Enna 26/03/07 - Li chiamavano, fino a mesi fa, “precari” o “contrattisti”, oppure con gli acronimi LSU, LPU che indicavano lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità. Chi e quanti erano? È presto detto. In questa provincia dei 175000 abitanti formavano un esercito di 1500 giovani (prima erano 2000) reclutati in tutti i modi in ragione di un sostegno a chi era nell’attesa d’un lavoro. Per dieci anni e più sono stati distaccati negli Enti pubblici, poco pagati e senza diritti primari.
Oggi, sono definiti “stabilizzati” essendo stati inseriti negli organici degli Enti Locali e della Regione con un contratto a tempo indeterminato. I più fortunati, si fa per dire, sono i 500 assegnati, con livelli retributivi bassi, agli uffici regionali per 36 ore di impiego settimanale. Meno favoriti dalla sorte sono i 1000 assorbiti dalla Provincia e dai Comuni, i quali hanno una paga mensile tra i 700 e gli 800 euro per 20 o 24 ore d’attività settimanale. Non si lagnano, anzi si sentono appagati perché il posto è assicurato e, prima o dopo, sarà a tempo pieno, così come per i colleghi regionali. L’attesa durerà altri cinque o dieci anni e s’avvicineranno ai 50 anni? Si sono imposti molta pazienza, poiché quel che conta alla fine per loro è il cosiddetto ventisette, per quanto misero è. Prima erano “precari”, oggi sono “stabilizzati” e domani avranno l’appellativo di “settecentisti o ottocentisti” per richiamare la loro misera situazione economica. Enna e Sicilia sono pure queste: anni ed anni per il diritto al lavoro pieno. Hanno aspettato e sperato, e i mille dei Comuni e della Provincia, che più non sono giovani, seguiteranno ad aspettare e sperare.
Come si manifesta tale condizione umana? Non hanno potuto e non potranno costruire un futuro certo, hanno avuto e avranno la necessità d’un sostegno economico, e non solo, dei familiari, solo in pochissimi hanno messo e metteranno su famiglia. Nei luoghi di lavoro, sia pur capaci e validi, sono stati e saranno considerati professionalmente inferiori. Hanno vissuto e vivranno con la testa di chi sa che la ruota della loro vita non gira per il verso giusto. Sono oramai ingessati in un anomalo status sociale ove il lavoro non appaga e non di certo è amato.
L’altra faccia della medaglia è quella dei Comuni e Provincia. Non hanno soldi, tuttavia dovranno tirare la cinghia col pericolo di ridursi a stipendifici. Anche
questo è un aspetto rilevante di una questione infinita e, guarda caso, solo ennese e siciliana.
Vincenzo Cimino
Inserita il 26/03/2007
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