L'hard discount europeo sul modello Wal Mart: prezzi stracciati alle spese dei dipendenti Ottanta ore a settimana in filiale, compresi i sabati e le domeniche. Lo scarico dei bancali, le pulizie, i turni iper-flessibili. Capi e cassiere spremuti al massimo, e i prezzi vanno giù. Il sindacato europeo e il blog di Beppe Grillo
Antonio Sciotto
«Non cuciamo i palloni e siamo tutti maggiorenni, ma sopportiamo soprusi e condizioni di lavoro non certo degne di un paese che ha la pretesa di far parte dell'Unione europea: il monte ore mensile, 16 ore al giorno per 28 giorni, è di 448 ore, per una base oraria di 3,48 euro». Sì, proprio 16 ore di lavoro al giorno: si conclude così la lettera di Emanuele D, un giovane quadro della Lidl, pubblicata nel luglio scorso sul blog di Beppe Grillo (beppegrillo.it) e che ha avuto una straordinaria «fortuna». Ben 2907 risposte alla data di ieri: tantissimi colleghi della Lidl, delle grandi catene di distribuzione e non solo, che condividono la stessa condizione di super-lavoro e precarietà. L'hard discount genere Wal Mart - prezzi stracciati e lavoro ai ritmi della schiavitù - ha ormai un solidissimo esponente europeo: si chiama Lidl, è figlio di una potente famiglia del land tedesco del Baden Wuettenberg, gli Schwarz, e si è diffuso a macchia d'olio in venti paesi europei. Tanto che, allo stato attuale, il colosso dei supermercati low cost conta 100 mila dipendenti e 6 mila punti vendita nel continente, dal Portogallo alla Polonia, dalla Finlandia all'Italia. Alla cassa stanno soprattutto le donne - con contratti part time e una retribuzione media mensile di 600 euro al mese. Per i posti di comando, i quadri e i dirigenti, la Lidl seleziona principalmente uomini, perlopiù laureati, che attraverso un durissimo training di 10 mesi vengono portati ad accettare la «filosofia del terrore»: il sottoposto lavora solo se lo maltratti, devi assicurarti che non rubi, e se protesta o si iscrive al sindacato devi fare di tutto per metterlo fuori.
Sarebbe però erroneo descrivere i quadri come «privilegiati»: è vero che guadagnano dai 1300 euro in su e hanno l'auto aziendale, ma sono proprio loro a essere «triturati» per primi dal sistema Lidl. Lavorano il doppio delle ore da contratto (70-80 ore settimanali, senza percepire per questo un doppio salario), sono costretti a scaricare i camion, fare le pulizie e sostituire le cassiere quando manca il personale. Contro gli abusi del «sistema Lidl», ormai collaudato e uniforme in tutta Europa, si è attivato il sindacato tedesco Ver.di, lanciando la «campagna internazionale Lidl». Nel 2004 è stato pubblicato il primo «Libro nero», con le storie dei lavoratori tedeschi. Quest'anno è uscito il «Libro nero europeo», con le vicende dei 20 paesi in cui l'hard discount si è diffuso, Italia compresa. Il manifesto si è recato a Berlino per raccontare la campagna Lidl, e nei prossimi numeri di questa inchiesta-reportage riferiremo dei lavoratori europei e della strategia sindacale dei Ver.di. Per questa prima puntata, abbiamo scelto di dialogare con i quadri e le cassiere italiane.
«Mangio, dormo o mi lavo?»
Prima di entrare in una filiale della Lidl, e parlare con i lavoratori, dobbiamo riferire dei recenti controlli avviati dall'ispettorato del lavoro su alcuni punti vendita: in particolare, gli ispettori si sono recati negli hard discount dell'area Piemonte-Liguria, dove hanno riscontrato - per quel che ci è dato sapere da alcune testimonianze dei lavoratori - irregolarità sulle liste presenza. Un punto non affatto secondario o di rilevanza solo formale: la Lidl, infatti, risparmia proprio sulla «presenza» dei lavoratori nei punti vendita. Nel senso che li mantiene quasi sempre sotto organico, obbligando i dipendenti di livello più alto e i quadri intermedi (capifiliale e capisettore) a lavorare molte più ore di quelle retribuite. Anche sulle cassiere si registrano casi di straordinari non retribuiti, ma i loro orari sono in genere più rigidi e gli abusi non sono abnormi come nel caso dei superiori. Piuttosto, le addette alla cassa subiscono un altro tipo di sopruso: i turni, che per il contratto del commercio dovrebbero essere fissi, vengono cambiati ogni due settimane o addirittura una; spesso anche di giorno in giorno. Così non puoi mai organizzarti la vita fuori dal negozio, né trovarti una seconda occupazione, devi essere sempre a disposizione: una sorta di «lavoro a chiamata».
La prima testimonianza ci viene da uno dei gradini più alti nella piramide Lidl, un quadro. Usiamo un nome di fantasia, Luca, per tutelarlo: ha lavorato 18 mesi per la Lidl, è stato licenziato e adesso è in causa per il reintegro. E' entrato nel gennaio 2005 come «caposettore» dopo una serie di colloqui, per occuparsi di 4 filiali nell'area torinese (ma a un certo punto ne ha avute anche 7 da seguire). Il suo ruolo avrebbe dovuto consistere nell'organizzare e monitorare il lavoro in tutte le filiali: «Al colloquio mi hanno detto che avrei lavorato 38 ore a settimana, ovvero il full time del contratto commercio. Ma subito misero le mani avanti: per il tuo ruolo di responsabilità - dissero - ti chiediamo comunque una "certa elasticità"». Mai Luca avrebbe potuto immaginare che quella «certa elasticità» si sarebbe trasformata in una totale dedizione (fisica e mentale) alla Lidl: orario di lavoro ininterrotto dalle 6,30 del mattino alle 22,30. Quasi sempre dal lunedì al sabato (invece dei cinque giorni da contratto), spesso anche la domenica, giornata dedicata all'inventario. Certo, lo stipendio è di 29 mila euro lordi l'anno, c'è l'auto aziendale, ma cosa te ne fai di un salario decente se non hai tempo per te stesso? E le mansioni? Fare tutto: dallo scaricare pesanti cassoni all'allestimento del banco frutta, dalle pulizie alla sostituzione cassa quando la cassiera finisce il turno. Moltiplicato per 4-5 locali, spesso distanti centinaia di chilometri l'uno dall'altro. Per i primi 6 mesi, in formazione, Luca viene affiancato a diversi capifiliale. «Lavoravano tutti molte più ore di quelle da contratto - racconta - ma nessuno aveva il coraggio di protestare».
Così Luca continua a lavorare circa 16 ore al giorno, spesso senza avere il tempo neppure di mangiare un panino: nei primi tre mesi perde 5 chili, vede 20 capisettore dimettersi «per disperazione». Le domeniche erano quasi sempre regalate all'azienda, tanto che una volta si è trovato a fare 20 giorni consecutivi senza uno di riposo. Spesso veniva svegliato dai capi nel cuore della notte, per improvvise assenze di capifiliale: da Genova doveva così spostarsi a Torino, fare lì l'intera giornata di lavoro, e tornare poi in nottata a Genova, per riprendere l'indomani all'alba. «Arrivato in albergo, ogni sera, mi dicevo: mangio, dormo o mi lavo?». Questi ritmi disumani non figurano affatto sulle liste presenze: i capisettore segnano la «p» di presenza per commesse e capifiliale (loro sottoposti), senza indicare le ore lavorate. Per i capisettore, come Luca, la lista presenze è in mano ai capiarea (superiori con circa una quarantina di negozi), e lui afferma di non averla mai controfirmata. Una notte Luca finisce al pronto soccorso, per il forte stress: gli consigliano di fermarsi perché quei ritmi (e ha solo 28 anni) possono avere serie conseguenze sulla sua salute. Non si ferma, ma sarà la Lidl a liberarsi di lui: per una risposta ritenuta «di insubordinazione» a un capoarea, riceverà di lì a poco la lettera di licenziamento.
Impari tutto al master Lidl
I ritmi disumani di lavoro, e il licenziamento finale, sono capitoli comuni alla storia di Emanuele D., l'ex caposettore Lidl che ha dato origine al blog di Grillo. C'è però una differenza di rilievo: la sua formazione, più recente, è avvenuta a Verona, dove i quadri e dirigenti Lidl frequentano un apposito master: «Lì - spiega Emanuele - ti fanno un lavaggio del cervello: ti spiegano che devi essere spietato con gli addetti vendita e le cassiere, e per tutto il corso della formazione in campo i superiori ti insultano e ti maltrattano, rimproverandoti continuamente per i risultati che non hai ottenuto. Il messaggio è semplice: ti tratto così, poi tu farai lo stesso con i sottoposti». I ritmi di lavoro vengono misurati con delle vere e proprie tabelle di produttività, dividendo il fatturato per le ore lavorate: chi si trova sotto i livelli minimi, deve prepararsi a un fuoco di fila di rimproveri e minacce. «Accade anche per le cassiere - spiega Felicita Magone, addetta vendita ad Albenga e delegata Cgil - Si divide l'incasso per le ore lavorate. Oltre a essere sempre sotto pressione, non possiamo programmarci la vita, o cercare un altro lavoro per integrare uno stipendio che si aggira sui 600 euro: l'orario ci viene comunicato ogni due settimane, e cambia sempre. In molte filiali gli orari cambiano ogni settimana». Le donne sono penalizzate: pochissime arrivano a diventare capofiliali, restano perlopiù al livello di cassiera. «Un capoaerea giustificò questa differenza di genere spiegando che "per una donna è complicato essere già pronta e truccata alle 6,30, quando deve aprire una filiale"», conclude Felicita.
Walter Canta, capofiliale veneto, come Luca ha fatto una bella «cura dimagrante» stile Lidl: in soli dieci mesi di lavoro ha perso ben 8 chili, passando da 66 a 58 chili di peso. Walter racconta più da vicino il lavoro del negozio, perché il capofiliale ha la responsabilità di un solo punto vendita. Anche lui ha fatto 80 ore in media a settimana, sabati e domeniche inclusi, con lo «straordinario» tutto compreso nei cento euro lordi di «superminimo» erogati ogni mese. Ha lasciato perché ha contratto un'infiammazione alle spalle, a causa della «sbancalatura»: lo scarico, a partire dall'alba, di cassoni pesanti dai 10 ai 20 chili. E' un lavoro quotidiano che tocca a tutti i capifiliale e assistenti, così come le infiammazioni alle spalle, molto diffuse. «Per pranzo avevo a stento il tempo di mangiare un cracker, prendendolo dalla tasca, mentre scaricavo - racconta - Contavano le volte che andavo in bagno, ma nessuno protestava: se sbagli ti insultano violentemente». «Non è stato facile lasciare un posto a tempo indeterminato - conclude - oggi 1300 euro al mese assicurati sono una chimera. Ma tra l'infiammazione alla spalla, lo stress e il clima da terrore non ho retto più».
(1. continua)
9 commenti:
Io faccio il venditore della zona del Friuli Venezia Giulia per una nota marca di attrezzature che vengono fornite a LIDL italia e quindi sono a contatto spesso con capifiliale LIDL quando esse vengono consegnate nel punto vendita(ben 2 sono ex compagni di scuola) e posso assicurare che : sì si lavora molto e ci sono spostamenti.. ma nessuno e dico nessuno lamenta di quanto scritto.Tra l'altro tra amici faccio spesso la domanda confidenziale di come tratta i propri sottoposti.La sua risposta e' anni luce lontana da quanto affermato e anzi proprio l'opposto.Tra l'altro viene anche affermato dal basso turn over. Alla fine dei conti anzi sono soddisfatti del loro lavoro e anzi vi diro' di piu (penso che questo lo puo' fare chiunque vada nei loro supermercati) verificate il grado di disponibilita'/cordialita'/stress dei semplici commessi..
Cio' scritto sul blog mi sembra una forte esagerazione e distorsione della realta'.
L'unica lamentela sollevabile penso rimanga circoscritta a tutti i lavori privati dove il dipendente e' precario,ha la paga non commisurata al potere d'acquisto e straordinari frequenti.
Fate nomi e mansioni,altrimenti NOI che VERAMENTE lavoriamo in Lidl siamo autorizzati a pensare che a scrivere è sempre la stessa,tapina segretaria di Arcole incaricata di difendere agi occhi del mondo 'immagine di questa pseudo-azienda!!!Raccontate invece di quando seuestrate i dipendenti in ufficio,li insultate a sangue e li costringete a firmare le dimissioni!!!
Fate nomi,mansioni e filiali!!solo così possiamo essere sicuri che a scrivere non è sempre la solita povera,tapina segretaria di Arcole,incaricata dai grandi capi di difendere la facciata Lidl!!tanto voi che la difendete non vi chiudono certo in un ufficio per estorcervi una lettera di dimissioni...almeno fino a che non gli dimostrate di avere un cervello pensante e di conoscere i vostri legittimi diritti!!!
Roma.
Io sono stato assunto dalla Lidl da poco, come Vice Direttore di filiale.Posso confermare tutte le lamentele predette,Posso confermare che da fuori non si capisce quanto effettivamente dentro il lavoro (in filiale) viene reso pesante.Vengono (e mi vengono) richieste molte più ore settimanali rispetto alle 38 ore di legge ed al superminimo pattuito; il ritmo è stressante e veloce; i consigli o rimproveri eventuali sono fatti con poco rispetto della persona.Non si possono fare pause neanche di un minuto.Mantengono il personale (addirittura il Sabato) in sottonumero rispetto al carico di lavoro.Mantengono un clima dittatoriale che di certo non giova le prestazioni dei lavoratori, che sono la vera risorsa della Lidl.Esistono carenze di gestione da parte della Direzione (come ad esempio l'antitaccheggio.Soldi spesi per mandare persone da terze società che non controllano i furti.E poi la Lidl contringe i propri lavoratori a venire anche di Domenica oltre l'orario settimanale per fare inventario o altre verifiche).Straordinario che effettivamente non è chiaro se è pagato.La rivelazione dell'orario delle presenze non è elettronico, e percui è affidato solo alla fiducia del Vice direttore, del Direttore di filiale o del Caposettore.Però spendono un fiume di soldi con pubblicità televisiva.Francamente sono molto perplesso...
Roma.
Io sono stato assunto dalla Lidl da poco, come Vice Direttore di filiale.Posso confermare tutte le lamentele predette,Posso confermare che da fuori non si capisce quanto effettivamente dentro il lavoro (in filiale) viene reso pesante.Vengono (e mi vengono) richieste molte più ore settimanali rispetto alle 38 ore di legge ed al superminimo pattuito; il ritmo è stressante e veloce; i consigli o rimproveri eventuali sono fatti con poco rispetto della persona.Non si possono fare pause neanche di un minuto.Mantengono il personale (addirittura il Sabato) in sottonumero rispetto al carico di lavoro.Mantengono un clima dittatoriale che di certo non giova le prestazioni dei lavoratori, che sono la vera risorsa della Lidl.Esistono carenze di gestione da parte della Direzione (come ad esempio l'antitaccheggio.Soldi spesi per mandare persone da terze società che non controllano i furti.E poi la Lidl contringe i propri lavoratori a venire anche di Domenica oltre l'orario settimanale per fare inventario o altre verifiche).Straordinario che effettivamente non è chiaro se è pagato.La rivelazione dell'orario delle presenze non è elettronico, e percui è affidato solo alla fiducia del Vice direttore, del Direttore di filiale o del Caposettore.Però spendono un fiume di soldi con pubblicità televisiva.Francamente sono molto perplesso...
Il post è vecchio ma volevo lasciare la mia esperienza, dato che su google è tra le prime pagine ad uscire.
Io lavoro in Lidl da qualche mese, lo stipendio, almeno per il mio ruolo, è buono. Ho un contratto di inserimento e da questo punto di vista non mi lamento, anzi è già tanto rispetto a quanto si vede in giro. Non faccio straordinari, è vietatissimo. Io lavoro in ufficio.
Però so come vengono trattati i miei superiori. E credo che se mi proponessero di avanzare di grado, ammesso che succeda, credo che non accetterei mai.
I miei superiori sono esauriti, spremuti fino al midollo. Di per sè non sarebbero neanche "cattivi", solo che gli insegnano ad essere così. Hanno paura a loro volta dei loro diretti responsabili, così appena noi comuni dipendenti sbagliamo...beh apriti cielo. Ti urlano delle parole e degli insulti che nemmeno mio padre sarebbe degno di dire...urlano talmente tanto che sembra gli venga da piangere dal nervoso, perchè vivono nel terrore di non compiacere l'"altro".
Dev'essere frustrante vivere così.
Nel mio ufficio si cerca di sfatare certe cose, ci sono i pasticcini sulla scrivania quasi tutti i giorni, ti dicono che puoi far pausa quando vuoi ma quando la fai ti tengono d'occhio peggio degli avvoltoi.
Ecco in fin dei conti io non mi trovo male, faccio il mio lavoro e basta. Ho la fortuna di essere abbastanza brava in quello che faccio e finora non mi è successo di essere presa di mira. Ma ho visto alcune mie colleghe tornare a casa piangendo...e non è bello star lì a guardare impotenti.
sono vale ,confermo le violenze quotidiane subite alla lidl, lavoro attualmente in una filiale dell'emilia (31-01-09)da ben 4 anni, 4 anni da incubo,oqni tanto chiedo al mio superiore di darmi una brandina cosi' non devo fare lo sforzo di tornare a casa x sole 7 o 8 ore di sonno.ps un commento x la ns direzione,fatevi un esame di coscienza,la ruota gira,odio i tedeschi fate schifo ma odio di piu' i dirigenti italiani che si piegano al loro volere.un augurio di tutto cuore a chi e'riuscito ad uscire dal tunnel lidl itali s.r.l.
Io lavoro alla "Spesa Intelligente" s.p.a. le cose ed i trattamenti sono analoghi,con tutte queste gerarchie "capo settore," "capo area,""ispettore,""capo negozio," "vice capo negozio," ed ognuno che per gradazione soffia sul collo dell'altro, per mantenere il controllo, di conseguenza i commessi, son quelli che son presi più di mira, ti cronometrano tutto, appena entri sembra che ti debbano attaccare il timer al sedere e viaaa..... alle cassiere ed a tutto il personale, anche se part time, vengono cambiati orari ogni settimana, (che poi cassiere non lo sono del tutto, in quanto alla spesa intelligente, tutti fanno tutto, all'infuori di dare ordini che quello aspetta solo al caponegozio)orario dicevo con circa 9 ore su 20, solo il sabato in orario continuato, senza pausa se non la chiedi, se timbri la mezz'ora poi la devi recuperare, assurdo.... ma i sindacati dove sono? I grandi tecnici ed ingegneri degli hard discount, leggono queste realtà hitleriane, oppure aprofittano che tanto con il mondo del lavoro com'è messo ora, pensano tanto se non c'è quello, c'è l'altro! Ma noi chi ci tutela? Signora Camusso la prego faccia qualcosa, che ci son troppi sopprusi!! Grazie!!
Sono la moglie di un ex dipendente LIdl Servizi Immobiliari di Pontedera, un Quadro responsabile tecnico, vi ha lavorato per quasi tre anni, posso confermare le cose peggiori sentite e scritte...da poco hanno licenziato anche un altro suo collega, espansionista a Pontedera, la politica aziendale di epurazione continua...
se volete dettagli contattatemi.
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