26.2.07

Minacce ai lavoratori portuali di Genova protagonisti del film "De Mä"

di Mauro De Clemente
foto Pietro Orsatti
26/02/2007

"Un film non vale un posto di lavoro", con queste parole il regista Pietro Orsatti ha motivato la decisione di bloccare temporaneamente la presentazione del suo film-documentario De Mä, trasformazione o declino. Film-documentario sulla realtà del porto di Genova. Un anno di lavoro per costruire e intessere due linee narrative distinte e complementari: da un lato "le lotte, la fatica, i sogni, le aspettative" delle diverse generazioni di lavoratori portuali, vicende umane di nonni, padri e figli attraverso le loro dirette testimonianze; dall'altro una rigorosa inchiesta "sulla trasformazione della nostra società attraverso lo sguardo di una città simbolo", quale Genova, "centrale per la sua vocazione mercantile e produttiva". Un film scomodo per la realtà emersa. "Non solo la stagione eroica dei camalli genovesi è tramontata", quel tempo in cui gli scaricatori di navi del porto di Genova appartenevano alla potente corporazione della Compagnia dei Caravana e si parlava di "aristocrazia operaia", ma, come sottolinea il regista Orsatti, negli ultimi dieci anni nel capoluogo ligure si è formato anche "un intreccio pericoloso di precarietà, di discriminazioni, di degenerazioni politiche ed economiche e di mancanza di sicurezza sul lavoro".

I dati sulla difficile situazione lavorativa nel porto di Genova sono inconfutabili: 24 morti negli ultimi cinque anni e centinaia di incidenti ogni anno per i circa mille lavoratori della Compagnia Unica. Questi dati confermati e rafforzati dalle immagini e dalle testimonianze raccolte da Orsatti hanno scatenato numerose intimidazioni, indirizzate soprattutto verso i lavoratori più giovani e meno tutelati che con coraggio hanno parlato delle drammatiche condizioni in cui lavorano. E' il caso, ad esempio, di Franza, ultimo di tre generazioni di lavoratori nel porto di Genova e destinatario della scritta minatoria "Franza infame". "La cosa più grave", spiega il regista Orsatti, "è che queste minacce sono state fatte sul posto di lavoro da altri lavoratori e che le scritte sono comparse proprio nei locali della Compagnia Unica". "Addirittura una", continua il regista "è stata posta nello spazio della bacheca ufficiale alla Chiamata, praticamente nel luogo più conosciuto e frequentato di questa sorta di tempio della classe operaia genovese".

"Bruno Rossi, okkio al kranio", questa la seconda minaccia, scritta su un pilastro dei locali della Compagnia Unica. Anche Rossi, come Franza, è tra i protagonisti del film-documentario De Mä, trasformazione o declino. Bruno Rossi non è però un giovane lavoratore, ma un ex-lavoratore e "un sindacalista di lungo corso" che ha vissuto in prima linea le lotte degli anni Ottanta e Novanta per la tutela dell'occupazione contro la deregolamentazione totale e il liberismo selvaggio voluto dalla classe padronale. Franza e Rossi, nonostante le intimidazioni, hanno deciso di non tirarsi indietro. "Anzi", afferma Orsatti, "le minacce che stanno ricevendo, anche se gravissime, hanno rafforzato la loro convinzione di aver fatto la cosa giusta". Al contrario, su alcuni "lavoratori precari e non politicizzati", in maniera comprensibile, le pressioni e le minacce hanno avuto gioco facile, tanto ritirare la loro autorizzazione a comparire nel montaggio conclusivo del documentario. Questo il motivo che ha rallentato la lavorazione del film, ma Orsatti si è comunque dimostrato deciso a non abbandonare il progetto e, soprattutto, a non rimandarne la presentazione ufficiale prevista per il 16 marzo a Genova. "Se non riusciremo, visti i tempi ristretti, a presentare il nuovo montaggio", ha infatti affermato il regista, "proietteremo comunque le parti più significative". Con la speranza che le immagini di De Mä, trasformazione o declino diano parola a chi non ha parola e a chi non ha avuto modo di esprimerla.

Per saperne di più:
Sito del film De Mä, trasformazione o declino

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