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24.4.07

La CUB Scuola organizza i ricorsi dei precari e delle precarie contro il mancato pagamento

Se un insegnante, a fronte del rendimento insufficiente di alcuni alunni, decidesse di punire tutta la classe vi sarebbe, per ottime ragioni, una rivolta degli studenti e dei genitori. In situazioni decisamente più gravi sembra non valere lo stesso criterio. Infatti, a fronte del non pagamento delle spettanze dovute a decine di migliaia di insegnanti precari che hanno coperto supplenze brevi, Tommaso Padoa-Schioppa, Ministro dell'economia e delle finanze, in occasione del “question time” durante la seduta della Camera del 18 marzo 2007 afferma serenamente che:
“per quanto riguarda le spese per supplenze brevi....le stesse sono state fissate dalla legge in 565 milioni di euro, a decorrere dall'anno 2006. Questo importo è stato ridotto di 25 milioni, a decorrere dal corrente anno, in applicazione della legge finanziaria per il 2007, che prevede l'obiettivo di ricondurre gli scostamenti più significativi delle assenze ai valori medi nazionali”.
In altri termini, se in una regione o in una scuola ci sono “scostamenti” dai “valori medi nazionali” si penalizzano tutti con buona pace dei diritti dei colleghi precari temporanei.
D'altro canto il Ministro insiste in maniera quantomeno singolare e dice ”Ci sono buone ragioni per avere dubbi sulla validità di questi scostamenti e ritenere, quindi, che un migliore controllo possa ridurre quelle assenze”.

A questo punto siamo di fronte ad un'attitudine surreale, “ci sono buone ragioni”, infatti, vuol dire tutto e nulla. Se l'amministrazione ha ragione di ritenere che vi sono dirigenti scolastici che assumono dei precari quando non ve n'è necessità è suo diritto e dovere sanzionarli. In ogni caso non si capisce, a meno di non spiegare questa scelta con la tradizionale abitudine di colpire i più deboli, cosa c'entri il diritto del personale della scuola a vedersi retribuito nei tempi normali il lavoro svolto.

La CUB Scuola sta organizzando i ricorsi dei precari e delle precarie contro il mancato pagamento e porrà la questione dei diritti dei precari come centrale nella vertenza per il contratto.
Crediamo infatti evidente che ad eguale lavoro si debba riconoscere eguale trattamento economico e normativo.
Se l'amministrazione non provvederà a breve a risolvere questa emergenza il sindacalismo di base organizzerà nuove forme di lotta sino allo sciopero degli scrutini.

Per la CUB Scuola
Il Coordinatore Nazionale
Cosimo Scarinzi

21.12.06

Mamma operaia chiede mezz'ora flessibile ma l'azienda è contraria e la licenzia

Una lavoratrice del cremasco chiedeva 30 minuti per riprendere la figlia a scuola
Era disposta a un taglio in busta paga o a recuperare. Il caso in tribunale
Mamma operaia chiede mezz'ora flessibile
ma l'azienda è contraria e la licenzia

MILANO - Aveva chiesto mezz'ora di lavoro flessibile per poter riprendere la figlia da scuola, ma l'azienda, la Ipc Faip di Vaiano Cremasco (Cremona), ha deciso di risolvere il problema più drasticamente, licenziandola. Raffaella, operaia di 40 anni, aveva fatto domanda per poter avere trenta minuti di flessibilità da utilizzare per accudire la sua bambina, ma dopo un lungo braccio di ferro è stata messa alla porta.

Fino a qualche settimana fa la donna, divorziata e senza altri redditi se non la sua paga di mille euro, per prelevare la figlia a scuola aveva sempre usato la pausa pranzo. Recentemente un accordo sindacale l'ha accorciata però di mezz'ora. La signora aveva chiesto quindi una deroga, con la disponibilità a recuperare la mezzora o a perdere la retribuzione. Ma niente da fare: dopo una serie di iniziative, e dopo gli scioperi di mezzora indetti dalla Flm Uniti-Cub per consentire alla lavoratrice di accudire la figlia, l'azienda ha deciso il licenziamento.

La decisione della Ipc Faip, azienda leader nella produzione di strumenti per la pulizia domestica e professionale ad acqua, è stato subito impugnata; la prima udienza davanti al giudice è fissata per il 9 gennaio a Crema.

(20 dicembre 2006)