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26.10.07

26-27 Ottobre Dal bisogno dell’emergenza abitativa… verso il sogno di una citta' dei diritti”

ImageDue anni or sono occupammo con le nostre tende e le nostre speranze i cortili dei palazzi abbandonati dell’IPAB San Michele. Si sapeva ancora poco del grande scandalo legato a “Lady Asl” e degli 80 milioni di euro rubati dalle casse della sanità laziale grazie alla grande truffa delle cliniche fantasma.
Dopo due anni, tante manifestazioni, picchetti antisgombero, notti in bianco, abbiamo occupato quei palazzi lasciati al degrado e alle ruberie e infine strappato uno straccio di diritto ad essere riconosciuti come emergenza abitativa… e da qui ripartiamo.
Siamo emergenza abitativa, lo dice la delibera del Comune di Roma n°110 del 2005, ma cosa significa e cosa significa nella testa di chi amministra la città e le sue trasformazioni garantire il diritto alla casa?
In questo quartiere si parla di cementificare con oltre 200.000 m3 di nuova edilizia residenziale privata sull’area dell’ex Fiera di Roma in aggiunta ai centri commerciali e alberghi di lusso che già sono stati realizzati. E questo per rimanere dentro la sola Tormarancia ma se attraversiamo la Colombo scopriamo che stanno creando il Campidoglio 2 nell’area degli ex mercati generali, sedi della Terza università su tutta via Ostiense, piscine per i mondiali di nuoto del 2009 e relative foresterie su quelli che ora sono campi di calcio e strutture pubbliche per lo sport.
Un nuovo processo come quello già avvenuto nel centro storico e che ha provocato l’espulsione, tra le altre cose, dei ceti popolari verso una periferia estrema, senza servizi e senza collegamenti.
Mentre nel frattempo i grandi costruttori (quei vari Coppola, Ricucci, Caltagirone…) si arricchiscono a dismisura trasformando le case e i palazzi di questa città in quelle che sono state definite “case di carta” per il fatto di essere ormai solo un prodotto finanziario.
Questo processo è indirizzato solo dalle logiche della speculazione e per questo la popolazione ne è esclusa, tagliata fuori.
Noi invece vogliamo partecipare, vogliamo innanzitutto che venga garantito un diritto ad essere informati su quali sono i progetti che stanno per calare sulle nostre teste. In secondo luogo vogliamo delle garanzie sulla città di domani: se è vero che oggi la precarietà abitativa caratterizza larghissime fasce di popolazione, quali sono gli strumenti che domani garantiranno quel diritto all’abitare che oggi a Roma è negato? Dai mutui a tasso variabile che strozzano i bilanci di famiglie sempre più precarie, agli affitti saliti del 150% in soli 10 anni, il mercato immobiliare romano dimostra di non essere in grado di garantire una CASA PER TUTTI/E!
I movimenti di lotta per la casa portano avanti da anni la battaglia per un rilancio dell’edilizia residenziale pubblica (E.R.P.) dal punto di vista degli investimenti e della qualità della vita.
Tra le proposte che le lotte hanno prodotto c’è quella dell’autorecupero, da anni divenuta legge regionale, che nasce dalla necessità di partire dai territori e valorizzare i beni immobiliari pubblici in esso presenti, abbandonati al degrado, che vengono ristrutturati e trasformati in case per chi non trova, e non può trovare, nel mercato dei mutui e degli affitti la soluzione.

Per questo invitiamo tutta la popolazione di quartiere a partecipare alla

ASSEMBLEA PUBBLICA
Venerdì 26 ottobre
Ore 17.30
presso l’occupazione abitativa di via del Casale de Merode, 6A

Parteciperanno:

Andrea Catarci Presidente XI Municipio
Gianluca Peciola Assessore alle Politiche Abitative, XI Municipio
Dante Pomponi Assessore per le Politiche per le Periferie ed il Lavoro del Comune di Roma

25.10.07

In piazza il 24/10 i precari del comune di Roma

Roma, 23 ott. (APCom) - Scendono in piazza mercoledi 24 ottobre i precari del Comune di Roma. Alle 13.30 di fronte al Campidoglio si svolgerà infatti una dimostrazione pubblica organizzata dai dipendenti precari del Comitato 10 Aprile.

Si tratta di 288 istruttori amministrativi provenienti dalla graduatoria del concorso pubblico del 1998, assunti con contratto a tempo determinato nel 2005, successivamente prorogato fino al maggio 2009.

"Scopo dell'iniziativa - rendono noto gli organizzatori in un comunicato - è la sensibilizzazione della Pubblica amministrazione, soprattutto del sindaco capitolino Walter Veltroni, al rispetto dell'accordo quadro per "la stabilizzazione del personale precario del Comune di Roma" siglato tra l'amministrazione comunale e le organizzazioni sindacali il 18 dicembre 2006.

24.4.07

Roma, nella Capitale un esercito di quasi 160 mila precari

(ECO) Roma, 24 apr (Velino) - Sono soprattutto donne, giovani e laureati i 126 mila lavoratori atipici della Capitale, che rappresentano l’11,6 per cento degli occupati romani. Questa la fotografia scattata dall’ufficio statistico del Comune, che ha rielaborato dati Istat e Isfol. L’indagine è riferita al 2005 e contenuta nella rivista periodica I numeri di Roma, statistiche per la città, presentata in Campidoglio dall’assessore capitolino al Bilancio, Marco Causi. Dai dati emerge che le persone fra i 15 e i 34 anni sono il 59 per cento del totale degli atipici, la componente femminile copre il 58 per cento e vi è una forte incidenza di laureati e diplomati (34 per cento). A quei 126 mila, però, bisogna aggiungere anche coloro che si trovano in una “fase intermittente”, avendo appena concluso un contratto temporaneo e in attesa di un’altra occupazione: un bacino che conta circa 33 mila unità. Il totale, quindi, dei precari a Roma è di 158 mila persone (33 per cento), esclusi quanti possiedono la partita Iva. Numero che è cresciuto quasi del 20 per cento rispetto al quinquienno 1996-2000, in cui i contratti non standard costituivano il 10,4 per cento del totale. I settori in cui prevale “l’atipico” sono i call center, ma anche il commercio e l’informatica. Non mancano i tecnici, i ricercatori, i restauratori e gli specialisti di marketing. Circa l’80 per cento degli atipici, svolge un lavoro autonomo su richiesta del committente. Questo significa che la flessibilità per la maggior parte dei precari non è una scelta, ma un obbligo. Inoltre, il sospetto che dietro i contratti di collaborazione si celi in molti casi un lavoro dipendente a tutti gli effetti, con una notevole convenienza per il datore di lavoro, è avvalorato dalle analisi delle modalità di svolgimento di queste forme di occupazione.

A Roma, infatti, il 67,8 per cento dei collaboratori svolge incarichi per un’unica società, il 53 per cento è tenuto a garantire la sua presenza nella sede di lavoro, il 64 per cento ha concordato un orario giornaliero con il datore di lavoro e quasi il 50 per cento ha visto rinnovato il suo contratto più di una volta. Tuttavia, il mercato del lavoro, nella Capitale, offre possibilità maggiori di stabilizzazione rispetto a ciò che accade nel resto del paese: negli ultimi cinque anni il 34 per cento dei lavoratori a tempo determinato ha mantenuto un contratto atipico, contro il 37 per cento nazionale. Lo stesso è avvenuto per il 30 per cento di lavoratori impiegati in altre forme di lavoro dipendente, contro il 39 per cento nazionale. La durata media di un contratto flessibile, a Roma e nel resto del paese, è di un anno: per i lavoratori a tempo determinato, tuttavia, la situazione romana è migliore, perché i contratti con durata più lunga, tra i due e i tre anni, sono quasi il doppio della media nazionale (15,2 per cento rispetto all’8,3 per cento). Dall’indagine emerge che nel complesso il 56 per cento di tutti i lavoratori atipici esprime un livello medio o basso di soddisfazione e il 66 per cento manifesta una esplicita insoddisfazione sulle condizioni di stabilità e sicurezza del proprio posto di lavoro. Al titolo di studio, inoltre, non corrisponde nemmeno una retribuzione proporzionale, dal momento che il 68,5 per cento dei lavoratori atipici con laurea o titoli superiori manifestano insoddisfazione per il reddito percepito. Parzialmente migliore appare la condizione retributiva dei lavoratori diplomati, che nel 50 per cento dei casi sono soddisfatti nel loro stipendio.

“Il mercato del lavoro – ha sottolineato Causi – ha vissuto negli ultimi anni un forte dinamismo, con un complessivo aumento degli occupati di 207 mila unità (+15 per cento). Ma questa evoluzione – ha continuato l’assessore – ha evidenziato anche le criticità dei moderni mercati: la principale è la sottile linea grigia che distingue la flessibilità dalla precarietà e che determina la possibilità per i giovani di seguire percorsi professionali che permettano una crescita umana, senza restare al margine delle garanzie e dei diritti dei lavoratori”. Causi, inoltre, si è soffermato sulle prime pagine della rivista, in cui sono contenuti diversi dati riferiti agli stranieri: “Dalla ricerca dell’ufficio statistica – ha detto l’assessore – emerge che nel periodo 2002-2006 gli extracomunitari sono aumentati di 64 mila unità, ma in tutto la crescita della città è stata di 23 mila persone. Questo significa – ha concluso – che se non ci fossero stati gli stranieri la popolazione a Roma sarebbe diminuita di 41 mila unità”.
(mic) 24 apr 14:37

26.2.07

Salvi i 20 precari del call center 060606, almeno sembra

Nel nome di San Precario
di Michela Bevere

21/02/2007

Non saranno licenziati i 20 lavoratori del call center del Comune di Roma 060606, che avevano scritto al sindaco Walter Veltroni, per chiedere di essere "salvati", in vista della scadenza del loro contratto il 31 marzo prossimo. Nella lettera (peraltro non firmata) ricordavano che il "Chiama Roma" è "un servizio stabile, e nonostante ciò non riconosce ai suoi lavoratori un ruolo stabile, perché non ci vediamo rinnovare scadenze sempre più brevi e strategiche, un contratto di lavoro che non dà stabilità, non riconosce i nostri diritti, non ci tutela". L'assessore capitolino alla Semplificazione, Mariella Gramaglia, ideatrice del call center, ha assicurato: "Riusciremo a sventare il licenziamento".

Dopo un rinnovo del contratto solo per 55 giorni, i precari dello 060606, che in tutto sono 200, hanno temuto il licenziamento, a causa della scadenza dell'appalto di Poste Italiane (che a sua volta ha dato incarico di reperire il personale alla società di somministrazione Inwork Italia S.p.A.). Secondo l'assessore Gramaglia "non mancano certo i fondi per il rinnovo del servizio, in bilancio sono stati stanziati 5 milioni e 900 mila euro, come basa d'asta per il nuovo bando di gara, nel quale prevederemo che la stabilizzazione dei lavoratori sia portata dal 60 all'80%".

Nonostante questo tentativo di riconoscere la professionalità dei lavoratori del call center 060606, sul fronte sindacale è in atto una vertenza per 20 lavoratori precari dei 50 già licenziati, portata avanti da Nidil-Cgil. "Noi sapevamo, tra l'altro, che tutti i lavoratori sarebbero stati assunti - ha spiegato Stefano Fusco della Nidil-Cgil Roma Sud - invece proprio all'indomani dell'approvazione dell'emendamento al bilancio, che aumenta la soglia di stabilizzazione, ad altri sette lavoratori non è stato rinnovato il contratto". Inoltre, Alberto Manzini, segretario di Roma e del Lazio Slc-Cgil ha aggiunto: "Se le cose non dovessero andare bene, siamo pronti ad intervenire di nuovo in difesa di ulteriori eventuali licenziamenti".

La stabilizzazione dei precari dello 060606 si intreccia, poi, con l'apertura dello 060607, il call center per le azienda collegate al Campidoglio, dal quale i cittadini potranno ricevere informazioni personalizzate (ad esempio, su multe e bollette). "In questo momento la questione è nelle mani dell'Assessore al Bilancio, Marco Causi, che sta trattando con le aziende per la centralizzazione del servizi - ha spiegato Mariella Gramaglia - ma soprattutto per definire come avverrà il coordinamento delle risposte ai cittadini. Una volta che saranno definiti questi aspetti partiremo con la gara d'appalto".

4.1.07

Alghero: Ufficio Protocollo ancora chiuso

Ufficio Protocollo ancora chiuso, riaprirà nei prossimi giorni
Muroni «Nessun disagio per l'utenza»
ALGHERO - Ancora in primo piano la situazione dei collaboratori a tempo. Con una nota stampa l´assessore al personale Antonello Muroni spiega la situazione dell´ufficio protocollo, rimasto chiuso in questi giorni. Resta invece in sospeso, in attesa delle direttiva dalla capitale, la questione dei precari. «La gran parte dei contratti di collaborazione aveva come scadenza il 31.12.2006. Nella fase in cui ci si trova, a cavallo delle festività, nessun servizio del Comune ha subito disagi, tranne l’Ufficio Protocollo che, in coincidenza con la scadenza del contratto del personale a collaborazione, ha registrato l’assenza del personale fisso per motivi di malattia. L’Amministrazione ha comunque attivato tutte le procedure per riprendere con regolarità il servizio e già dai prossimi giorni l’Ufficio protocollo riaprirà al pubblico. Va detto che tuttavia il servizio verso l’utenza viene ugualmente fornito nell’area di ricevimento del pubblico di Sant’Anna». La colpa dei disagi nei servizi e nella gestione del personale, secondo Muroni, è da ricercare nelle leggi del governo di Roma. «I problemi del personale a tempo sono generati dal Decreto Bersani - prosegue la nota - e dalle restrizioni che prevede per questo tipo di contratti, e l’Amministrazione, in attesa di conoscere le norme esplicative della Legge Finanziaria, ha provveduto ad affidarsi ad una agenzia di lavoro interinale. Questa soluzione, una delle poche offerte dal decreto, consente all’Amministrazione di avere il tempo di recepire la Finanziaria per poi procedere all’assunzione a tempo indeterminato, qualora la legge lo consenta, del personale a tempo». Evidentemente i sei mesi trascorsi dalla firma del Decreto Bersani (datata luglio 2006) non sono stati sufficienti, per l´amministrazione comunale, a preparare gli strumenti per evitare disagi ai cittadini e ai dipendenti precari. A questi ultimi, per ora, non resta che affidarsi alla Finanziaria 2006 approvata in dicembre, sperando che i tempi richiesti per recepire le direttive nazionali siano stavolta decisamente più brevi.

21.12.06

Roma: Salta il consiglio sul precariato

sotto accusa c'è la maggioranza
L'accordo sindacale raggiunto il 18 dicembre scontenta tutte le categorie del pubblico
EPOLIS
Emanuela Lancianese

■Alla fine, come nell’ultimo atto di Romeo e Giulietta, tutti ne escono sconfitti. La mancanza del numero legale alla seduta del Consiglio comunale di ieri, dedicato al precariato nel pubblico impiego, ha lasciato facce sgomente e un senso di pena tra i lavoratori: assistenti sociali, amministrativi, maestre d’asilo e non solo. Che aspettavano da basso un cenno dei consiglieri sulla discussione con un tema non da poco: le loro vite. Ma nessun cenno è arrivato, per mancanza del numero legale provocata dall'assenza ingiustificata dei consiglieri di maggioranza.
L’ACCORDO concluso il 18 dicembre da Cgil Fp, Cisl Fp e Fpl Uil, Csa Diccap, per la “stabilizzazione” dei lavoratori comunali a tempo determinato, e entro tre anni anche di quelli impiegati in servizi ad evidenza pubblica, oltre agli interinali con prestazioni di durata superiore ai 12 mesi, lascia di fatto l’amaro in bocca a molte categorie.
Maestre d’asilo che non sanno se e quante saranno incluse nella prima infornata di gennaio; assistenti sociali interinali, che l’ultimo concorso lo
hanno visto nel 2000 e nel frattempo operano nei municipi prendendo impegni a nome e per conto del Comune; i poliziotti municipali, sorpresi per l’esclusione dall’unico accordo di massima finora concluso. Tutti a caccia di un perché il numero legale sia di fatto mancato per “volontà” o meglio assenza della maggioranza. Solo 27 i consiglieri presenti. Stizza, palesemente mal dissimulata, trapela nelle parole e nelle espressioni degli stessi consiglieri della lista del sindaco Veltroni.
Mentre l’assessore alle risorse umane, Lucio d’Ubaldo, artefice del pre-accordo, allo scioglimento della seduta è uscito livido in volto. Lapidario Mirko Coratti, (Moderati per Veltroni), presidente del consiglio comunale: «È scandaloso che i consiglieri eletti non siano presenti.
Non si tratta solo di rispetto verso le istituzioni, ma verso i cittadini che li hanno votati. Soprattutto quando il consiglio è chiamato a discutere di
temi importanti come il lavoro». Gli stessi consiglieri di An, usciti dall’aula al momento dell’appello, hanno deciso con la loro assenza di non avallare il comportamento sibillino della maggioranza. I commenti non si sono fatti attendere: «Di maggioranza allo sbando», ha parlato Luca Malcotti (An), di «maggioranza irresponsabile», Vincenzo Piso (An).■



Roma■ «Oggi non parteciperò al Consiglio straordinario sul precariato
perché non credo sia questo il modo per rispondere alle loro giuste esigenze. Non è infatti con misure straordinarie, coi ‘bla, bla, bla’ o la demagogia
che si supera il disagio in cui vergognosamente vivono tante e tanti impiegati del Comune di Roma legati all’Amministrazione da un contratto di
precariato». Lo ha reso noto ieri, prima del consiglio, il capo gruppo della Rosa nel Pugno al comune Gianluca Quadrana. «Esistono – ha aggiunto Quadrana
- una commissione consiliare Lavoro e una commissione consiliare Personale che insieme ai capi gruppo di maggioranza e opposizione e agli assessori competenti, in primis quello delle Risorse Umane, Lucio D’Ubaldo, hanno tutta la legittimità e il potere per affrontare il tema con la stessa concretezza con la quale il Comune ha stabilizzato le figure professionali all’interno degli asili nido e delle scuole dell’infanzia».
Il leader della Rosa nel Pugno non si è fermato qui e ha rincarato la dose: «Credo – ha concluso Quadrana – che questo sia il percorso autentico e sincero per ridurre e superare il precariato all’interno dell’amministrazione
pubblica dando a questi lavoratori una certezza per il domani. Inoltre occorre riaffermare il valore delle professionalità interne all’amministrazione troppo spesso frustrate dal ricorso a consulenti esterni con un dispendio di risorse pubbliche che invece potrebbero e dovrebbero essere utilizzate per la formazione e l’aggiornamento del personale comunale». Nel pomeriggio il consiglio comunale non si è riunito, per mancanza del numero legale. Un'azione di “sabotaggio” dell'opposizione, che si è detta stanca di contribuire al normale andamento delle attività consiliari, quando i consiglieri della maggioranza non si presentano in Aula. Un sabotaggio che non ha frenato le polemiche.