28.3.06

Precari di Pisa, oggi il voto

dal Manifesto del 28 marzo 2006

I ricercatori chiedono un tavolo all'Ateneo. Con un referendum
ANTONIO SCIOTTO

Si apre oggi a Pisa, per chiudersi dopodomani, il primo referendum che vede coinvolti tutti i precari dell'Università: un'iniziativa importante e per il momento unica in Italia, che però il rettorato e l'alta dirigenza dell'Ateneo non hanno compreso. Con l'eccezione di diversi docenti, oltre 40, che nei giorni scorsi hanno diffuso un appello a sostegno delle votazioni: tra loro anche alcuni ordinari, come il filosofo Remo Bodei, e molti professori di materie scientifiche (Attardi, Barbera, Lazzeri, Tonelli, Turini, Zanelli), associati e ricercatori. Il referendum è organizzato su 7 quesiti e ha il fine di chiedere l'apertura di un tavolo di trattative sulle innumerevoli figure di contratti atipici presenti nell'Università: lavoratori che a vario titolo - assegnisti, borsisti, cocoprò, specializzandi - prestano la propria opera da anni, senza godere di diritti base quali la maternità, la malattia, i contributi pieni. Secondo i ricercatori precari che hanno indetto il referendum (www.precariunipi. unmondodi.it), le figure «sfruttate» e in molti casi utilizzate come tappabuchi alternativi ai «costosi» subordinati, sarebbero almeno 3 mila, a fronte di 1850 docenti di ruolo: sono compresi nella cifra, oltre a 1100 dottorandi, anche 900 specializzandi di medicina e 1538 collaboratori a progetto dichiarati dallo stesso Ateneo, alcuni di lunghezza annuale, altri attivati per poche settimane. E questo per stare alla sola ricerca e didattica, perché se guardiamo le pulizie e le portinerie potremo trovare servizi in larga parte esternalizzati alle cooperative, che specie nella custodia ricorrono a contratti di 3-6 mesi intervallati da periodi di non occupazione. Nell'amministrazione, servizi tecnici e biblioteche, infine, a fronte di circa 1500 fissi lavorano più di 900 tra tempi determinati e cocoprò, oltre a una ventina di interinali. Oggi si vota dalle 12 alle 17 presso il seggio della Sapienza, domani e dopodomani si vota rispettivamente dalle 9 alle 19 e dalle 9 alle 17, in diversi seggi: ad Agraria, Lettere, Ingegneria, Sapienza, Scuola Medica Santa Chiara e alla ex Marzotto. Basta esibire un documento di identità: nelle liste degli aventi diritto al voto sono inseriti coloro che prestano attualmente la loro attività di ricerca e/o di didattica in forme «non strutturate» e a tempo determinato presso l'Ateneo e/o che l'hanno prestata nel corso del 2005. Un'organizzazione che, come abbiamo detto, non ha trovato l'appoggio del Rettorato, a cui era stata chiesta l'agibilità e la pubblicazione nei siti ufficiali dell'Università. Al contrario, diversi prorettori sono usciti con dichiarazioni negative sulla stampa locale, affermando che solo i cococò (585 persone) e chi ha firmato un contratto di prestazione occasionale (150) possono essere compresi tra i ricercatori precari, o meglio tra le «figure non strutturate». Tutti gli altri - borsisti, dottorandi, specializzandi in medicina - sarebbero solo «personale in formazione». Oltre all'appello dei docenti di cui abbiamo riferito - i quali scrivono che «la situazione attuale è il risultato oltre che della miopia e dell'azione demolitrice del governo nazionale, anche della debolezza di iniziativa degli organi di governo dell'Ateneo» - si è aggiunta anche una mozione del Consiglio di facoltà di lettere e filosofia, che riconosce «piena legittimità alla consultazione referendaria ». Infine, la presidenza nazionale di Federspecializzandi, spiega che il referendum rispecchia le «rivendicazioni cha da alcuni anni affermano gli specializzandi, medici che si assumono spesso carichi di lavoro e responsabilità del personale strutturato ma che sono considerati ancora studenti in formazione privi di diritti quali le ferie, la maternità, la malattia, i contributi».

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