23.8.06

Reintegrato lavoratore alla Fiat Auto Pomigliano

FIAT, ILVA, PADRONI DI FINE 800, CONTINUANO I LICENZIAMENTI ILLEGGITIMI
In Fiat Auto, a fine giugno, ad otto lavoratori, viene impedito l’ingresso in fabbrica dalla vigilanza, e il personale comunica loro il licenziamento.
Contemporaneamente la Fiat notifica alle organizzazioni sindacali, preoccupazioni per il futuro produttivo dello stabilimento, causa, scarsa qualità del prodotto, alta microconflittualità, forte assenteismo, (malattie anomale).
La CUB FLMUniti impugna i licenziamenti, ritenendoli antisindacali e illegittimi, la prima udienza dopo due mesi, il P.M. ordina alla Fiat, il reintegro del lavoratore Narciso Pasquale, candidato alle ultime elezioni RSU Fiat Auto nelle liste della CUB, e licenziato pochi giorni prima del rinnovo.
Una sentenza che conferma la volontà punitiva della Fiat, pensare di intimidire i lavoratori, ridurre loro i diritti e trasformare la fabbrica in una caserma è un’intenzione a cui la FIAT e i PADRONI, non hanno mai rinunciato.
Nel contempo a Taranto, “TRE LAVORATORI licenziati per eccesso d'infortuni Dall'Ilva, campione dell'insicurezza”.
Qualche mese fa Pietro De Biasi, responsabile delle relazioni industriali, aveva convocato una conferenza stampa apposta per sostenere che «più del 30% degli infortuni che si verificano all'Ilva di Taranto sono anomali».
Anomali nel senso di fasulli, aveva fatto intendere, inventati per mascherare l'assenteismo.
La logica è la stessa, secondo cui la «colpa» degli infortuni, la malattia, la scarsa qualità è sempre ed esclusivamente della disattenzione e dell'imperizia dei lavoratori.
C'è una palese contraddizione tra non rispettare le norme di sicurezza e inventarsi un infortunio per starsene a casa a poltrire.
I licenziati, secondo le aziende, avrebbero fatto entrambe le cose.
Perchè l'azienda non ha contestato volta a volta le presunte irregolarità?
Tutti hanno capito che l’azienda ne colpisce pochi per ammaestrarne 13 mila.
L’intenzione è di trasformare le fabbriche in una caserma dove vige lo stato di polizia.
E' un comportamento antisindacale, un'inquietante scenario da fabbrica di fine Ottocento.

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