dal manifesto di sabato 2 febbraio 2008
Sciopero nelle catene della distribuzione, da Auchan a Lidl. Contro i bassi salari, i contratti atipici e gli orari spezzati
Anna Maria Merlo
Parigi
Per la prima volta, i sindacati (Cgt, Cfdt e Fo) si sono uniti per organizzare una giornata di sciopero tra i dipendenti dei supermercati francesi. Secondo la Cgt, nell'80% dei grandi magazzini c'è stata mobilitazione. Il padronato parla solo di un 2%. Le condizioni di lavoro, assieme ai salari, sono la causa della protesta: il settore è il regno del part-time, dei contratti atipici. Quindi la protesta ha preso diverse forme: un'ora di sciopero, volantinaggio, brevi manifestazioni di fronte agli ipermercati. Per la Cgt, «il successo unitario mostra la giustezza delle rivendicazioni: aumento dei salari, difesa del riposo domenicale, occupazione». Anche i depositi della merce sono stati coinvolti nella giornata di protesta.
Bernard Thibault, segretario della Cgt, si è detto «soddisfatto» per essere riuscito a «unire gli sforzi di tre sindacati per mettere in evidenza la situazione sociale e salariale del personale della grande distribuzione», che sono «i più precari dei dipendenti del commercio».
Carrefour, Auchan, Casino, Picard, anche i discount Lidl e Ed, la protesta ha toccato tutti i grandi nomi, punto di forza dell'economia francese nel mondo. «La realtà dei salari è insostenibile, i datori di lavoro devono aumentare gli stipendi», dice Thibault. In Francia, 650 mila persone lavorano nella grande distribuzione. La grande maggioranza sono donne, le «cassiere», diventate il simbolo vivente dello sfruttamento dell'era post-moderna. Orari atipici, fino a sera, in luoghi lontanissimi dalla residenza personale (i «centri commerciali»), part-time non scelto (ma tempo di lavoro lunghissimo a causa di orari spezzettati, che impediscono di tornare a casa tra una tranche di lavoro e l'altra), lavoro nei giorni festivi, ambienti degradati (come ha messo in luce un anno fa un libro di una medica del lavoro, Dorothée Ramaut, Journal d'un médecin du travail, Le Cherche Midi ed.), difficoltà a sopportare manifestazioni di indifferenza se non di disprezzo da parte della clientela frettolosa. Per di più, le nuove tecnologie (casse automatiche, già in sperimentazione in vari ipermercati) minacciano l'occupazione in un prossimo futuro.
Il 37% dei 650 mila impiegati della grande distribuzione sono a part-time, e questa proporzione sale al 55% per le donne. Il primo stipendio - lordo - di una cassiera è di 16.600 euro l'anno. Dopo vent'anni di lavoro, hanno denunciato ieri molte cassiere, lo stipendio è intorno ai 900-1.000 euro al mese. Nel 2007, gli aumenti sono stati inferiori al 2% mentre l'inflazione corre più veloce. In una Francia dove il potere d'acquisto è diventata la prima preoccupazione, le cassiere si trovano in fondo alla scala sociale.
Il sindacato intanto ha ottenuto il rispetto della legge: pagare le pause (portate al 5% della remunerazione). Il padronato però punta i piedi contro le richieste di diminuire la percentuale di part-time. Ha solo concesso di partecipare a un «gruppo di lavoro». Per la Cgt, «a causa del fatto che questi bassi salari sono legati ad esonerazioni dei contributi, vuol dire che il padronato non ha nessun interesse a cambiare la situazione».
Un piccolo passo avanti potrebbe venire dalla nuova trattativa che il padronato ha accettato di aprire a partire dal mese di aprile: l'eguaglianza uomo-donna. «Se mettiamo tutti questi piccoli passi uno accanto all'altro - dicono a Force ouvrière - questo venerdì sarà considerata una giornata di mobilitazione storica». Ma l'incitamento agli straordinari (con sgravi sui contributi padronali) da un lato e la liberalizzazione dell'apertura la domenica, decise dal governo, rischiano di aggravare ancora la situazione.
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