15.6.07

Per gli insegnati precari nuovo regolamento "Iniquo e penalizzante"

ROMA
«Iniquo e penalizzante». Così i Cip, Comitati Insegnanti Precari, definiscono il regolamento sulle supplenze dei docenti contestando le novità introdotte dal ministero della Pubblica Istruzione. Pur apprezzando la volontà di semplificare le modalità e i tempi per l’assegnazione delle nomine, spiega in una nota il Cip, si contesta sia la diminuzione del numero di istituti nei quali è possibile presentare le domande sia l’indicazione ai presidi di attribuire le ore disponibili al personale di ruolo.

Se l’informatizzazione del sistema e le apposite graduatorie per le supplenze brevi, finalmente, contribuiscono alla rapidità nel reperimento dei supplenti e alla trasparenza delle nomine, la contrazione del numero degli istituti (da 30 a 20) vanifica ogni beneficio, con grave pregiudizio per alunni e insegnanti precari. «L’attribuzione degli spezzoni fino a 6 ore, concesse come straordinario, ai docenti in ruolo a danno dei precari - afferma Gianfranco Pignatelli, presidente nazionale dei Cip - segna un’inaccettabile retromarcia rispetto ai provvedimenti varati solo un anno fa e dimostra, ancora una volta, con quanta contraddittorietà, approssimazione e stoltezza si governi la nostra scuola».

È noto a tutti, infatti, prosegue la nota «che un tale provvedimento, prima ancora di essere punitivo nei confronti dei diritti legittimi dei precari, costituisce un sensibile aggravio per la finanza pubblica, incentiva il cannibalismo professionale nella scuola ed incrementa il nepotismo col quale i dirigenti scolastici, spesso, gestiscono privatisticamente incarichi e risorse».

I Cip, inoltre, denunciano l’inqualificabile destrezza con la quale il ministero ha ritardato ad arte il varo del regolamento, a dimostrazione di quanto sia impresentabile. «Ne chiediamo - conclude Pignatelli - l’immediata modifica perchè manifestamente iniquo, illogico, dispendioso e inutilmente penalizzante per i precari e per la qualità del servizio da loro garantita alla scuola pubblica».

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