La tutela dell'ambiente, legata a quella della salute, è oggi avvertita come emergenza dalle persone e dalle comunità che vivono in presa diretta le conseguenze delle scelte politiche e di governo. Ovunque si parla di primavere troppo bizzarre, di un'estate che si profila terribile, dell'inquinamento che toglie il respiro. Le nostre istituzioni non sembrano essere oggi all'altezza. È evidente l'enorme difficoltà delle istituzioni pubbliche ambientali di garantire scelte affidabili, responsabili, trasparenti. Niente di strano, se si considera che gli anni passati hanno segnato lo smantellamento delle politiche ambientali in Italia.
Il nuovo governo ha imperniato il suo programma anche sui temi ambientali, ma ha fatto ben poco per rafforzare le istituzioni ambientali, che scontano la desertificazione fatta dalla precedente legislatura. Persiste un problema non più rinviabile, quello di affrontare la grande debolezza e la scarsa credibilità degli organi pubblici, sia nelle proposte che nei ruoli di garanzia e tutela dell'ambiente, dei cittadini, delle comunità.
Una delle piaghe di queste istituzioni è proprio la precarietà del personale che ci lavora, concretamente e quotidianamente, a difesa dell'interesse pubblico alla tutela ambientale: oltre il 50 per cento dei lavoratori del comparto ambientale sono precari. Al ministero dell'ambiente i precari sono 569 su circa 1100 dipendenti, all'Apat [agenzia per la protezione dell'ambientale e per i servizi tecnici] i precari sono 511 su 1129 dipendenti, all'Icram [istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare] addirittura i precari sono 239 su 300 lavoratori dipendenti.
La precarietà porta con sé il ricatto, l'infiacchimento delle funzioni pubbliche ambientali, l'assenza di prevenzione e controlli stabili e permanenti nel tempo. Le esigenze del paese richiederebbero una politica in campo ambientale lucida, forte, che non può certo contare di essere attuata per lo più da personale che ogni sei mesi o un anno si ritrova con il contratto in scadenza, schiacciato tra il peso dell'incertezza e il voler mantenere il lavoro anche a costo della dignità professionale.
La presenza dei lavoratori precari è diffusa in tutti i settori del comparto pubblico, e le conseguenze sono sempre gravi, sia in termini di tutela dei diritti dei lavoratori, sia nei termini di disagio sociale; ma nel caso del precariato del comparto ambientale il problema assume dunque un carattere di specificità e che riguarda l'interesse di tutti. Qui il precariato, che nasce negli anni del blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, si innesta in una escalation di indebolimento e deresponsabilizzazione delle istituzioni deputate alla salvaguardia e al risanamento dell'ambiente che richiederebbero analisi e interventi ben più incisivi per garantire diritti pubblici, continuamente messi alla prova da poteri e interessi ben più forti e, troppo spesso, privati.
Il legame tra precarietà del lavoro e capacità di svolgere funzioni pubbliche di garanzia per la tutela dell'ambiente è il tema centrale dell'incontro pubblico «Ambiente precario» organizzato dal circolo «Ambiente, territorio e beni comuni» di Sinistra europea giovedì 17 maggio alle 17 presso l'ex hotel Bologna. Hanno accettato di misurarsi sul tema parlamentari ed esponenti di centrosinistra impegnati da sempre sull'ambiente - Fulvia Bandoli, Loredana De Petris, Edo Ronchi, Tommaso Sodano - insieme a rappresentanti di Legambiente, Wwf e della Cgil. Concluderà i lavori Mirko Lombardi, responsabile nazionale ambiente di Rifondazione.
Sinistra europea
Nessun commento:
Posta un commento