Mauro Beschi*, 16 marzo 2007
Lavoro Senza una inversione di rotta, si aprirà un ampia azione di mobilitazione. Quella di fronte a noi non è solo la sacrosanta esigenza di riconoscere, con la stabilizzazione, diritti negati, ma, anche e soprattutto, una grande opportunità per di dare ruolo e credibilità allo "spazio pubblico" ed alla qualità economica e sociale del Paese
La prossima settimana riprende il confronto col Governo sulle politiche di lotta al precariato nelle Pubbliche amministrazioni.
Siamo in ritardo e la situazione si sta complicando nella contraddizione crescente tra impegni politici conclamati (il Memorandum firmato dal Governo assume come vincolo la scomparsa del precariato nell'ambito della legislatura) e la condivisione di concreti percorsi attuativi, sia sul fronte legislativo che contrattuale.
Una situazione che il Sindacato non tollererà a lungo e, senza una inversione di rotta, si aprirà un ampia azione di mobilitazione.
Quella di fronte a noi non è solo la sacrosanta esigenza di riconoscere, con la stabilizzazione, diritti negati, ma, anche e soprattutto, una grande opportunità per di dare ruolo e credibilità allo "spazio pubblico" ed alla qualità economica e sociale del Paese.
Per questo noi chiediamo al Governo di accelerare il confronto e di ricercare soluzioni che tengano insieme le disposizioni della Legge finanziaria e i contenuti nel Memorandum con l'obbiettivo di riqualificare e rafforzare la "missione pubblica" attraverso percorsi condivisi di intervento sulla organizzazione del servizio, sulla organizzazione del lavoro e su corrispondenti politiche di governo e valorizzazione delle risorse umane.
Vogliamo costruire una relazione certa e visibile tra finalità ed obiettivi delle Amministrazioni, politiche riorganizzative, politiche occupazionali, al cui interno costruire certi, anche se graduali, percorsi di stabilizzazione del personale precario, utilizzando anche il Fondo per la stabilizzazione (Legge Finanziaria) che ad oggi è sostanzialmente privo di copertura.
Ciò ci serve per avviare un processo di trasformazione partecipata che renda la Pubblica Amministrazione più vicina ai cittadini e in grado di tenere insieme una più forte capacità di garantire servizi di qualità e una maggiore difesa e salvaguardia dei diritti sociali e civili delle persone, a partire da quelle più deboli.
A questo fine è necessario costruire, da subito, una lettura condivisa delle strategie, degli strumenti da utilizzare, dell'esigibilità delle soluzioni per tutte le Pubbliche amministrazioni, delle risorse necessarie, anche con impegni che possono collocarsi su più anni.
Infine occorre evitare la confusione e le iniziative unilaterali e senza un sensato coordinamento, occorre cambiare passo, definire un orientamento generale, essere coerenti con gli impegni assunti, evitare di offrire la pessima impressione di ricercare solo gli interessi particolari, come appare dalle numerose richieste ( da parte di Regioni e Enti locali) di stabilizzare i "collaboratori politici", mentre ci si interessa poco delle decine di migliaia di lavoratori che in questi anni, da precari, hanno garantito il funzionamento del servizio pubblico e per questo oggi, giustamente, pretendono risposte credibili ed adeguate.
Caro ministro, con tutta la stima e la fiducia, se ci sei batti un colpo.
*Segretario Nazionale F.P. Cgil
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