5.2.09

Reddito minimo garantito: inizia una nuova stagione

05/02/2009 - Lazio - Maggiori tutele per precari e disoccupati
La legge che abbiamo ieri portato in aula, – dichiara Peppe Mariani, Presidente della Commissione Lavoro e Politiche Sociali della Regione Lazio – costituisce un passaggio importante nella direzione di una nuova idea per le tutele e le garanzie sociali. Ma soprattutto segna un punto di svolta per il governo regionale e per questa maggioranza nelle politiche del Welfare. Di fronte ad uno scenario di grande preoccupazione e insicurezza, sotto la scure della crisi economica e dei licenziamenti di massa, questa legge può rappresentare in prospettiva una risposta a quelle richieste di tutela a cui i tradizionali ed oramai inefficaci ammortizzatori sociali non riescono più a far fronte nel nostro paese. Su questo le risposte del Governo nazionale sono state a dir poco insufficienti. La "social card" infatti, rappresenta più una trovata pubblicitaria che quell'intervento strutturale di riforma degli ammortizzatori sociali che avrebbe dovuto provare a metterli, per una volta, al passo con gli standard dei moderni paesi europei.
È quindi molto importante – prosegue Mariani – che sia la Regione Lazio ad intervenire in modo coraggioso in questo conteso. E lo fa con una legge frutto di un lunghissimo percorso di partecipazione con le parti sociali e politiche. L'istituzione nella nostra Regione del Reddito minimo garantito introduce infatti uno strumento in grado di sostenere i redditi di disoccupati e precari. A questi viene corrisposto un sussidio di 5400 euro annui (in forma piena per disoccupati e inoccupati e in misura ridotta per i precari) che abbiano percepito nell'anno precedente alla richiesta del sussidio non più di 7500 euro. L'intervento si compone poi di una serie servizi e di agevolazioni (sull'affitto, sui trasporti, sulle utenze) che i Comuni potranno erogare in relazione alle disponibilità finanziarie, cui contribuirà un apposito fondo regionale, e alle necessità del territorio e della popolazione. Purtroppo il finanziamento della legge, 30 milioni di euro distribuiti in tre anni, è ancora troppo esiguo: è quindi fondamentale che ci sia un impegno da parte della Giunta e della maggioranza affinché nel prossimo assestamento di bilancio venga rifinanziato in modo consistente per consentire al maggior numero possibile di persone di poter usufruire di questo provvedimento.
Il rischio di esclusione sociale nel nostro territorio è oggi più che mai alto, – conclude Mariani – il vertiginoso aumento del costo della vita unito a alla contrazione dei salari rischia di impoverire fasce sempre più ampie di popolazione, chi oggi perde lavoro o chi è occupato in modo precario non ha strumenti per poter, da solo, fronteggiare il carovita. In questo contesto vanno ripensati radicalmente gli strumenti di sostegno ai redditi così come in generale vanno rafforzate le politiche sociali e terminato il processo di stabilizzazione dei precari regionali. È solo a partire da una risposta seria e tempestiva a questi problemi che le istituzione potranno riconquistare la fiducia dei cittadini.
La politica deve saper “volare alto” e superare l’emergenze con misure di sistema. Il reddito minimo rappresenta proprio questo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un disastro umano per milioni di giovani lavoratori
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Repubblica di oggi, un giornale che ha sostenuto con pervicacia la linea della cosidetta "modernizzazione" dei rapporti di lavoro attraverso i precari privi dei diritti dei lavoratori "tipici"
si accorge dell'enormità del disastro sociale che si è creato e vi dedica una attenzione che non dovrebbe sfuggire ai sindacati, ai politici, a quei settori della sinistra che si sono fatti infinocchiare
dall'idea di una serie di opzioni lavorative assai attraenti messe una dietro l'altro e tra queste una rete di protezione.
Naturalmente la realtà è assai più squallida e tetra per i precari. Vengono assunti in genere di tre mesi in tre mesi e magari sempre dalla stessa azienda dal momento che la condizione di precario è assai più conveniente per questa. Alcuni addirittura di settimana in settimana esclusi i festivi. La media delle retribuzioni dei precari credo non superi i seicento euro al mese . Diritti quasi inesistenti. Una intera generazione è stata umiliata
Gli studi fatti spesso con tanta passione sono diventati carta straccia. La laurea che rappresentava il passaporto di ingresso non solo verso le professioni ma anche per un lavoro ed una vita sicuri è diventata inutile dal momento che, come spiega benissimo Vandana Shiva, oggi il padrone non si accontenta della tua forza lavoro ma vuole l'essenza di ciò che sei per farne ciò che vuole. Si è voluto diffondere la falsa ideologia della continua trasformazione della economia che comporta una mobilità lavorativa senza fine.
La responsabilità di quanto è accaduto e delle sofferenze sociali che si sono create si deve una una corrente giuslavorista che va da Treu e Sacconi da D'Antoni a Biagi da Boeri a Ichino a Cazzola. corrente che si può assimiliare ai monetaristi nella politica economica. Come i monetaristi hanno provocato disastri fino alla crisi planetaria sostenendo la libertà assoluta del mercato e dello imprenditore, cosi i giuslavoristi che ho citato hanno provocato un enorme distrastro umano e sociale condannato alla miseria da quattro a cinque milioni di giovani e non hanno arrecato alcun beneficio al sistema paese dal momento che le aziende si dichiarano in crisi e chiedono nuovi aiuti che verranno dati da questo governo senza condizioni.Non è vero che il lavoro precario ha creato nuovi posti di lavoro. Ha trasformato il lavoro stabile in lavoro insicuro,a termine, ricattato. La Cisl e l'Uil sono complici della prima ora della legge trenta.
Gravi sono le responsabilità della CGIL che, dopo essersi pronunziata prima con Cofferati e poi con Epifani contro la legge Biagi alla fine ha smesso di combatterla e con gli accordi di welfare dello anno scorso l'ha addirittura rafforzata. Gravi sono le responsabilità del PD che ha dentro di se da treu a Letta a Damiano a Ichino e naturalmente Colaninno e Calearo.
Ma tutto continua ad andare come decide la Confindustria . Tutti gli scioperi indetti dalla CGIL non si pongono il problema di abolire la legge trenta e si limitano a chiedere un poco di elemosina che non sarà maggiore della socialcard e non per tutti i precari.
Pietro Ancona
già membro dell'esecutivo cgil
già membro del cnel
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it