Era il 20 settembre del 2006.
Il compagno ministro coi baffi, il buon Fabio Mussi, aveva passato l'estate non solo in vacanza, ma girando per l'Italia a visitare centri ed enti di ricerca pubblici e privati.
Aveva audacemente tuonato contro alcuni imprecisati enti ed università, ridotti a bordelli e auspicato che lo stipendio dei ricercatori venisse parificato al suo, o almeno a quello di un semplice parlamentare.
Ha resistito, eroico, agli attacchi dei ciellini e a quelli dei tassisti in sciopero.
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