VENERDI’ 18 MAGGIO DALLE ORE 17,00
PRESSO LA
FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE DI ROMA TRE
VIA CHIABRERA – ANGOLO VIA
SILVIO D’AMICO (AULA D1)
La necessità di un rilancio finale della campagna in difesa della pensione pubblica e contro lo scippo del TFR, veicolando al massimo le nostre “parole d’ordine” con volantinaggi diffusi ed un’ultima iniziativa cittadina unitaria nel mese di Giugno, porta il Comitato a convocare una riunione cittadina aperta a tutti/e per il 18 maggio presso la TERZA UNIVERSITA’.
Il materiale di propaganda, gli ultimi manifesti, le guide alla compilazione dei moduli predisposti dal Ministero del Lavoro, la cui scadenza per il settore privato è indicata per il 30 giugno, sono disponibili presso la sede dell’USI AIT in Via Iside 12.
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15.5.07
Assemblea cittadina contro lo scippo del TFR
25.1.07
Tfr: Intervista a L... di Banca Intesa!
giovedì 25 gennaio 2007
Qual'è il futuro dei fondi pensione?
E chi lo sa.
Credi che noi sappiamo di preciso come vengono investiti quei soldi? Per noi significa, intanto, avere più liquidità. Più conti o posizioni aperte da gestire, e già questo produce un bel po’ di soldi per la banca. In pratica è come se si aprissero contemporaneamente migliaia di conti correnti.
In più tieni conto dei vincoli. E’ come per un mutuo, se tu lo vuoi chiudere sai quanto ti costa? E poi ci sono le fluttuazioni del mercato, che possono essere positive ma anche negative.
Di sicuro le banche premeranno sul governo per ottenere la liberalizzazione di quanti più settori possibile. Un po’ come è successo per altri settori. Gli effetti delle liberalizzazioni sono stati certo più concorrenza, ma l’utente finale non ha visto di certo scendere i costi dei servizi. Basta guardare cos’è successo per le assicurazioni o per la telefonia. In realtà, avere a disposizione questi soldi ora, per le banche significa avere più possibilità di intervento, più potere economico. E poi non dimentichiamo il costo del denaro e le sue variazioni ormai totalmente indipendenti dall’inflazione programmata, una cifra ridicola che non tiene conto del costo effettivo dei servizi più diffusi.
E come verranno fatti fruttare i TFR?
E chi lo sa? Cosa credi. Anche noi, che siamo interni e ci lavoriamo, abbiamo perso soldi nel passato. Io, per esempio, ho perso soldi con il crack dell’Argentina e con molte altre operazioni. Chi si fida più? Cosa pensi che siano stati gli ultimi scandali con Fazio, Ricucci, la Parmalat e la banca Popolare di Lodi. Un repulisti ad hoc. Bisogna tenere conto dei gruppi stranieri che già oggi intervengono pesantemente sul mercato italiano. Sono loro quelli più preparati a intervenire sulle pensioni visto che nei loro paesi, penso l’Inghilterra per esempio, le pensioni private sono aperte da anni e con buoni risultati. Poi c’è da tenere conto dell’aspetto dell’impossibilità reale per una persona comune di capire, di leggere al di là dei numeri quale sarà la sua pensione futura. Noi, detto per inteso, non abbiamo finalità sociali. Non siamo l’INPS e nemmeno le poste. Discorso diverso è quelli dei fondi chiusi, il vero business dei sindacati. Qua c’è il vero schifo. Loro godono di una grande fiducia da parte dei lavoratori e in più hanno una diffusione capillare di sportelli, servizi, patronati etc. I delegati ormai, anche qua in banca, cercano di vendere i fondi privati. Ci sono migliaia di esuberi con la fusione con San Paolo e loro fanno pubblicità per i fondi privati. Ti sembra normale? Dei venditori sindacali, non è male questa. Ma è la stessa cosa che è successa in Germania e Inghilterra. Ora anche qua siamo arrivati a questo punto.
Tu ti fideresti di un fondo chiuso?
Ma stai scherzando. Guarda cosa è successo con l’Euro, una perdita secca del potere di acquisto dei salari e un aumento generalizzato dei prezzi. Il tutto è avvenuto legalmente. Chiunque gioca in borsa sa che i rendimenti sono irrisori. E che nei prossimi 30 anni potrebbe succedere di tutto. Meglio investire i propri soldi da sè. Molto meglio fidarsi delle proprie piccole conoscenze ma sicure magari diversificando tra titoli di stato, obbligazioni libretti postali e conti correnti normali. E’ meglio, molto meglio fidarsi di se stessi che di altri. E’ quello che facciamo tutti qua in banca. Secondo lei io tengo i miei soldi nel conto corrente della banca? No e come me molti miei colleghi, nonostante abbiamo delle condizioni di favore.
Qual'è il futuro dei fondi pensione?
E chi lo sa.
Credi che noi sappiamo di preciso come vengono investiti quei soldi? Per noi significa, intanto, avere più liquidità. Più conti o posizioni aperte da gestire, e già questo produce un bel po’ di soldi per la banca. In pratica è come se si aprissero contemporaneamente migliaia di conti correnti.
In più tieni conto dei vincoli. E’ come per un mutuo, se tu lo vuoi chiudere sai quanto ti costa? E poi ci sono le fluttuazioni del mercato, che possono essere positive ma anche negative.
Di sicuro le banche premeranno sul governo per ottenere la liberalizzazione di quanti più settori possibile. Un po’ come è successo per altri settori. Gli effetti delle liberalizzazioni sono stati certo più concorrenza, ma l’utente finale non ha visto di certo scendere i costi dei servizi. Basta guardare cos’è successo per le assicurazioni o per la telefonia. In realtà, avere a disposizione questi soldi ora, per le banche significa avere più possibilità di intervento, più potere economico. E poi non dimentichiamo il costo del denaro e le sue variazioni ormai totalmente indipendenti dall’inflazione programmata, una cifra ridicola che non tiene conto del costo effettivo dei servizi più diffusi.
E come verranno fatti fruttare i TFR?
E chi lo sa? Cosa credi. Anche noi, che siamo interni e ci lavoriamo, abbiamo perso soldi nel passato. Io, per esempio, ho perso soldi con il crack dell’Argentina e con molte altre operazioni. Chi si fida più? Cosa pensi che siano stati gli ultimi scandali con Fazio, Ricucci, la Parmalat e la banca Popolare di Lodi. Un repulisti ad hoc. Bisogna tenere conto dei gruppi stranieri che già oggi intervengono pesantemente sul mercato italiano. Sono loro quelli più preparati a intervenire sulle pensioni visto che nei loro paesi, penso l’Inghilterra per esempio, le pensioni private sono aperte da anni e con buoni risultati. Poi c’è da tenere conto dell’aspetto dell’impossibilità reale per una persona comune di capire, di leggere al di là dei numeri quale sarà la sua pensione futura. Noi, detto per inteso, non abbiamo finalità sociali. Non siamo l’INPS e nemmeno le poste. Discorso diverso è quelli dei fondi chiusi, il vero business dei sindacati. Qua c’è il vero schifo. Loro godono di una grande fiducia da parte dei lavoratori e in più hanno una diffusione capillare di sportelli, servizi, patronati etc. I delegati ormai, anche qua in banca, cercano di vendere i fondi privati. Ci sono migliaia di esuberi con la fusione con San Paolo e loro fanno pubblicità per i fondi privati. Ti sembra normale? Dei venditori sindacali, non è male questa. Ma è la stessa cosa che è successa in Germania e Inghilterra. Ora anche qua siamo arrivati a questo punto.
Tu ti fideresti di un fondo chiuso?
Ma stai scherzando. Guarda cosa è successo con l’Euro, una perdita secca del potere di acquisto dei salari e un aumento generalizzato dei prezzi. Il tutto è avvenuto legalmente. Chiunque gioca in borsa sa che i rendimenti sono irrisori. E che nei prossimi 30 anni potrebbe succedere di tutto. Meglio investire i propri soldi da sè. Molto meglio fidarsi delle proprie piccole conoscenze ma sicure magari diversificando tra titoli di stato, obbligazioni libretti postali e conti correnti normali. E’ meglio, molto meglio fidarsi di se stessi che di altri. E’ quello che facciamo tutti qua in banca. Secondo lei io tengo i miei soldi nel conto corrente della banca? No e come me molti miei colleghi, nonostante abbiamo delle condizioni di favore.
18.1.07
Damiano in video chat su l'Unità.it: più stato sociale
Paola Zanca
d
Nella valigia del ministro Damiano in partenza per Caserta non ci sono accessori inutili o abiti di riserva, c´è un solo insostituibile pezzo forte: lo stato sociale. Cesare Damiano ha appena lasciato la redazione de L´Unità dove ha risposto alle domande dei lettori in videochat. Sessanta minuti per rilanciare la politica del governo in materia di lavoro e rispondere alle numerose sollecitazioni che sono arrivate al nostro sito. Sessanta minuti densi di proposte concrete per sedare i timori dei cittadini in materia di precarietà, pensioni, tfr e sicurezza sul lavoro. E per esprimere un desiderio: quello che giovedì sera, nel viaggio di ritorno dal conclave del centrosinistra, nella sua valigia ci siano rassicurazioni sul fatto che le entrate relative alla lotta all´evasione fiscale vengano destinate al welfare.
Ma quale welfare? Il ministro del Lavoro stila senza dubbi la sua agenda delle priorità. Primo, ripensare al sistema degli ammortizzatori sociali. Damiano non esita ad ammettere che la nostra spesa sociale in rapporto al Pil è decisamente troppo bassa, ma sottolinea anche i primi passi che il governo Prodi ha già compiuto, dalla riduzione del costo del lavoro per le aziende che stabilizzano i lavoratori precari al miglioramento delle tutele per maternità e malattia anche per gli atipici. «Noi siamo per la buona flessibilità – spiega Damiano – ma serve un patto tra le generazioni e un cambio di mentalità da parte delle aziende». La ricetta Damiano ha pochi ma precisi ingredienti, e pensa soprattutto ai giovani. L´idea è quella di un sussidio per i lavoratori discontinui, una sorta di reddito garantito nei periodi di non-lavoro, legato a un periodo di formazione obbligatorio: «Immagino un sistema attivo – precisa il ministro – finalizzato al reimpiego e non all´assistenzialismo». Lo stesso vale per gli over50, che devono avere la possibilità di accumulare contributi previdenziali anche nei periodi di inattività: «Bisogna poter sommare tutto – aggiunge ancora Damiano – riunire tutto ciò che si è versato nei diversi lavori che cambiano».
Buoni propositi anche sulle pensioni: se su Damiano grava la pensante eredità dello "scalone" del governo precedente – il divieto di pensionamento prima dei 60 anni – qualche alternativa c´è: «Eliminare lo "scalone" – ammette il ministro – ha un costo enorme, ma fare degli "scalini" potrebbe essere già una proposta più ragionevole. Io lavoro per questo: non credo che sia necessaria una riforma, penso che basti una manutenzione della riforma Dini, a cominciare da una rivalutazione delle pensioni, a partire da quelle più basse».
E per chi teme di dover affrontare il meritato riposo con in bocca il gusto amaro di un Tfr andato in fumo, Damiano dà la sua parola: «I fondi pensione sono sicuri, perchè i gestori non detengono la totalità del patrimonio, che è suddiviso anche con le banche e le assicurazioni. E poi c´è il controllo della Banca d´Italia, dell´Isvap, della Consob. Ogni lavoratore è libero di scegliere ciò che preferisce, resta il fatto che il fondo pensione ha un rendimento variabile, e per chi "rischia", può essere anche un investimento».
Dopo lo scandalo del Policlinico di Roma, c´è anche chi chiede a Damiano nuove norme sugli appalti negli ospedali e negli altri enti pubblici: «Con il ministro Di Pietro stiamo lavorando ad un nuovo codice degli appalti che vedrà la luce entro al fine del mese. Il costo delle esternalizzazioni dovrà garantire standard occupazionali e di sicurezza, altrimenti la concorrenza al ribasso provoca sfruttamento e rischi per la sicurezza.
Già, la sicurezza. Damiano racconta – ed è quasi un inedito – quanto il governo ha già fatto nella lotta alle morti bianche: «Nello scorso luglio, nel decreto Bersani abbiamo inserito un pacchetto sicurezza per il settore dell´edilizia: tutti i cantieri che a seguito di ispezioni verranno trovati con almeno il 20% di lavoratori in nero, verranno chiusi». E i risultati sono già scritti nero su bianco. Da settembre ad oggi, 423 cantieri hanno già i sigilli. E quasi 40 mila lavoratori sono venuti a galla dal buco nero dello sfruttamento. «È ancora poco – minimizza Damiano – ma la strada imboccata è quella giusta». Una strada che vede anche l´assunzione di molti nuovi ispettori da impegnare sul campo del controllo e che stabilisce anche nuove regole per le assunzioni: l´iscrizione a libro paga va notificata un giorno prima dell´effettivo inizio di lavoro, per evitare che, guarda caso, molte vittime di incidenti risultino assunte proprio nel giorno del decesso.
Pubblicato il: 11.01.07
d
Nella valigia del ministro Damiano in partenza per Caserta non ci sono accessori inutili o abiti di riserva, c´è un solo insostituibile pezzo forte: lo stato sociale. Cesare Damiano ha appena lasciato la redazione de L´Unità dove ha risposto alle domande dei lettori in videochat. Sessanta minuti per rilanciare la politica del governo in materia di lavoro e rispondere alle numerose sollecitazioni che sono arrivate al nostro sito. Sessanta minuti densi di proposte concrete per sedare i timori dei cittadini in materia di precarietà, pensioni, tfr e sicurezza sul lavoro. E per esprimere un desiderio: quello che giovedì sera, nel viaggio di ritorno dal conclave del centrosinistra, nella sua valigia ci siano rassicurazioni sul fatto che le entrate relative alla lotta all´evasione fiscale vengano destinate al welfare.
Ma quale welfare? Il ministro del Lavoro stila senza dubbi la sua agenda delle priorità. Primo, ripensare al sistema degli ammortizzatori sociali. Damiano non esita ad ammettere che la nostra spesa sociale in rapporto al Pil è decisamente troppo bassa, ma sottolinea anche i primi passi che il governo Prodi ha già compiuto, dalla riduzione del costo del lavoro per le aziende che stabilizzano i lavoratori precari al miglioramento delle tutele per maternità e malattia anche per gli atipici. «Noi siamo per la buona flessibilità – spiega Damiano – ma serve un patto tra le generazioni e un cambio di mentalità da parte delle aziende». La ricetta Damiano ha pochi ma precisi ingredienti, e pensa soprattutto ai giovani. L´idea è quella di un sussidio per i lavoratori discontinui, una sorta di reddito garantito nei periodi di non-lavoro, legato a un periodo di formazione obbligatorio: «Immagino un sistema attivo – precisa il ministro – finalizzato al reimpiego e non all´assistenzialismo». Lo stesso vale per gli over50, che devono avere la possibilità di accumulare contributi previdenziali anche nei periodi di inattività: «Bisogna poter sommare tutto – aggiunge ancora Damiano – riunire tutto ciò che si è versato nei diversi lavori che cambiano».
Buoni propositi anche sulle pensioni: se su Damiano grava la pensante eredità dello "scalone" del governo precedente – il divieto di pensionamento prima dei 60 anni – qualche alternativa c´è: «Eliminare lo "scalone" – ammette il ministro – ha un costo enorme, ma fare degli "scalini" potrebbe essere già una proposta più ragionevole. Io lavoro per questo: non credo che sia necessaria una riforma, penso che basti una manutenzione della riforma Dini, a cominciare da una rivalutazione delle pensioni, a partire da quelle più basse».
E per chi teme di dover affrontare il meritato riposo con in bocca il gusto amaro di un Tfr andato in fumo, Damiano dà la sua parola: «I fondi pensione sono sicuri, perchè i gestori non detengono la totalità del patrimonio, che è suddiviso anche con le banche e le assicurazioni. E poi c´è il controllo della Banca d´Italia, dell´Isvap, della Consob. Ogni lavoratore è libero di scegliere ciò che preferisce, resta il fatto che il fondo pensione ha un rendimento variabile, e per chi "rischia", può essere anche un investimento».
Dopo lo scandalo del Policlinico di Roma, c´è anche chi chiede a Damiano nuove norme sugli appalti negli ospedali e negli altri enti pubblici: «Con il ministro Di Pietro stiamo lavorando ad un nuovo codice degli appalti che vedrà la luce entro al fine del mese. Il costo delle esternalizzazioni dovrà garantire standard occupazionali e di sicurezza, altrimenti la concorrenza al ribasso provoca sfruttamento e rischi per la sicurezza.
Già, la sicurezza. Damiano racconta – ed è quasi un inedito – quanto il governo ha già fatto nella lotta alle morti bianche: «Nello scorso luglio, nel decreto Bersani abbiamo inserito un pacchetto sicurezza per il settore dell´edilizia: tutti i cantieri che a seguito di ispezioni verranno trovati con almeno il 20% di lavoratori in nero, verranno chiusi». E i risultati sono già scritti nero su bianco. Da settembre ad oggi, 423 cantieri hanno già i sigilli. E quasi 40 mila lavoratori sono venuti a galla dal buco nero dello sfruttamento. «È ancora poco – minimizza Damiano – ma la strada imboccata è quella giusta». Una strada che vede anche l´assunzione di molti nuovi ispettori da impegnare sul campo del controllo e che stabilisce anche nuove regole per le assunzioni: l´iscrizione a libro paga va notificata un giorno prima dell´effettivo inizio di lavoro, per evitare che, guarda caso, molte vittime di incidenti risultino assunte proprio nel giorno del decesso.
Pubblicato il: 11.01.07
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