29.5.08

Precari, sempre precari…

Se ne parla da così tanto tempo che qualcuno potrebbe essere indotto a pensare che i precari siano nati con la stessa Rai. Non è proprio così ma la situazione, dopo anni, è lontana dall’essere risolta.

Rimane in sospeso (chissà fino a quando) l’infinita questione dei precari Rai. Stiamo parlando di almeno 1.500 lavoratori dei quali la Tv di Stato ha bisogno per realizzare i suoi programmi, nonostante l’enorme “battaglione” di dipendenti a contratto, ben 13.000 circa. I rinnovi contrattuali dei precari Rai ora sono a rischio (ironia della sorte) a causa della nuova legge del Welfare che, tentando di regolarizzare proprio i precari, prevede che i lavoratori siano assunti a titolo definitivo dopo 36 mesi di contratti a termine. Dopo i 36 mesi può esserci solo un ultimo contratto a termine (con accordo delle parti), poi l’assunzione.

Secondo i calcoli effettuati, la Rai dovrebbe iniziare ad assumere, applicando la legge, da aprile 2009 all’incirca 1185 lavoratori tra quadri, impiegati e operai che hanno raggiunto i 36 mesi di contratto a termine. Altri 416 dovrebbero raggiungere la meta nella primavera del 2009.
Una situazione intricata e dall’esito incerto, perché a quel punto l’azienda tende a non rinnovare i contratti dei precari, per non doverli assumere, provocando ‘terrore’ in questi ultimi, che magari lavorano per la Rai (e lavorano sul serio) da molti anni. La Rai ha bisogno dei precari per realizzare quotidianamente i suoi programmi ma non può “permettersi di assumerli”, quindi tende al “congelamento” dei contratti o a dare spazio ad altri precari; del resto, senza questi lavoratori (e anche la loro esperienza’!) molti programmi sono a rischio (e questo nonostante le molte migliaia di dipendenti ricordate prima).

Un primo risultato è invece stato raggiunto per i giornalisti, che possono probabilmente contare su un sindacato più forte. La Rai in questo caso è addivenuta ad accordi impegnandosi ad assumere in via definitiva circa 160 redattori che fino ad ora hanno avuto contratti a termine; ma le assunzioni saranno graduali e si concluderanno nel 2013. Nel frattempo i 160 avranno ancora dei contratti a termine.

Per gli altri precari, nonostante l’incontro dei rappresentanti Rai con i sindacati la soluzione è ancora in stallo. Se ne riparlerà a breve.

13.5.08

La rivolta dei concorrenti dei reality

È iniziato tutto in Francia, dove lo scorso febbraio 3 ex partecipanti a Temptation Island – uno dei tanti reality show che deliziano gli amanti del genere – hanno fatto causa a Glem, il produttore dello show televisivo, sussidiario del broadcaster televisivo francese TF1.

Ad animare i concorrenti sono state le pessime condizioni di lavoro cui sono stati costretti durante lo spettacolo, spesso obbligati a bere alcolici per amplificare reazioni e comportamenti, privati del sonno e forzati a “stare in scena” 24 ore su 24, in nome del reality e senza retribuzione. I protagonisti di Temptation Island hanno chiesto al tribunale di essere considerati come veri dipendenti, e come tali di poter ricevere uno stipendio per il lavoro svolto. E la corte ha dato loro ragione, stabilendo che Glem paghi gli arretrati per la loro prestazione, corrispondenti a circa 27 mila euro.

Ovviamente la società ha fatto ricorso in appello, ma l’iniziativa dei 3 concorrenti è stata seguita da altri concorrenti di vari reality francesi - oltre un centinaio – che si sono rivolti al medesimo avvocato per rivendicare gli stessi diritti. A quanto pare il caso sta avendo ripercussioni anche a livello internazionale, dal momento che l’ufficio legale che segue le varie cause è stato contattato da avvocati americani, tedeschi e anche italiani, interessati a difendere questa nuova categoria di lavoratori anche nel proprio Paese.

Un portavoce di Endemol (produttore, tra gli altri, del Grande Fratello) ha commentato dicendo che in fin dei conti si tratta di un gioco, e che chi partecipa accetta di mettere in piazza la propria vita sperando di vincere ma sapendo di poter perdere. Perché mai si lamentano dunque?

12.5.08

Cepu, i precari si ribellano


10-05-2008

Antonio Sciotto

Li potremmo prendere a paradigma degli sfruttari italiani, almeno di quelli che hanno passato anni a studiare: alta scolarizzazione, contratto cocoprò, retribuzione di pochi euro l'ora, zero diritti e tutele, mentre intanto il padrone di Cepu e Grandi Scuole - gli istituti che ti promettono la promozione assicurata - macina lauti profitti. I due marchi - molto pubblicizzati, conosciuti in passato anche per gli spot di Alex Del Piero - sono stati fondati da Francesco Polidori: nel 1969 aveva dato vita alla Marcon - casa editrice di materiale didattico per il recupero degli anni scolastici - evolutasi poi in Grandi Scuole nel 1986, a cui nel 1991 si affiancò la Cepu (e tra l'altro nel 1995 il gruppo acquisì la storica Scuola Radio Elettra di Torino). Ebbene, oggi l'azienda di Polidori macina 120 milioni di fatturato annui, ha 120 sedi e 3200 collaboratori a servizio.
Tutti lavoratori super-sfruttati, ovviamente: rigorosamente cocoprò (tranne le receptionist, a termine rinnovate ogni anno, con pause di qualche mese), guadagnano circa 11 euro l'ora, ma la «tariffa» riconosciuta per la prestazione è variabile; cambia a seconda delle città, o della materia che insegni (quelle scientifiche, tipo matematica o fisica, possono arrivare anche a 15 euro). Il recupero di Grandi Scuole - riservato agli istituti superiori - vede corsi con 4-7 studenti per classe, tutti tenuti in sede: ma se gli studenti non si presentano, l'ora non ti viene retribuita; lo stesso quando sei malato, e pure da giugno a settembre, quando la scuola è chiusa, e con essa il tuo contratto.
La Cepu, che opera con gli universitari, invece offre lezioni individuali, e il meccanismo di pagamento è più «perverso»: un pacchetto di ore per la preparazione all'esame ti viene retribuito 310 euro in tutto, che però ti vengono erogati a tranches (il 40% in ogni caso; il 30% se l'allievo si presenta all'esame; il restante 30% solo se viene promosso; altrimenti, per guadagnarti quel «maledetto» 30%, devi continuare a prepararlo, e lavorare altre ore gratis).
A spiegarci le condizioni di lavoro degli insegnanti iper-precari è Simone Vecchi, Nidil Cgil di Bologna, che ha organizzato il primo sciopero Cepu in Italia, limitato per il momento alla sola provincia emiliana. «I lavoratori si sono rivolti a noi perché erano stremati dallo sfruttamento - spiega - A questo punto abbiamo risposto: muoviamoci perché siate regolarizzati, non facciamo una lotta solo per passare da 11 a 13 euro l'ora». Tra l'altro, proprio a Bologna, in una vertenza autorganizzata i precari avevano già ottenuto la retribuzione delle ore non lavorate per il fatto che gli studenti non si presentavano. «Se si è compatti, i risultati si ottengono», conclude Vecchi. E dal sito iprecaridicepu.net, i lavoratori ipotizzano già uno stop nazionale.