore agricolo. La provincia maggiormente interessata è Ragusa, che con i suoi 114 casi racchiude il 55% degli eventi ragionali (205). Il numero maggiore di infortuni nell’isola riguarda il settore industria e servizi con 610 casi in più rispetto al 2004. Fra i lavoratori immigrati presenti in Sicilia, 198 incidenti sono accaduti a lavoratori tunisini. Mano, ginocchio, caviglia e colonna vertebrale sono le parti del corpo più colpite dagli incidenti sul lavoro: rappresentano, infatti, il 47% degli organi interessati in agricoltura e il 51% nell’industria e nei servizi.
1 Giugno 2007: partecipiamo insieme allo sciopero generale catanese
Il documento del Comitato 16 settembre
La provincia di Catania vive una crisi economica, sociale e politica sempre più difficile da combattere e sanare. Le poche conquiste democratiche e sociali di cui abbiamo goduto fino a questo momento sono messe in costante pericolo dalle istituzioni locali, che rappresentano quanto di più antidemocratico e reazionario il quadro politico e istituzionale siciliano possa offrire. Queste stesse istituzioni sono dirette responsabili del degrado che la città e l’ intera provincia stanno vivendo. Per tali ragioni il Coordinamento 16 Settembre, partecipando allo sciopero generale del 1 Giugno intende sottolineare la necessità delle immediate dimissioni delle amministrazioni comunale e provinciale. Anni di malgoverno degli enti locali, di politiche clientelari, di connivenza tra Mafia, imprese economiche e politica istituzionale hanno inflitto un duro colpo all’ economia e al tessuto sociale del nostro territorio. La chiusura di stabilimenti industriali, licenziamenti di massa, malasanità, aumenti vergognosi di tributi e tariffe ( I.c.i, canone idrico, T.a.r.s.u., addizionale Irpef) sono il biglietto da visita dei governi Cuffaro, Lombardo e Scapagnini. La privatizzazione e la mercificazione dei beni pubblici come l’acqua ha portato al peggioramento della qualità dei servizi, all’aumento delle tariffe, al degrado e allo spreco delle risorse. Sosteniamo la legge di iniziativa popolare a favore dell’acqua pubblica. Ancora una volta sono i quartieri popolari a risentire maggiormente di questa nuova crisi sociale. La mancanza di servizi, di spazi sociali, di luoghi di aggregazione sono la terribile manifestazione del degrado sociale che vivono le nuove generazioni, quella grande moltitudine di “esclusi” senza volto e senza nome.
La dispersione scolastica, un fenomeno che vede ogni anno migliaia di bambine e bambini, ragazze e ragazzi abbandonare gli studi rappresenta simbolicamente lo stato di abbandono in cui versano i nostri quartieri.
La lotta delle madri degli alunni dell’Istituto Comprensivo A. Doria, le quali si battono affinché non venga chiusa la scuola storica del quartiere di San Cristoforo, in una zona ad altissimo rischio di criminalità, rappresenta un esempio di “resistenza” al tentativo da parte dell’amministrazione comunale di spostare tutte le istituzioni scolastiche fuori dai quartieri popolari. La lotta per la qualità dell’ insegnamento è messa a dura prova, da una parte dall’amministrazione provinciale che non fornisce i locali e i più elementari arredi scolastici, e dall’altra dal Governo nazionale che, attraverso l’ultima finanziaria, ha aumentato il rapporto alunni/classe causando la formazione di classi con un numero troppo elevato di studenti/esse e l’ accorpamento di sezioni. La nostra lotta parte dal bisogno urgente di un piano di edilizia scolastica efficace e che combini ristrutturazioni, costruzioni e messa in sicurezza.
Gli studenti universitari sentono drammaticamente questa crisi sociale, economica e democratica. E’ da parecchi anni ormai che denunciamo le drammatiche condizioni in cui gli studenti, soprattutto quelli socialmente più deboli, si trovano a vivere, a partire dalla drammatica situazione delle stanze affittate ai fuori sede, in cui mancano le più elementari garanzie igieniche, e il mercato degli affitti in nero costituisce un’immensa fonte di profitto per una vasta cerchia di speculatori, proprietari di casa, con il silenzio assenso degli enti locali. Riteniamo inammissibile la scarsa attenzione prestata dall’Ente regionale per il diritto allo studio sulla questione abitativa. In un’università messa già a dura prova dalle riforme Zecchino e Moratti, e ulteriormente penalizzata dai tagli dell’ultima Finanziaria, la carenza di borse di studio e di posti letto costringe migliaia di studenti ad abbandonare il proprio percorso formativo, ingrossando in tal modo le fila del lavoro nero.
Per quanto riguarda la questione abitativa Catania infatti offre poco più di 900 posti letto a fronte di oltre 3000 richieste e 35.000 studenti fuori sede, un numero bassissimo rispetto ad altre città del Sud. Crediamo che l’università possa essere strumento di cambiamento sociale volto allo sviluppo di un’economia territoriale svincolata dalle logiche mafiose e di casta. Per questo riteniamo scandaloso l’attuazione di convenzioni come quella con la Sanfilippo Editore, casa editrice del quotidiano “La Sicilia”, convenzione che vede i fondi dell’Ateneo regalati a chi detiene il monopolio dell’informazione a Catania, alimentando i circuiti dei potentati economici locali, e senza così avanzare un progetto alternativo di crescita per la nostra città.
Sosteniamo i centri sociali autogestiti e occupati, Auro e Experia vittime delle politiche di aggressione messe in atto dall’ amministrazione comunale e dalla regione negli ultimi anni. Questi luoghi sono spazi restituiti alla gente, luoghi di aggregazione sociale in una città che offre sempre di meno ai giovani, ai disoccupati, agli abitanti dei quartieri popolari. Difendere questi spazi di libertà vuol dire rompere il meccanismo dei locali commerciali che mercificano il tempo libero e escludono le categorie economicamente deboli.
In questi anni abbiamo assistito ad una notevole crescita di sentimenti omofobi. Tali sentimenti si sono manifestati apertamente il 28 giugno 2006 con la presenza di Forza Nuova lungo il percorso del corteo del Gay Pride, corteo che non era stato sufficientemente tutelato dalle forze dell’ordine. Gli amministratori di questa città non hanno speso una parola di condanna nei confronti degli aggressori. Questi atteggiamenti favoriscono il diffondersi di una sottocultura intollerante e violenta contro le minoranze e le diversità. Siamo in piazza per diffondere la libertà di amare e la libertà di lottare.
Ci opponiamo con forza alla svendita del patrimonio immobiliare messa in atto dal comune di Catania con una vergognosa operazione che vede al centro il trasferimento di immobili pubblici di rilevante valore artistico e culturale ad una società fantasma denominata “Catania risorse”. Questa opera di cartolarizzazione senza precedenti non è solo segno della povertà progettuale di questa giunta, ma è anche la dimostrazione di una criminale spregiudicatezza che ha condotto la giunta Scapagnini a svendere la nostra città per coprire i buchi di bilancio causati da una vergognosa politica clientelare.
La lotta dei lavoratori Coem, Conad e Cesame negli ultimi mesi ha costruito momenti di conflittualità sociale difficilmente riscontrati in questi anni. Uomini e donne che ormai da due mesi occupano pacificamente i locali della provincia e del comune, i palazzi del potere simbolo dell’ottusità organizzata della nostra inetta classe politica. Le promesse fatte in questi mesi di campagna elettorale di riuscire a trovare una nuova collocazione lavorativa a questi lavoratori si sono dimostrate prive di fondamento, si trattava solo delle solite promesse di Lombardo e dei suoi amici. Le solite strategie che calpestano senza un minimo di rispetto le speranze dei lavoratori esasperati da anni di mobilità e da ormai due mesi di occupazione. La loro lotta è la nostra lotta. Abbiamo espresso loro tutta la nostra solidarietà, ora scenderemo in piazza per denunciare non solo le responsabilità delle istituzioni locali, sulla cui affidabilità è stato un errore investire, ma anche una pratica concertativa che ha permesso ad imprenditori senza scrupoli di sfruttare il nostro territorio per poi abbandonare nel limbo della cassaintegrazione centinaia di lavoratori.
La crisi dell’agricoltura in Sicilia rappresenta una delle cause maggiori di una sempre più dilagante disoccupazione, e come conseguenza di una nuova drammatica stagione di emigrazione della nostra gente verso le regioni del nord. L’assenza di politiche in grado di valorizzare i prodotti locali, la crisi della domanda, le politiche speculative dei poteri forti hanno portato alla perdita di migliaia di posti di lavoro e il dilagare del lavoro nero sfruttato e malpagato, situazione aggravata dal nuovo fenomeno di sfruttamento dei lavoratori migranti, nuova carne da macello da usare a proprio piacimento. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori dell’Oranfreezer di Scordia che rischiano in questi giorni il posto di lavoro.
Sosteniamo i lavoratori del pubblico impiego, che lottano per la stabilizzazione e per una gestione trasparente della cosa pubblica. Sono migliaia i lavoratori che attendono da anni un contratto “vero” e “duraturo”. Chiediamo la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari.
Lo sfruttamento del territorio, la mancanza di serie politiche di sviluppo sostenibile, il progetto di distruzione di grandi aree agricole e di aree di grande interesse scientifico-archeologico hanno portato negli ultimi mesi alla nascita di movimenti spontanei popolari che si oppongono alle speculazioni dei gruppi di potere economico della nostra terra. Il progetto di una nuova militarizzazione nelle contrade di Xirumi, Cappellina e Tirerò, che prevede la costruzione di nuovi alloggi per i militari della U.s.Navy di Sigonella impegnati nella guerra globale e permanente pone oggi ancora di più l’esigenza di una nuova politica di pace che porti alla smilitarizzazione di Sigonella e alla sua riconversione in aeroporto civile. Una vicenda che richiama direttamente il caso dell’ampliamento della base militare USAF di Vicenza-Dal Molin anche per il coinvolgimento di una impresa edile come la Maltauro Costruzioni, oltre alla Cappellina, Srl di proprietà della famiglia Ciancio Sanfilippo editore del quotidiano “La Sicilia”.
Il progetto di costruzione di nuovi impianti di smaltimento rifiuti come gli inceneritori e i termovalorizzatori nelle zone di Adrano e Paternò, che ha visto il beneplacito di tutte le istituzioni locali, si scontra contro la volontà delle comunità. La centralità della salvaguardia e dell’autorganizzazione del territorio ci ha visto in questi mesi scendere in piazza con le comunità della Val di Noto che si battono contro le trivellazioni petrolifere delle multinazionali del petrolio. La loro lotta è la nostra lotta. Siamo a fianco delle comunità in lotta, ieri come oggi senza se e senza ma.
Il 1 giugno saremo in piazza a Catania:
Contro una gestione affaristica , clientelare e mafiosa della cosa pubblica.
Contro l’operazione “Catania risorse”
Contro l’aumento vergognoso di tributi e tariffe che come al solito colpiscono lavoratori, disoccupati, precari e studenti fuori sede.
Contro l’abbandono dei quartieri popolari al degrado sociale.
Contro il sistema della concertazione.
Contro la precarietà, la disoccupazione e il lavoro nero.
Per una scuola pubblica, sicura ed efficiente
Per un lavoro stabile e duraturo.
Per la stabilizzazione di tutti i precari e l’abrogazione della legge 30
Per la difesa dei beni pubblici inalienabili come l’acqua
Per il diritto alla cittadinanza dei/delle migranti
Per la tutela dei diritti delle donne e contro le discriminazioni di genere.
Per una cultura che valorizzi le diversità
Per la centralità dei quartieri popolari.
Per la difesa degli spazi di aggregazione popolare.
Per la dignità di tutte/i
Ripartire dalla partecipazione, costruire le premesse per una nuova Catania possibile!
Sottoscrivi il nostro documento e partecipa allo spezzone aperto dallo striscione: “Liberiamo Catania da Scapagnini e Lombardo”!
Coordinamento 16 Settembre
Centro Open Mind Glbt, saas Centro Iqbal Masih, Giovani Comunisti Ct, Csa Auro, Collettivi studenti medi, Coordinamento collettivi universitari, Circolo “Precari” Prc, Attac-ct, Rete antirazzista catanese, SlaiCobas, Collettivo “Zona Rossa” Scordia, Ass. culturale “Officina Rebelde”, Circolo Prc Scordia...
Precari universitari di tutta Italia, uniamoci!
Fino al mese scorso si attendeva che venisse emanata la tanto attesa circolare applicativa da parte della Funzione Pubblica, circolare poi manifestatasi nella direttiva n. 7 del 30 aprile u.s..
A quel punto avevamo sperato che fosse finalmente giunta l’ora della stabilizzazione.
Purtroppo ci eravamo sbagliati.
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Inchiesta sui precari della ricerca a Napoli
da Precat:
I precari della didattica e della ricerca dell’Ateneo Federico II hanno svolto un’accurata analisi per gli anni 2003-2006. Il dato mostra il progressivo diminuire di assegni di ricerca e borse post-doc a favore di forme contrattuali diparate e che l’Ateneo appalta oltre il 30 della sua offerta didattica espressa in ore.
Leggi il report della situazione del precariato alla Federico II
15.5.07
Un raggio di sole tra due pareti di pioggia
venerdì 11 maggio 2007 | |
Il giorno prima e nei giorni successivi ha piovuto, ma il primo maggio San Precario ha spazzato le nuvole lasciando che il sole illuminasse la Milano precaria. La costruzione della MayDay007 viene da lontano, cresce nelle lotte dei precari e dei precarizzati che hanno agitato la metropoli e si rappresenterà nella composizione del corteo. Qualcosa sta cambiando: si muovono nuove energie, si coagulano relazioni, aumenta la partecipazione attiva, le assemblee si riempiono. I sentimenti e le idee dei precari e delle precarie trovano linguaggi comuni. Si chiede al movimento di investire in questa direzione, si chiede al movimento di rendersi invisibile. Però a latere di ogni assemblea si percepisce in modo sempre più rumoroso il timore che questa trasformazione non trovi un risultato tangibile nella partecipazione di piazza e nell'arena politica. L'affluenza in piazza XXIV Maggio è da cardiopalma. Tantissimi i carri ze pochissime le persone. Bisogna partire prima, i bilici vanno incolonnati. Corso di Porta Ticinese, poi Molino delle armi, poi Correnti e quindi via Torino. I carri sono disposti, le persone stanno arrivando. Improvvisamente è il caos, quello vero, senza censure. Un mare di persone cerca di risalire il corteo, ogni bestione munito di sound crea un imbuto. Si sente chiedere: "Chi sono questi?", "Ma come funzionano i tarocchi?", "Ma questo è il City vero? No è of Gods, quello dei precari", "Dov'è il carro della telefonista?", "Hai visto quelli dello spettacolo? Ehi bello, ne hai da camminare: aprono il corteo". La situazione peggiora in Duomo, dove due ali di folla bloccano ulteriormente l'andirivieni dei ricercatori di tarocchi, dei risalitori di corteo, dei precari/e alla deriva. Ormai il timore è svanito, la MayDay è traboccante. Il protagonismo precario impressiona. Aprono la Samba Band pink (ottima e pimpante) e la Critical Mass, seguono gli Autorganizzati dello spettacolo e della Scala, i giornalisti, cre/attivi e precari (new entry!), le ragazze/i Winders contro le esternalizzazioni e la cessione del ramo d'azienda, supportate dai complottari di Genova e dai piacentini del Pacio. Poi ci sono i precari/e del Comune di Milano, dell'Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente) insieme al Punto San Precario di Milano. Le medichesse dell'Ambulatorio medico popolare per la sanità gratuita, gli operai sociali per la santità collettiva, coadiuvati dai bergamaschi e dalle bergafemmine del Pacì. E poi i/le migranti, tante associazioni unite da un'unica firma, un unico indirizzo di posta e un unico futuro: cittadini di fatto, seguiti (o forse preceduti) dagli studenti, che hanno appena occupato l'ex-sede del Pci poi Ds ora Pd - domani chissà - di Via Volturno, e dal Foa Boccaccio. Una cospirazione fra precari/e e migranti che segna un'attitudine e organizza conflitti, lontana dalle velleità identitarie. Segue il sindacalismo di base (Cub, Sdl, Unicobas), poi il carro dei phone center che si oppone all'infame legge regionale d'impronta razzista che colpisce le comunità migranti. C'è anche una parte della comunità cinese, colpita dai vigilanti meneghini guidati dall'ignobile De Corato. Poi ancora la Rete della città dal basso, a cui succedono una quantità di camioncini dai sound corposi, aperti dal ritmo degli Opposti Concordi e seguiti da un numero considerevole di giovanissimi, forse alla loro prima esperienza maydayana. L'arrivo in Piazza Castello rende giustizia al numero e alla bellezza dei precari/e: cinquanta, sessantamila persone vere, in carne ed ossa. Non servono moltiplicatori per cantarne le lodi. La loro qualità si leggeva nel secondo numero della freepress Precaria – City of Gods ( http://city.precaria.org )- stampato in venticinquemila copie e distribuito sin dalla mattina, pietra dello scandalo nei giorni successivi per la sua tagliente scorrettezza. Attenzione: City of Gods non è nato per fare informazione, ma per manipolarla. City of Gods è sorto con lo scopo di condividere fra i precari strumenti e opportunità per elaborare l'informazione in modo incisivo e feroce, consentendo di andare oltre la narrazione di sé per giungere alla creazione del sé. Sul crinale di questa differenza si deve leggere anche il senso dei tarocchi ( http://cartomanzia.precaria.org ). I più sprovveduti vi hanno visto una riedizione degli Imbattibili. Si sono soffermati sulla forma e non hanno varcato la soglia della sostanza. Le figurine supereroiche incitavano alla narrazione, all'uscita dal limbo, alla possibile relazione. I tarocchi precari mettono invece in luce un possibile utilizzo di questa presa di parola, evidenziano strategie ed opportunità nuove. La precarietà, anzi, la precarizzazione si esprime ben oltre l'atipicità dei contratti. Ma questo sta diventando uno slogan. Ogni cosa, per quanto negativa - e la precarietà ha infiniti aspetti negativi - non deve sembrare immutabile. Per questo è necessario esprimere una volontà che non rivendichi un ritorno al passato, che altro non sarebbe che una restaurazione di un qualcosa che ha già perso. È necessario scorgere opportunità negli aspetti nefasti della precarietà. I tarocchi esigono una lettura in questa direzione. Le relazioni, frutto della diserzione dalle chimere delle imprese, devono trasformarsi in complicità. La schiavitù indotta da un lavoro senza più dignità, privo di ogni valenza civilizzatrice, deve formulare un'idea cooperativa, creativa, sostenibile nei prodotti materiali ed immateriali dei nostri gesti e dei nostri desideri. Per questo, è stato scritto, l'unico modo per azzeccare il futuro è cospirare nel presente. Per questo l'unico modo di cospirare nel presente, aggiungiamo ora, è quello di indovinare la direzione verso cui dirigere il proprio futuro. Al di là delle solite forme di gioia, ballo e sballo, birra e danze, la MayDay di quest'anno ha posto con forza l'intenzione di operare nell'immediato futuro per il raggiungimento di tre obiettivi intermedi, fattibili e realistici, attraverso i quali svelare, concretamente, le ipocrisie insite nella retorica con cui governo e sindacati confederali tentano di ammansirci: riduzione delle tipologie contrattuali, salario minimo orario, e definizione di una continuità di reddito lontana dalle idee ammortizzative e legata invece alla generalizzazione dei diritti fondamentali e delle tutele del lavoro per nativi e migranti. Il post MayDay è sempre stato traumatico ma quest'anno lo è ancora di più. Un'onda infinità di richieste di partecipazione e di entusiasmo ci rallenta moltissimo. Un report a una settimana di distanza non era mai capitato, anche considerata la nostra indole pigrissima. A breve si organizzerà un incontro fra le varie MayDay e con i precari/e che la animano per definire una campagna autunnale su queste tematiche e per ragionare insieme delle prospettive maydayane. Da notare che durante la manifestazione del mattino, cui hanno partecipato circa 5.000 persone, la Cgil milanese (per bocca del segretario Rosati) ha auspicato per l'anno prossimo l'organizzazione di un unico evento. Rosati ha detto testualmente che ne parlerà con gli organizzatori della MayDay. Divertente, no? Magari la brillante pensata è fare un bel concerto all'Arena nel pomeriggio (come San Giovanni) per svuotare la MayDay. E poi quella di Milano non è stata l'unica MayDay in Europa. Anche altre manifestazioni hanno riempito di contenuti e conflitto il primo maggio precario, sempre più restìo a farsi risucchiare dalle forme tradizionali del sindacato e dei partiti. Da Milano a Napoli, da Helsinki a Siviglia, MayDay! MayDay!. Eppure, c'è chi non si accorge che la MayDay ha raggiunto una maturità e un'autonomia che la rendono l'unica forma di rappresentazione della condizione precaria. In alcuni media di movimento non si trova nemmeno una riga sulla più grande manifestazione precaria del primo maggio. Ma la MayDay non ha bisogno di altoparlanti, scrive direttamente tramite la propria free&free press City of Gods e contratta e autogestisce due pagine sui quotidiani di sinistra. Crea scompiglio e porta il subvertising nelle paludate reti dell'informazione sindacale, sino a far perdere la testa al più grande sindacato italiano. Un'ultima riflessione: gli aspetti qualitativi più importanti che differenziano la MayDay di quest'anno dalle passate edizioni sono stati la capacità di coinvolgere il mondo del precariato sin dalla sua costruzione e quella di avanzare proposte concrete che possano aver le gambe per marciare in modo autonomo e autorganizzato oltre l'evento simbolico del primo maggio. Ci sono oggi, dopo anni di attività di rete, contaminazione e coinvolgimento (lavoro fatto fuori dai riflettori mediatici, ma capace di sedimentare relazioni fruttifere che hanno garantito, oltre alle forme autonome di espressione, anche una capacità di conflitto e di rapporto con le istituzioni nefande di questa città) tutte le condizioni per affrontare la precarietà esistenziale nei suoi diversi aspetti. Dopo il tempo della denuncia, dopo il tempo dell'orgoglio precario, si cominciano a porre le prime basi non solo per vincere in specifiche situazioni (vedi Sea e operatori sociali) ma per imbastire un piano di azione politica riconosciuta, supportata, condivisa e organizzata dai precari/e stessi. |
Contributo di Infoxoa per la Mayday007
Energia cinetica ed energia potenziale:
Riflessioni per avviare un dibattito intorno alla riforma degli ammortizzatori sociali, al reddito garantito, per un movimento di lotta contro la precarietà.
Infoxoa, rivista di quotidiano movimento - speciale mayday 2007.
Per la mayday 2007, come ogni anno ormai da 7 anni, la redazione di Infoxoa rivista di quotidiano movimento ha prodotto un altro contributo.
Abbiamo distributo più di 1000 copie sia nella mayday di Napoli che di Milano.
Quest'anno il contributo verteva sulla attuale riforma degli ammortizzatori sociali vs reddito per tutti, con uno sguardo all'Europa e alla spesa sociale in Italia.
Sotto troverete i link, sia in .zip sia in .pdf, del foglio 8 pagine, formato tabloid, che abbiamo dato nelle due mayday italiche.
Buona lettura.
Il nodo redazionale di Infoxoa, rivista di quotidiano movimento.
file pdf:
http://www.infoxoa.org/mayday07/infoxoa_foglio_mayday2007.pdf
oppure file zip:
http://www.infoxoa.org/mayday07/infoxoa_foglio_mayday2007.zip
Siamo tutti agenti dell'intelligence precaria
MayDay - Reclaim - Conspiracy
MayDay: cospira e reclama!
Anche quest'anno un mare in un gioiosa tempesta. Milano e Napoli, la cospirazione precaria si sente e si vede.
Siamo andati, come ogni anno ormai, ad infoltire le schiere di precari in agitazione e dopo 7 anni ritrovarsi di nuovo in decine di migliaia sta a significare ancor più di prima che la lotta alla precarietà, per il reddito e i nuovi diritti, è ancora viva, anzi oggi ancor di più centralità dello scontro e possibilità di generalizzazione del conflitto.
Siamo andati a Napoli e a Milano, dando un segnale, ancora una volta di continuità, cosi come gli scorsi anni, insieme alle diverse mayday, partecipammo alla stesura di
contributi comuni, di organizzazione comune e di condivisione dei percorsi.
Spesso incagliati nelle piccole beghe da movimento, non ci siamo mai arresi di fronte alla portata enorme che le mayday hanno sempre espresso e per le quali abbiamo voluto, con piacere, condividerne i passaggi.
Quest'anno, difficile e duro, con la morte di Renato ucciso dai fascisti che si aggiungeva a quella di Antonio morto sul lavoro, abbiamo comunque voluto contribuire alle mayday. Pur essendo impegnati a difendere le nostre case occupate dalle minacce di sgombero del Sindaco più Democratico d'Italia e dal Prefetto senza pistola (ma con un sacco di manganelli), abbiamo voluto rilanciare e valorizzare il processo maydayano.
L'iniziativa dello scorso 15 aprile, "Verso la mayday un reddito per tutti", stava proprio a significare la necessità di continuare un percorso aperto e pubblico in
grado di dare ancora maggiore spinta alle mayday e di individuare una strategia comune che si contrapponga a quelle che sono le scelte che il governo di centro-sinistra sta attuando a partire dai tavoli di concertazioni per le riforme su pensioni e ammortizzatori sociali.
I tantissimi di Milano, con le carte dei tarocchi che prevedono un futuro di cospirazione tra i precari per ribaltare i rapporti di forza e rivendicare nuovi diritti, danno una indicazione chiara di quale può essere il percorso da seguire.
Fuori dai sindacati che non riescono a rappresentare le nuove istanze, fuori dai partiti della sinistra più o meno radicale che, legati al governismo e al tentativo spesso riuscito di sussumere pezzi di movimento, non riescono ad intercettare la nuova figura sociale e operaia, fuori dall'autonomia del politico troppo impelagato ad esercitare una egemonia della miseria, le mayday ci dicono di nuovo quale è il percorso da seguire: costruire cospirazione, produrre relazioni e alleanze sociali,
intervenire nei territori, produrre conflitti e complicità.
In particolare la mayday milanese di quest'anno, forse poco partecipata da espressioni più politiche di movimento, ha funzionato proprio dentro questa indicazione, diventare agenti dell'intelligence precaria, produrre relazione sociale e politica con\tra i precari, intervenire nei territori, cospirare: respirare insieme e non alitare sopra.
Con questa voglia, abbiamo partecipato anche alle giornate di Livorno alla "Sagra del precariato" sperando di aver dato un contributo utile al dibattito e alla continuazione della cospirazione.
Cosa succede in città: Roma, questa città ribelle e mai domata...
Prima di essere a Milano e Napoli, sono arrivati altri segnali importanti sui cui riteniamo utile riflettere: le manifestazioni di Roma, quella del 21 aprile, che ha visto un corteo di 1500 persone attraversare un quartiere popolare a partire dalla difesa delle case occupate dell'ex cinema Impero e che ha saputo coinvolgere un intero territorio e le sue rivendicazioni, dall'elelttrosmog al consultorio, dal
parco pubblico all'antifascismo, al lancio della "Vida Loca", quella vita da pazzi, che a partire dalla precarietà, siamo costretti a vivere. Cosi come il 25 aprile, ingessato e cavalcato da quel Sindaco Veltroni che qualche giorno prima aveva assegnato uno spazio ai neofascisti del Foro 753 facendo l'occhiolino ai centri
sociali di sinistra, uno spezzone di oltre 1000 persone si è staccato dal corteo ufficiale per andare a Piazza Vittorio. Quella stessa piazza che aveva già visto a
gennaio 10.000 persone scendere in piazza per contestare la politica abitativa della giunta romana, per essere vicini alla comunità bengalese che aveva subito due morti, Mery ed Hasib, in un incendio di un appartamento super affollato e che aveva visto caricare dalla polizia il presidio di solidarietà dei compagni provocando oltre 20 feriti. Quella stessa piazza dove i neofascisti tentano di imporsi con uno dei loro covi più attivi.
Insomma, indicazioni di partecipazione e attivazioni che passano proprio attraverso una nuova cospirazione e una nuova complicità, lontana dal tatticismo e, forse, finalmente aperta nella costruzione di un conflitto più articolato che interviene di nuovo nei territori, anche astratti, delle contraddizioni sociali.
Ancora e ancora: cospira e reclama!!!
Le mayday 07, forti anche della diffusione ormai a carattere europeo, anche quest'anno sono state un passaggio nodale per la costruzione della cospirazione precaria e che hanno saputo rispondere anche a quel 4 novembre, a quello "stop
precarietà" indetto da un cartello ampio di sigle, che ha dimostrato proprio la debolezza nella sola rappresentazione politica. Riteniamo necessario dunque, come abbiamo sempre affermato, che per costruire rapporti di forza reali, bisogna saper
costruire innanzitutto alleanze sociali, innescare meccanismi di complicità, relazioni sociali e politiche in grado di costruire e costituire reti di cospirazione non governati da un nodo centrale tutto politicista, dirigista e
tatticista.
Siamo contenti dunque di aver dato il nostro modesto contributo alla riuscita di questa Mayday 07, a partire dalla valorizzazione delle stesse proprio quando in molti le davano per defunte. Portiamo a casa, tutti, in primis chi si è assunto la responsabilità di organizzarle fattivamente e chi vi ha partecipato attivamente, un risultato che deve ora saper costruire ancora rete, ancora cospirazione in grado di portarci a realizzare un altro appuntamento nazionale nei mesi di autunno per contrastare le riforme di governo, confindustria e sindacati a partire proprio dalla
critica agli ammortizzatori sociali per la rivendicazione di un reddito garantito.
Infine, saremmo voluti essere molti di più sia a Napoli che a Milano, ma proprio le tante contignenze romane ci hanno tenuti impegnati nel nostro territorio. all'apertura del dibattimento per la morte di Renato, alla difesa delle
case occupate, dalla costruzione del boicottaggio dei concerti omofobi alla preparazione, con altre realtà romane e nazionali, del "laboratorio antifascista" che si terrà proprio a Roma il 12 e 13 maggio.
Terminiamo queste breve riflessioni con un abbraccio a Marco, ancora agli arresti a Copenaghen, rivendicando la sua liberazione cosi come quella degli altri imprigionati per la resistenza allo sgombero del Unghdomhuset. A loro va questo ultimo pensiero di rivolta.
Loa Acrobax project
Tunnel roma3
Coordinamento di lotta x la casa
Assemblea cittadina contro lo scippo del TFR
VENERDI’ 18 MAGGIO DALLE ORE 17,00
PRESSO LA
FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE DI ROMA TRE
VIA CHIABRERA – ANGOLO VIA
SILVIO D’AMICO (AULA D1)
La necessità di un rilancio finale della campagna in difesa della pensione pubblica e contro lo scippo del TFR, veicolando al massimo le nostre “parole d’ordine” con volantinaggi diffusi ed un’ultima iniziativa cittadina unitaria nel mese di Giugno, porta il Comitato a convocare una riunione cittadina aperta a tutti/e per il 18 maggio presso la TERZA UNIVERSITA’.
Il materiale di propaganda, gli ultimi manifesti, le guide alla compilazione dei moduli predisposti dal Ministero del Lavoro, la cui scadenza per il settore privato è indicata per il 30 giugno, sono disponibili presso la sede dell’USI AIT in Via Iside 12.
Rete precari comune Milano:"Troppi precari!"
Cari lettori sono precarie quelle persone che vi trovate davanti rivolgendovi a qualunque sportello del Comune; sono precarie le educatrici degli asili nido e delle scuole materne, e l'elenco potrebbe continuare.
Non siamo dei fannulloni, siamo noi che rispondiamo alle vostre esigenze, in noi, non nel dirigente, nel funzionario, trovate una risoluzione dei vostri problemi. Siamo noi che portiamo onore e gloria agli assessori, i quali non conoscono e mai conosceranno i nostri nomi, le nostre ansie per le continue scadenze contrattuali.
La nostra professionalità non viene riconosciuta, non abbiamo diritto a permessi studio, per concorsi, per visite mediche, non abbiamo una rappresentanza sindacale.
Viviamo il presente con incertezze e guardiamo al futuro con timore, i nostri contratti sono sempre in scadenza. Ci troviamo a lottare non per l'assunzione a tempo indeterminato, ma per la difesa del posto di lavoro precario, come se si volesse stabilizzare la precarietà, e non chi è precario.
Chiediamo di lavorare con certezza, quindi con un contratto a tempo indeterminato, per non continuare ad essere precari nella vita. La nostra assunzione potrebbe migliorare la qualità dei servizi? Secondo noi, Si
Scioperi, dopo i precari gli autisti dell'Atm
Vigili del Fuoco Hanno protestato fino alle 14 di ieri i Vigili del Fuoco, con un presidio davanti al comando via Messina. "Lo sciopero è stato un successo, con una media di adesioni tra l'80 e il 90%" ha affermato Massimo Berto coordinatore provinciale Rdb. "Chiediamo il rinnovo del contratto scaduto da 15 mesi, con il pagamento degli arretrati e una rivalutazione dello stipendio, che oggi si aggira mediamente intorno ai 1200 euro" spiega Berto.
Precari del Comune Nel pomeriggio si è invece data appuntamento davanti a palazzo Marino la "Rete precaria". I lavoratori comunali precari si sono incatenati simbolicamente per chiedere l'assunzione immediata a tempo indeterminato. "Nel Comune di Milano ci sono 1200 precari e precarie a tempo determinato, più altre centinaia di lavoratori somministrati, collaboratori coordinati - scrivono in un comunicato i precari - che non hanno diritto a permessi di studio, per concorsi o per visite mediche".
Trasporti I dipendenti Atm aderenti a Cgil, Cisl e Uil sciopereranno invece oggi per 4 ore, dalle 18 alle 22. Probabile sia il blocco della metropolitana, sia una sostanziale riduzione del servizio in superficie. Ansa
La mia vita da insegnante precaria storica»
Ho cinquant’anni, sono insegnante di Scuola Primaria e precaria da circa … venti anni. Sono una precaria storica. Ho conseguito la prima delle tre Abilitazioni che possiedo nel lontano 1982. Le altre abilitazioni le ho ottenute dopo e sempre con le stesse modalità: concorsi pubblici con qualche centinaio di posti per migliaia di partecipanti. Naturalmente facevo parte di quelle migliaia che non risultavano vincitori. D’altronde i testi che presentavo per gli esami orali erano quelli che studiavo all’università forse non sempre conosciuti da tutti i membri delle commissioni magari gli stessi che non apprezzavano i testi di M.Lodi. Non ho certo migliorato la mia situazione accettando di farmi preparare da alcun Dirigente scolastico. Diversi anni fa ho conseguito la laurea in Lettere Moderne con tesi in Didattica. Una Laurea "vera" valutata 3 miseri punti, ovvero come un corso Forcom conseguito per via telematica e ottenuto anche con sole 500.000 lire. Non credo che avessimo bisogno di questa ulteriore vergogna! Non sono mancate le gratificazioni, tanta stima e affetto; alunni che mi hanno voluta bene e che mi hanno scritto lettere che augurerei a tutti di avere conservate nei cassetti. Da diversi anni sono un’incaricata del CSA di Catania e quantomeno posso lavorare con contratti a termine ma cambiando ogni anno scuola, classe, colleghi; senza percepire stipendio nei mesi estivi e nessun scatto di stipendio. Come sempre alla fine dell’anno si prevedeva che non sarei potuta ritornare dai "miei bambini". Questa volta le preghierine dei miei 18 alunni hanno fatto il " miracolo". Questo nuovo anno scolastico così mi vede nella stessa classe con degli alunni che hanno rischiato e purtroppo rischieranno di avere un forte distacco affettivo e una discontinuità metodologica. Non si sapranno dare una spiegazione ma ciò inciderà negativamente nella loro vita scolastica. Forse per loro sarà l’inizio di una mancanza di fiducia nelle istituzioni e forse di un più grave disagio giovanile. Speravo che il nuovo governo rivolgesse più attenzione al mondo della scuola e soprattutto al bene dei bambini per realizzare una società migliore che inizia proprio dal bambino. Signor ministro. Purtroppo la Sua scuola e la Mia sono ben lontane da modelli ideali e questo anche a causa di come viene reclutato e maltrattato il corpo insegnante e più che mai i docenti precari. In passato, così come oggi, potevo ottenere l’immissione immediata in ruolo tramite l’inserimento nelle graduatorie del nord. Sono, però, anche una mamma, una figlia, una moglie, una donna quindi che ha dei doveri. Oggi ho davanti a me il modello di domanda dell’aggiornamento alla Graduatoria Permanente. Sembrerebbe la solita domanda invece non è così !. Fra due anni io, come tanti altri docenti ,sarò ancora precaria. Infatti le assunzioni dalla Graduatoria permanente previste ,da fonti qualificate, a Catania per la Scuola Primaria, nonostante i titoloni sui giornali che annunciano tantissime nuovi assunzioni, vanno al di sotto del centinaio .Pertanto si seguirà la media delle assunzioni annue come nel passato. Inoltre, con le innovazioni introdotte nel provvedimento a seguito dell’emanazione della legge n. 296/06 e della sentenza n. 11/07, si consentirà, per l’ultima volta, di trasferire la propria posizione in altra provincia al prezzo però di essere di essere messi in coda in graduatoria. Anche potendo non ci sarà più permesso di fare i siciliani emigranti. Io docente precaria della scuola italiana non ho e non avrò la possibilità di avere alcun trasferimento. Non ho il diritto di organizzare la mia vita come desidero. Non ho diritto alla continuità didattica. Non ho diritto allo stipendio estivo. Non ho il diritto di sapere cosa ne sarà di me! Mi si potrà rispondere che con tale intervento si è solo voluta bloccare una politica che ha visto troppe precarie del Sud emigrare e poi fare un figlio per starsene a casa e per poi avere l’assegnazione provvisoria (a cosa non siamo state costrette !). Ma allora, potrei sapere perché rimangono separate le graduatorie delle scuole con quelle dell’immissione in ruolo? Io una mia idea ce l’avrei. Sono convinta che le scuole del Nord non vivrebbero senza la manovalanza delle povere emigranti del Sud, così snellendo le graduatorie del Sud e gonfiando quelle scarne o del tutto esaurite del nord si sosterranno le scuole del Nord e gli si eviterà di cercare le supplenti disperatamente. Ma questa sarà una soluzione per i 4000(circa) docenti precari della Scuola Primaria della provincia di Catania? Quale futuro per i precari che al SUD rimarranno nella graduatoria permanente? (Perché al Nord le graduatorie saranno esaurite visto che in molte città già lo sono). Quale futuro per i giovani precari che stanno investendo energie, risorse e speranze in questo ambito lavorativo? Quale futuro per le famiglie del Sud dove c’è un genitore docente precario (e ce ne sono proprio tanti) che può entrare di ruolo solo Padova, Venezia, Biella, etc? (Non mi pare si stia lavorando per la famiglia e poi si litiga in Parlamento per i DICO !) Lo chiedo al ministro, perché l’ho eletto e non posso e non voglio aspettare un altro Ministro che per scelta politica non mi rappresenti. Penso che sia legittimo chiedere di fare chiarezza al più presto sulle nuove o "non" modalità di assunzione dei precari o meglio di coloro che hanno investito tanti anni della loro vita al servizio dello Stato e che non hanno avuto modo di oziare né in classe e né durante le vacanze estive (non pagate e sempre in attesa di comunicati stampa che annuncino novità, incarichi, nuovi corsi abilitanti, ecc.). CARMELA COCO (da www.lasicilia.it) |
Scuola: sitin di protesta contro i tagli al personale ATA
Previsto un taglio di oltre 100 unità del personale ausiliario tecnico amministrativo, mentre cresce il numero degli studenti. Protesta di fronte all’Ufficio scolastico regionale |
Sit-in di protesta contro il taglio del personale Ata nelle scuole toscane: ad annunciarlo, per il prossimo 16 maggio alle 10 di fronte all’Ufficio scolastico regionale (in via Mannelli 113 a Firenze), le segreterie regionale di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal Gilda e Unams.
Le organizzazioni sindacali denunciano la gravità della situazione nelle istituzioni scolastiche della regione: a fronte di un aumento di circa 6 mila studenti per l’anno scolastico 2007/2008 e di superiori richieste da parte delle scuole, infatti, l’organico del personale ausiliario tecnico amministrativo viene tagliato di 111 unità. Una riduzione, dicono i sindacati, che va ad aggravare lo stato dell’organico del personale Ata, già pesantemente ridotto nei passati anni scolastici; e che graverà essenzialmente sui profili del personale amministrativo e di quello tecnico, mettendo in seria difficoltà la funzionalità amministrativa e didattica delle scuole.
I sindacati segnalano poi la “grave situazione di alcune province dove, particolarmente per gli assistenti tecnici si produrrà una decurtazione del 20% dell’organico. Tale situazione produrrà pesanti ripercussioni con situazioni di sovrannumerarietà e mancata attribuzione di supplenza annuale ai lavoratori precari”.
Alla Direzione scolastica regionale della Toscana i sindacati chiedono che “rappresenti formalmente tale situazione presso il Ministero della Pubblica istruzione e contestualmente richieda risorse aggiuntive da attribuirsi nell’organico di diritto”. Intanto le organizzazioni sindacali “metteranno in campo fin da subito tutte le necessarie iniziative di mobilitazione del personale”, a cominciare dal sit-in di protesta di domani.
(15/05/2007)
Il presidio dei Vigili del Fuoco a Milano
Come preannunciato su 02blog, c'è stato il presidio dei Vigili del Fuoco contro le condizioni precarie in cui si trovano. Le rivendicazioni sono molteplici: la situazione dei precari, gli stipendi troppo bassi e le scarse risorse a disposizione del corpo. I problemi sono tanti e non riguardano solo gli uomini ma anche i mezzi che hanno a disposizione, a loro dire spesso carenti numericamente e a livello di manutenzione. Il presidio si è svolto in modo pacato, e alcuni pompieri hanno simulato un'estrazione del sangue con delle flebo, dicono che se non si arriva ad una soluzione dovranno auto-vampirizzarsi e vendere il sangue per arrivare a fine mese! Sotto un po' di scatti dal presidio.
Ambiente precario
La tutela dell'ambiente, legata a quella della salute, è oggi avvertita come emergenza dalle persone e dalle comunità che vivono in presa diretta le conseguenze delle scelte politiche e di governo. Ovunque si parla di primavere troppo bizzarre, di un'estate che si profila terribile, dell'inquinamento che toglie il respiro. Le nostre istituzioni non sembrano essere oggi all'altezza. È evidente l'enorme difficoltà delle istituzioni pubbliche ambientali di garantire scelte affidabili, responsabili, trasparenti. Niente di strano, se si considera che gli anni passati hanno segnato lo smantellamento delle politiche ambientali in Italia.
Il nuovo governo ha imperniato il suo programma anche sui temi ambientali, ma ha fatto ben poco per rafforzare le istituzioni ambientali, che scontano la desertificazione fatta dalla precedente legislatura. Persiste un problema non più rinviabile, quello di affrontare la grande debolezza e la scarsa credibilità degli organi pubblici, sia nelle proposte che nei ruoli di garanzia e tutela dell'ambiente, dei cittadini, delle comunità.
Una delle piaghe di queste istituzioni è proprio la precarietà del personale che ci lavora, concretamente e quotidianamente, a difesa dell'interesse pubblico alla tutela ambientale: oltre il 50 per cento dei lavoratori del comparto ambientale sono precari. Al ministero dell'ambiente i precari sono 569 su circa 1100 dipendenti, all'Apat [agenzia per la protezione dell'ambientale e per i servizi tecnici] i precari sono 511 su 1129 dipendenti, all'Icram [istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare] addirittura i precari sono 239 su 300 lavoratori dipendenti.
La precarietà porta con sé il ricatto, l'infiacchimento delle funzioni pubbliche ambientali, l'assenza di prevenzione e controlli stabili e permanenti nel tempo. Le esigenze del paese richiederebbero una politica in campo ambientale lucida, forte, che non può certo contare di essere attuata per lo più da personale che ogni sei mesi o un anno si ritrova con il contratto in scadenza, schiacciato tra il peso dell'incertezza e il voler mantenere il lavoro anche a costo della dignità professionale.
La presenza dei lavoratori precari è diffusa in tutti i settori del comparto pubblico, e le conseguenze sono sempre gravi, sia in termini di tutela dei diritti dei lavoratori, sia nei termini di disagio sociale; ma nel caso del precariato del comparto ambientale il problema assume dunque un carattere di specificità e che riguarda l'interesse di tutti. Qui il precariato, che nasce negli anni del blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, si innesta in una escalation di indebolimento e deresponsabilizzazione delle istituzioni deputate alla salvaguardia e al risanamento dell'ambiente che richiederebbero analisi e interventi ben più incisivi per garantire diritti pubblici, continuamente messi alla prova da poteri e interessi ben più forti e, troppo spesso, privati.
Il legame tra precarietà del lavoro e capacità di svolgere funzioni pubbliche di garanzia per la tutela dell'ambiente è il tema centrale dell'incontro pubblico «Ambiente precario» organizzato dal circolo «Ambiente, territorio e beni comuni» di Sinistra europea giovedì 17 maggio alle 17 presso l'ex hotel Bologna. Hanno accettato di misurarsi sul tema parlamentari ed esponenti di centrosinistra impegnati da sempre sull'ambiente - Fulvia Bandoli, Loredana De Petris, Edo Ronchi, Tommaso Sodano - insieme a rappresentanti di Legambiente, Wwf e della Cgil. Concluderà i lavori Mirko Lombardi, responsabile nazionale ambiente di Rifondazione.
Sinistra europea
12.5.07
Ricerca: i precari in piazza
2007-05-11 14:14 |
ROMA - Sono circa 800 secondo gli organizzatori, 200 per le forze dell'ordine, i precari della ricerca che manifestano da questa mattina davanti alla sede del ministero dell'Economia. La manifestazione a cui aderiscono trenta associazioni di ricercatori sia dell'Università sia di centri di ricerca pubblici, chiede un rilancio del settore, attraverso la regolarizzazione dei precari e l'aumento dei finanziamenti. "Se vuole davvero realizzare un'economia della conoscenza - sostiene Melania Del Santo, uno degli organizzatori - il Governo deve impegnarsi da subito ad immettere nuove risorse in questi settori, mantenendo le promesse della campagna elettorale". Una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dal capo di gabinetto del ministro Tommaso Padoa-Schioppa. |
Uffici pubblici, assunzioni vietate da 15 anni
Ma il personale non diminuisce
di Pietro Piovani
ROMA (11 maggio) - "Lo Stato assumerà solo un dipendente ogni due che vanno in pensione". E' una proposta di Nicolas Sarkozy, una di quelle che più hanno fatto discutere i francesi nella loro recente campagna elettorale. In Italia qualche commentatore ha subito invocato l'avvento di un Sarkozy anche da queste parti, per vedere finalmente ridotti i ranghi della nostra burocrazia. Evidentemente non sapeva che da noi le assunzioni negli uffici pubblici sono addirittura vietate. E non da ieri, bensì da quasi quindici anni.
Il primo a farlo è stato Giuliano Amato, nel 1992. Da allora i vincoli alle assunzioni sono stati prorogati quasi tutti gli anni, tranne una parentesi nel periodo 1996-2001 in cui il blocco non è stato assoluto bensì parziale (cioè un assunto ogni due pensionati, proprio come vorrebbe Sarkozy). Eppure in questi anni il numero dei dipendenti pubblici non è diminuito. Non è neanche cresciuto, il che già rappresenta un risultato rispetto ai decenni precedenti, però non è calato. E la spesa per il personale è continuata ad aumentare.
Il fenomeno si spiega in due modi. Primo: il freno alle assunzioni è stato compensato da un ricorso massiccio ai precari. Secondo: alcuni comparti della pubblica amministrazione sono stati esentati dal divieto di arruolare nuovi dipendenti. In particolare la sanità, le forze dell'ordine e le forze armate. Questo ha prodotto un risultato comunque positivo: sono diminuite le persone che si occupano di funzioni amministrative e burocratiche (ministeri, comuni, agenzie fiscali); mentre sono aumentate quelle che lavorano al diretto servizio dei cittadini (infermieri, carabinieri, agenti di polizia).
Se per esempio guardiamo al triennio 2003-2005 (i dati del 2006 non sono ancora disponibili), gli organici dei ministeriali si sono sfoltiti di 5.564 dipendenti, quelli di comuni province e regioni di 7.778, quelli delle agenzie fiscali di 1.899. In compenso i corpi di polizia hanno quasi 10 mila uomini in più, le forze armate 2 mila e 500, la sanità mille e 400.
Oggi il ministro Nicolais ha ricordato ciò che è scritto nell'ultima Finanziaria: dall'anno prossimo il blocco delle assunzioni non ci sarà più, ma questo non significa che le amministrazioni torneranno libere di ingaggiare forze nuove. Ogni 10 che vanno in pensione se ne potranno rimpiazzare 6. E delle 6 assunzioni disponibili - dice sempre la Finanziaria - ben 4 sono riservate ai precari, cioè a chi ha già lavorato per almeno tre anni con contratti a termine. Quindi solo 2 posti potranno essere messi a concorso.
Noi, precari della sanità: fantasmi da 10 lunghi anni
[12/05/2007] | |
"NOI, PRECARI DELLA SANITÀ: FANTASMI DA 10 LUNGHI ANNI" | |
Riceviamo e pubblichiamo una lettera di protesta del coordinamento dei lavoratori precari dell’ex Asl Le/1, che sulla loro situazione, lamentano: “La segreteria del dottor Rodolfo Rollo non ha mostrato alcuna disponibilità per fissare un incontro con il direttore generale”. “La Asl di Lecce incentiva tutti gli infermieri di ruolo e quelli precari della ex Le/2 con un premio di produttività pari a 400 euro netti, discriminando gli infermieri precari della ex Le/1, vergognosamente esclusi dalla manovra. Perché è stata commessa l’ennesima grave ingiustizia nei nostri confronti? Siamo precari da più di 10 anni perché chi di dovere non è stato in grado di fare alcun concorso; non abbiamo diritto ad alcuno scatto di anzianità; siamo psicologicamente ricattabili; contiamo meno dei colleghi di ruolo e valiamo meno dei precari della ex Le/2; siamo precari che non producono nulla, fantasmi che non meritano niente; siamo fastidiosi perché troppo numerosi: 400 euro netti moltiplicati per i 450 infermieri precari della Asl Le/1 fanno in tutto 180.000 euro. Accidenti, siamo troppi. Ma perché questi precari non muoiono?” “Calma, non c’è alcun bisogno di augurarne la morte: tanto non contano, sono insignificanti, inutili, non abbiamo alcun diritto al premio produttività, siamo fantasmi ed in quanto tali non produciamo: siamo il nulla…” “Complimenti vivissimi all’ex direttore generale, a quello attuale ed alla combriccola sindacale, che costantemente mantengono l’atteggiamento negativo nel riconoscimento del nostro lavoro svolto fino ad ora. Se prima ci sentivamo parte di una grande famiglia precaria (come dire, mal comune mezzo gaudio) adesso sappiamo che esistono precari di serie A e precari di serie B, perché “loro” hanno deciso che i nostri figli non hanno bisogno di quei 400 euro. Come possiamo pensare che convertiranno i nostri contratti ai sensi della finanziaria del 2007 se di fatto non ci riconoscono come personale che produce? A quattro mesi dall’approvazione della finanziaria chi di dovere non e’ ancora pronto a stabilizzarci. La Regione ha bisogno di tempo, ancora: dobbiamo aspettare la fine del mese di giugno per sapere… e qualche sindacato va in giro per ospedali ad offrire l’istanza di conversione dei contratti. Ma in cambio di cosa? E perché lo fanno, visto che a livello regionale è ancora tutto da decidere ?” “La nostra prima mossa di difesa sarà quella di risparmiare almeno 15 euro al mese cancellando l’iscrizione a qualsiasi sindacato di appartenenza (tanto ,se mai avverrà la stabilizzazione, non avremo bisogno di loro perché ci spetterà di diritto ). Siamo pronti a riorganizzarci lottando sul territorio per far valere i nostri diritti calpestati da anni e anni di scellerata politica regionale ed aziendale. Chiediamo a gran voce il ruolo e il premio di produttività. La protesta è solo all’inizio”. |
Rai, la ''selezione'' per nuove assunzioni è anticostituzionale
“Alcune centinaia di lavoratori Rai appartenenti alla libera associazione UniRai (autori, registi, produttori esecutivi, programmisti, giornalisti, assistenti ai programmi dell’area editoriale) hanno manifestato di fronte alla sede di Viale Mazzini 14. Le ragioni della protesta che ha visto presenziare anche alcuni parlamentari tra cui la senatrice Tana De Zulueta, e’ quello che evidenzia lo sfascio del servizio pubblico e l’ingovernabilita’ (affatto momentanea ma sistematica da anni) che produce sulla pelle dei dipendenti interni e precari il calpestio dei piu’ elementari diritti di lavoratori, e verso gli utenti lo sperpero di denari dei contribuenti e lo scadimento generalizzato dei programmi radiotelevisivi.
Il presidente Petruccioli che si e’ fermato alcuni minuti tra i dipendenti del sit in, ha evidenziato come alcune importanti ma inquietanti e contraddittorie decisioni dell’azienda non fossero di sua conoscenza. Petruccioli ha ammesso candidamente di “non sapere assolutamente nulla” -per esempio- della “selezione” per nuove assunzioni indetta e pubblicizzata nei giorni scorsi dalla Rai. “Selezione” che oltre a fare carta straccia di recentissimi accordi coi sindacati, secondo noi (ed i nostri legali) e’ anticostituzionale e mortifica e lede la dignita’ e i diritti di centinaia di colleghi professionisti che dopo il precariato (anche da 25 anni) speravano in una assunzione promessa piu’ volte dall’azienda. Cosi’ come le altre centinaia di colleghi reintegrati dopo aver vinto una causa di lavoro (oltre 160 all’anno), che sono sottoutilizzati, sottopagati (1100 euro al mese) quando non mobbizzati e costretti a buttare a mare quella professionalita’ che anche la Rai negli anni ha contribuito a formare.
Chiediamo quindi all’azienda nelle veste del direttore generale Cappon (che oggi ha preferito non riceverci), dello stesso presidente Petruccioli che dovrebbe essere meglio informato su cio’ che accade sulla pelle dei propri dipendenti, al Cda tutto (anche i consiglieri inquisiti dalla magistratura a cui per il bene della Rai e del Paese chiediamo irrevocabili dimissioni) e alla societa’ civile che ha interesse nel salvare il servizio pubblico, di farsi portavoce delle nostre rivendicazioni e revocare immediatamente la “selezione”, nuovo ed elegante metodo di lottizzazione sulla pelle dei lavoratori.
Se questo non accadra’ e se sugli altri nodi scoperti che denunceremo presto alla commissione di Vigilanza non ci saranno interventi urgenti e risolutori, annunceremo presto nuove iniziative.
Asl 3 di Rossano: prosegue l’occupazione dei precari
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7.5.07
Assumi l'outbound
Il quotidiano "il manifesto" ha lanciato dalle pagine economiche, sabato 5 maggio, la campagna "Assumi l'outbound". Scopo della campagna è segnalare i call center in cui non sono stati assunti i dipendenti precari cosiddetti outbound.
Per segnalare la propria condizione o semplicemnete un call center (specialmente se piccolo) scrivete a:
asciottoCHIOCCIOLAilmanifesto.it
(ovviamente al posto della chiocciola dovete inserire il simbolo @)
6.5.07
Sergio Bologna: "Uscire dal vicolo cieco!"
4/5 Cosenza: 7 precari della ASL protestano
Abruzzo: la regione dipende dai precari
di LELLO GRILLI PESCARA — Mancava solo questa acuminata spada di Damocle sul capo di un ospedale, il Santo Spirito di Pescara, che va avanti quotidianamente al limite della sopravvivenza: entro la fine del mese scadono i contratti a termine di 250 precari (la maggior parte Co-co-co) tra medici, infermieri, amministrativi, coordinatori, e non ci sono i soldi per rinnovarli. Ed è stata prorogata di un mese la permanenza lavorativa di altri 38 interinali (quasi tutti barellieri) che però a metà giugno dovranno necessariamente fare la valigie. E senza possibilità di appello. La situazione è disperata. Interi reparti, vedi il Centro Trasfusionale che si regge per larga parte sull’apporto dei precari, rischia la chiusura e si porta appresso anche l’Ematologia, unico Centro di eccellenza del nosocomio, noto anche al di fuori dei confini nazionali. Ci sono medici e infermieri che hanno accumulato centinaia e centinaia di ore di straordinario, costretti a turni massacranti di giorno e di notte, e che non riescono a pianificare le ferie. L’ospedale di Pescara è solo la punta dell’iceberg di un contesto sanitario regionale malato, che ha sforato i limiti di spesa fissati dal Governo e che si è visto costretto a presentare un piano di risanamento che ha portato a pesanti tagli e alla contestatissima introduzione del ticket sui farmaci. «Questa volta siamo davvero sull’orlo del collasso - tuona Francesco Marcucci, dipendente ospedaliero e segretario provinciale della FASE Sanità -: non siamo in grado di prevedere cosa accadrà fra poche settimane, quando una notevole quantità di dipendenti lascerà l’opedale. Già nella situazione attuale, per mancanza di personale è stato ridotto il numero dei ricoveri, gli interventi chirurgici sono scesi di oltre il 30%, e le liste d’attesa per prestazioni ambulatoriali viaggiano intorno ai quattro-cinque mesi. In questo contesto, vedersi privare di 250 unità lavorative significa chiudere bottega. Non c’è alternativa!». Tra le soluzioni-tampone a cui la direzione sanitaria sta pensando, c’è quella di riciclare dipendenti che, per motivi per esempio di salute, anni addietro erano stati trasferiti in altri uffici con mansioni ben diverse. E c’è anche una bozza di Atto Aziendale (verrà illustrato nei prossimi giorni dal direttore generale Balestrino) che prevede una totale riorganizzazione della struttura, con accorpamenti di reparti, redistribuzione del personale e chiusura di servizi. Ma oltre al problema centrale della carenza di personale, medici e infermieri devono fare quotidianamente i conti spesso anche con la mancanza di materiale sanitario necessario per la cura di particolari patologie, come per esempio nella terapia del dolore dove si sono registrate diverse proteste. «Fino a che punto è possibile portare avanti una situazione tanto disastrata, continuare a vivere alla giornata? - si chiede Marcucci - Il personale è sottoposto ad un continuo stress psico-fisico, e prima o poi non sarà più in grado di garantire quel livello di assistenza che un ospedale che conta un bacino d’utenza di oltre 200.000 unità e il cui Pronto Soccorso effettua circa 90.000 prestazioni all’anno, deve assolutamente offrire».
domenica 6 maggio 2007
2.5.07
Comunicato Stampa PrecariAtesia 2/5/07
Per quanto l’approccio di questi due individui sia stato improntato alla cortesia, non sfugge a noi e ai due compagni coinvolti il carattere intimidatorio della vicenda.
Se i due individui sono effettivamente agenti del Ministero degli Interni ci chiediamo quali possano essere i termini di legge che consentono tali procedure intimidatorie nei confronti di liberi cittadini. Le idee politiche dei due compagni coinvolti sono pubbliche, la loro attività politica è, fra le masse, alla luce del sole ed è nota a tutti a cominciare dai servizi repressivi dello stato, come gli stessi individui hanno mostrato di sapere. Per questo motivo i compagni, e noi con loro, non ritengono che sia dovuta alcuna informazione rispetto alla loro attività politica.
Vogliamo con questo comunicato stampa denunciare il tentativo di intimidazione nei confronti dei compagni, tanto più che le note vicende Telecom/servizi di sicurezza hanno evidenziato che esistono connivenze tra apparati dello stato e soggetti privati, volte alla schedatura di massa.
Ci appelliamo a tutto il movimento, ai democratici ed alle democratiche perché vengano respinte eventuali provocazioni e montature ai danni di questi compagni che appartengono al movimento di massa.
CONFERENZA STAMPA
VENERDI’ 4 MAGGIO 2007 h 11:00
presso Palazzo Valentini Via IV Novembre 119/A SALA DELLA PROVINCIA “Placido Martini”
Organizzatori: Coordinamento lavoratrici e lavoratori Roma Ovest, RSU
Autorganizzati ACI Informatica, Collettivo PrecariAtesia, CSO "I Pò" di
Marino e "Macchia Rossa" Magliana, LRO "Gatto Selvaggio", Comitato Precari
Roma Est, Coordinamento delle Autonomie, Assemblea Coordinata e Continuativa contro la Precarietà, Confederazione Cobas.
Partecipanti: On. Giovanni Russo Spena, On. Paolo Cento
Roma, 2 maggio 2007
May Day Parade the day after
Sono le 21:25 di martedì sera e finalmente sono davanti al mio pc. Le gambe sono a pezzi e il mal di testa impera. Ma ne è valsa la pena. Torno adesso dalla May Day Parade, e torno a piedi perchè i mezzi non vanno, con un buon bottino di foto e con un'ottima impressione della manifestazione dei precari ormai giunta alla sua settima edizione. Il corteo di quest'anno è stato contraddistinto dalla presenza dei tarocchi, XXI carte con varie figure (l'imprenditore, il telfonista, la catena, ecc.) che rappresentano il mondo del lavoro precario. Durante la manifestazione l'occupazione principale dei presenti era quella di correre da un capo all'altro del corteo per racimolare le carte mancanti, se non le trovavano si buttavano nel baratto con gli altri manifestanti. Insomma una vera festa di piazza che oltre a portrare avanti le istanze dei precari pompa ottima musica a tutto volume e soprattutto tanta birra.
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Reggio Calabria: manifestazione dei precari davanti al Consiglio regionale
I precari della Regione manifestano davanti al Consiglio
Una cinquantina di lavoratori della Regione Toscana hanno manifestato davanti alla sede del Consiglio regionale nel momento in cui l'assemblea stava discutendo la proposta di legge sulla stabilizzazione dei precari. I manifestanti, con striscioni e volantini, hanno criticato il testo perché, secondo loro, risolve solo parazialmente il problema del precariato. L'iniziativa è organizzata da Rsu, Cgil, Cisl e Cobas. (ANSA).
Doppio corteo per la sicurezza e i precari
Nessun problema di ordine pubblico, ma alla Mayday sono apparse scritte pro-Br. Rosati: «Una giornata per ricordare le morti bianche»
Centomila persone, secondo gli organizzatori, hanno partecipato alla Mayday parade a Milano, la manifestazione-happening organizzata da sindacati autonomi, come la Cub, e centri sociali in nome di maggiori tutele per i lavoratori precari. Il corteo, arrivato alla settima edizione, si è svolto contemporaneamente in tredici città e si è concluso in piazza del Cannone. Una manifestazione allegra e ordinata, rovinata però da alcune scritte pro-Br comparse sui muri all'inizio e alla fine del percorso. In via De Amicis, non lontano dal punto di concentramento del corteo, è stato scritto in spray nero e firmato con una stella dello stesso colore «Solidarietà al Gramigna», il centro sociale di Padova coinvolto negli arresti di presunti brigatisti a febbraio. Nelle vicinanze sono state state affisse e distribuite copie di una lettera spedita dal carcere di Opera da Davide Bortolato, accusato di appartenere alle nuove Br. In piazza Castello è poi stato scritto in spray rosso «Milo, Marta, Orlando e Fede liberi» e, in nero, «Milo free», alludendo a persone arrestate. Sempre sugli stessi palazzi, firmato con falce e martello, «Fuori i compagni!» e «Liberi tutti!», scritto in rosso.
La Mayday dei precari d'assalto
2 maggio 2007
Centomila persone anche quest'anno hanno sfilato, ballato e cantato per le strade di Milano, urlando e protestando contro la condizione precaria del lavoro e della vita. Il carnevale milanese si ripete al grido di «Mayday!Mayday!» che, col passare degli anni, non è più un grido spaventato di aiuto, ma un urlo di consapevolezza e di voglia di cambiare. «Dai precari piagnoni del 2001 ai precari d'assalto del 2007!» urla un ragazzo dal carro. Ed è proprio così: precari sono e forse resteranno, ma la Mayday 2007 ha avuto una marcia in più rispetto agli scorsi anni, un miglioramento che l'accompagna di volta in volta.
C'è il signore che sfila sui trampoli, per dimostrare come si sente ogni giorno quando va al lavoro: traballante. C'è una signora con un cartello al collo che dice «scado il 3 maggio». C'è il tradizionale carro dei lavoratori autorganizzati del teatro alla Scala e dei precari dello spettacolo. E poi c'è il carro principale, quello a cui un pò più che ad altri è dedicata la Mayday di quest'anno: i giornalisti. Si denuncia il fatto che, ad esempio, nella holding che controlla il Corriere della sera, Rcs, tre quarti degli articoli provengano da giornalisti precari e senza contratto. Ma il vero grido d'allarme per l'informazione arriva dai freelance, che denunciano il loro malessere [«Informare e NON essere, questo è il freelance»], e dicono di sentirsi come prodotti sul banco di un supermarket, come fantasmi nel mondo del lavoro.
Anche quest'anno, non sono mancati i gadget: un mazzo di «Tarocchi della Precariomanzia», da raccogliere lungo il percorso del corteo, suddivisi in quattro livelli di difficoltà, il più difficile dei quali è il Tarocco XXI, Il Reddito.
Un altro carro si è fatto notare: quello dei cittadini che non vogliono più farsi chiamare immigrati. Persone di varie nazionalità hanno urlato di essere italiani, di sentirsi italiani e soprattutto di lavorare per l'Italia e per il suo benessere. Una sola richiesta, a gran voce: uguali leggi e uguali diritti. Sono arrabbiati e delusi dalle parole della sindaca Letizia Moratti, che nell'ultimo periodo non ha fatto molto più che parlare di «zone franche da sgomberare». Mai. Nemmeno per distinguere fra «buoni e cattivi», soprattutto quando parla di quella ChinaTown milanese che tanto ha sconvolto l'opinione pubblica in queste settimane. Ecco quindi che da un carro spunta un bimbo cinese che sorride, appena sotto di lui due bandiere: una cinese e una italiana. Sono queste le zone franche di cui tanto si ha paura?
Come ogni anno, dopo i carri e i gadget, sfilano immancabili «le polemiche per il futuro». Quest'anno arrivano da Onorio Rosati, segretario generale della Camera del lavoro di Milano, il quale ha fatto un appello affinché nel futuro si possa fare una sola manifestazione del primo maggio milanese e non due [quella dei sindacati al mattino e la Mayday al pomeriggio]. Non che nel corteo mancassero bandiere o sindacati [i Cub in prima linea], ma se si continua a trattare i precari come presenze oscure, che si manifestano per le strade in un pomeriggio assolato, e non si prova a parlare con loro direttamente, non dalle radio o dai giornali la mattina del primo maggio, forse per il corteo comune qualcuno non è ancora pronto...
Michela Chimenti [Precaria]